Tra i mezzi che stanno aiutando l’Ucraina a resistere all’invasione russa vi sono anche i droni Bayraktar TB2. Di fabbricazione turca si stanno rivelando un asset efficace per contrastare e rallentare l’avanzata delle forze russe, sebbene non si possano considerare fattore “game changer”, almeno per il momento. “L’Ucraina li sta utilizzando con successo – ha detto ad “Agenzia Nova” Federico Borsari, visiting fellow presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr) e NATO 2030 Global Fellow – soprattutto per distruggere convogli logistici e interrompere le linee di rifornimento russe, ma anche per colpire bersagli di opportunità e raccogliere intelligence sui movimenti del nemico.
Questo conferma l’efficacia di questi sistemi, che volano a velocità ridotta (circa 200 chilometri orari), anche in uno spazio aereo “conteso”, dato che la Russia ha schierato sistemi di difesa aerei mobili a medio raggio come i Buk M1 e Tor-M2 che avrebbero dovuto contrastare i droni e sono invece stati distrutti proprio da questi ultimi”.
Ad ora l’impiego dei droni è rivolto principalmente contro sistemi di difesa aerea, come i Buk, oppure contro i mezzi logistici dell’Esercito russo tra cui le autobotti di combustibile. Il Bayraktar TB2 ha un’apertura alare di 12 metri, pesa 650 chili e ha un’autonomia operativa di oltre 24 ore imbarcando due missili UMTAS da 38 chili concepiti inizialmente per equipaggiare l’elicottero d’attacco T-129K, versione turca dell’italiano Mangusta.
Il Bayraktar TB2 è tecnicamente un UCAV, acronimo di “unmanned combat aerial vehicle”, ovvero veicolo aereo da combattimento senza pilota, comunemente conosciuto col termine di drone. Essendo un mezzo senza pilota, viene controllato da remoto da un centro di comando, dove operatori addestrati lo manovrano e ne gestiscono gli armamenti attraverso joystick e monitor.
Sui quattro piloni installati sotto le ali il Bayraktar TB2 può montare diverse tipologie di missili e razzi, tra i quali il sistema missilistico anticarro a lungo raggio L-UMTAS; le munizioni a guida di precisione MAM; il sistema missilistico da 70 millimetri Roketsan Cirit; i razzi a guida laser BOZOK; le munizioni da mortaio da 81 millimetri TOGAN e le munizioni modulari KUZGUN.
Per Ankara, che aveva consegnato prima della guerra tra sei e venti Bayraktar alle forze armate ucraine, il comportamento avuto dal drone contro le forze armate russe smentisce gli esperti che dubitavano della sua efficacia contro una potenza militare con capacità di guerra elettronica e sistemi di difesa aerea all’avanguardia. Questo significherà un boom di vendite per la Baykar, l’industria bellica turca con stretti legami con la famiglia del presidente Erdogan, che ha sviluppato il TB-2 dopo che Washington aveva negato alla Turchia il drone Usa Reaper.
A favorire la vendita del velivolo turco è anche il costo «contenuto»: poco più di un milione di euro. I TB-2 si sono già visti in vari scenari di guerra. In Libia furono determinati per fermare l’avanzata di uomini e mezzi agli ordini del generale Khalifa Haftar intenzionato a conquistare Tripoli. In Siria in pochi giorni fecero strage di mezzi corazzati (e dei loro equipaggi) quando Damasco provò a riprendere il controllo della provincia di Idlib nelle mani di formazioni qaediste e islamiste radicali protette dalla Turchia.
Quindi nel Nagorno-Karabakh hanno dato una mano decisiva alle forze azere nella guerra contro l’Armenia. Intanto l’efficacia dei Bayraktar sta addirittura mettendo in difficoltà le autorità turche che fanno il possibile per non rompere con Mosca pur appoggiando l’Ucraina. Il ministero degli esteri turco ha precisato ieri che le spedizioni di droni a Kiev sono vendite di una azienda privata e non il frutto di un accordo militare tra Turchia e Ucraina.
Fabio Gigante