La perdita dell’incrociatore Moskva, orgoglio della Flotta russa nel Mar Nero, è un durissimo colpo per Mosca che sta ormai affrontando da 51 giorni la resistenza ucraina a quella che doveva essere, nei piani di Vladimir Putin, un’invasione lampo. La conferma ufficiale è giunta agli organi di stampa russi direttamente dal Ministero della Difesa di Mosca.
Trattasi o meglio era la nave ammiraglia della Flotta del Mar Nero, una sorta di nave arsenale dotata di 16 missili superficie-superficie P-1000 Vulkan per attacchi a lungo raggio, 64 missili antiaerei S-300F Fort (SA-N-6 Grumble) e 40 OSA-MA (SA-N-4 Gecko) SR, oltre un cannone AK-130 da 130 mm e sei CIWS A-630 gatling da 30 mm. Appartenente alla classe Slava formata da tre incrociatori, il Moskva aveva un equipaggio di 480 uomini. Una quarta unità, l’ex Admiral Flota Lobov, in stato di costruzione al momento della dissoluzione dell’Unione Sovietica è rimasta in Ucraina, ma nonostante tutti gli sforzi fatti da Kiev per completarlo come nave ammiraglia, non è mai entrata in linea.
Sulle cause del disastro vi sono contrapposte le tesi ucraine e russe: Kiev sostiene che la nave sia sia stata centrata da due missili da crociera antinave R-360 Neptune di costruzione ucraina, mentre Mosca parla genericamente di un incendio da cui sarebbe derivato lo scoppio delle munizioni che avrebbe determinato gravi danni alla nave. La Difesa Russa ha fatto sapere che l’intero equipaggio sarebbe stato evacuato; ma anche qui le informazioni debbono essere prese con le dovute cautele perché se fosse stato un attacco missilistico ad innescare l’incendio che ha causato la deflagrazione delle munizioni è evidente che la nave sin dal principio avrebbe subito perdite.
Nel caso dell’incendio a bordo divampato per altre cause, il fuoco deve essere stato di portata tale dal divenire rapidamente incontrollabile, costringendo l’equipaggio ad evacuare ed abbandonare la nave. Sul tratto di mare dell’evento si sono portati “rapidamente” almeno due rimorchiatori per prestare soccorso e tentare di “salvare il salvabile”. Quel che è certo è che esce di scena, definitivamente o comunque per un lungo periodo di tempo, un incrociatore da oltre 12.000 tonnellate, con grave perdita alla capacità di combattimento della Marina Russa. Secondo quanto riferito dal governatore della regione di Odessa, Maxim Marchenko, a provocare l’incendio è stato un attacco con missili Neptune. La cosa rappresenta un enorme successo per le forze ucraine, tanto che il Neptune è un’arma di fabbricazione ucraina, sviluppato sulla base del missile cruise sovietico Kh-35, adottata dalle forze ucraine solo lo scorso anno.
Fabio Gigante