Superata la soglia tragica delle 900 bare in depositi di fortuna, il Comune di Palermo ripesca il progetto del nuovo Cimitero da realizzare, unica soluzione secondo i suoi tecnici, da realizzare nell’ultimo lembo del giardino storico della Conca d’Oro: la Favarella.
La Favarella o Favara prende il nome dalla sorgente di acqua potabile, ed è ricca inoltre di alcune tipiche architetture rurali come bagli, magazzini agricoli e le torri dell’acqua con le gebbie, vecchie riserve idriche che ancora oggi alimentano gli agrumeti. Un territorio ricco di archeologia ed impronte paesaggistiche straordinarie, dove ancora è possibile visitare i resti della contraerea militare, con i bunker ed i canali sotterranei, risalente alla II^ Guerra Mondiale. Tra gli anfratti naturali e le parete rocciose, ci sono delle suggestive grotte carsiche di piccole e grandi dimensioni, con importanti presenze di frammenti d’arte minoica.
Questo splendido luogo, oggi abbandonato a sé stesso, è ritornato alla ribalta per la possibilità di ospitare il nuovo cimitero metropolitano della città di Palermo. Una condizione che metterebbe in discussione la tanto attesa rinascita, avanzata dai comitati spontanei e associazioni ambientali, per un progetto green per nuove sinergie con uno sviluppo del turismo rurale, dove la tutela del bene ambientale si incontra con le tradizioni contadine.
Un grido d’allarme viene lanciato da quel territorio, dalla giovane associazione Oro di Ciaculli, che invita il Comune di Palermo a rivedere il tutto, evitando di disperdere risorse ed energie, nell’inseguire un progetto non adeguato al concetto di risparmio del territorio. Un tema attuale e molto importante che tragicamente l’edilizia abusiva ha già violentato in tutti questi ultimi decenni. Soluzioni che potrebbero già essere a portata di mano, tra le numerose proposte concrete per una città più ecologica, che l’Università di Palermo, ha recentemente pubblicate in un libro dedicato ad una visione urbanistica di Palermo per i prossimi venti anni.
“Dispiace che in tanti anni – dichiara Milena Gentile consigliera del PD e componente della commissione Urbanistica del Comune di Palermo – l’Amministrazione non sia stata capace di trovare un’alternativa significativa in area metropolitana al cimitero di Ciaculli che, oltre ad una estensione troppo limitata per una grande città come Palermo, insiste su un’area sottoposta a vincolo paesaggistico e che rientra nel parco agricolo di Ciaculli. Per non parlare dello stravolgimento che una mobilità intensa arrecherebbe al carattere agricolo della zona. Ciaculli meriterebbe una destinazione a orti urbani e agriturismo e, vista la presenza di terreni confiscati alla mafia, andrebbe affidata a progetti sperimentali per cooperative agricole di giovani, ostelli e turismo sostenibile. Avrebbe un grande valore simbolico di risarcimento sociale adottare un metodo condiviso simile a quello usato per il Contratto di Fiume, per attivare strategie e politiche partecipate che prevedano l’arresto dei fenomeni di abusivismo edilizio da contrastare con attività di recupero orientate alla rinaturalizzazione delle aree antropizzate. La presenza dello Stato in una zona simbolica come questa dovrebbe concretizzarsi nel rispetto assoluto dei valori paesaggistici e, insieme, nella promozione di uno sviluppo economico sostenibile e compatibile con la sua naturale vocazione”.
“La Palermo del futuro prossimo – dichiara Maurizio Carta, professore ordinario di urbanistica all’Università di Palermo – deve essere una città che torna alleata con la natura, come è sempre stata storicamente, con le piante, con l’acqua e con gli animali. Un grande progetto di rete ecologica urbana che faccia riemergere la Conca d’Oro da sotto la colata di cemento che l’ha sfregiata a partire dallo scempio edilizio degli ultimi decenni. Palermo deve sviluppare la rete costituita dalle aree vegetali già esistenti, valorizzandole ulteriormente, da quelle da proteggere e riqualificare e da alcuni necessari interventi di rinaturalizzazione e deimpermeabilizzazione che consentirebbe a Palermo di avere una straordinaria cintura verde di bellezza, di mobilità sostenibile, di connessione ecologica per le altre specie e, da non sottovalutare, di protezione dalle alluvioni (sempre più frequenti).”
“Continuare ad insistere nella visione di una nuova costruzione del cimitero a Ciaculli – dichiara Piero Longo, presidente onorario di Italia nostra – nell’area storica del territorio della favarella significa volere rinunciare, rinviando un problema che è diventato ormai impellente per la città di Palermo. Visto le condizioni in cui si trova attualmente quel territorio, certamente la nostra posizione e quella di condivisione, che in qualche maniera semplice ma molto profonda, ha suggerito l’arch. Franco Miceli, ex presidente degli architetti palermitani ed oggi presidente nazionale, cioè di trovare un territorio extra urbano, che sia più adeguato e soprattutto che possa essere considerato intercomunale attuando il principio dell’Area Metropolitana. Un territorio fuori la città, che in qualche modo possa avere molto più spazio per l’accoglienza, la fruizione e servito da forni crematori di ultima generazione che garantiscano un servizio puntuale, che diminuendo così anche l’area da cementificare che i cimiteri tradizionali occupano.