Stabilizzazione ASU Beni Culturali in Sicilia: la protesta dei sindacati contro il “teatro dell’assurdo”

PALERMO – La questione della stabilizzazione del personale ASU (Attività Socialmente Utili) presso il Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana continua a generare tensioni e polemiche. I rappresentanti sindacali di Ale Ugl, UGL Sicilia, Confintesa e Cobas-Codir hanno espresso forte disappunto per la gestione della vicenda da parte del Parlamento Regionale Siciliano.

La controversia ha radici profonde e si trascina da quasi tre decenni. Nel gennaio 2024, il Parlamento Siciliano era intervenuto con il comma 2 dell’articolo 10 della Legge Regionale n. 1, che prevedeva disposizioni per la stabilizzazione dei lavoratori ASU. Nonostante il superamento del vaglio di costituzionalità, l’attuazione pratica della norma si è arenata in un complesso rimbalzo di responsabilità tra gli organi competenti.

La situazione ha raggiunto un punto critico nell’agosto 2024, quando, durante un incontro presso la Presidenza della Regione seguito a un sit-in di protesta, è emerso che la stabilizzazione avrebbe potuto realizzarsi solo “a scaglioni”, con circa 50 assunzioni all’anno, a causa dei vincoli assunzionali previsti dalla normativa nazionale. In alternativa, era stata proposta la possibilità di stabilizzare il personale presso la SAS Sicilia, società partecipata della Regione.

Il Governo regionale, nel tentativo di risolvere la situazione, ha inserito nella Finanziaria Regionale, approvata dalla Giunta lo scorso 5 novembre, una norma che prevede l’assunzione del personale ASU con contratto a 30 ore settimanali presso la Società Servizi Ausiliari Sicilia. Durante il dibattito sulla Legge di Stabilità Regionale 2025-2027, sono state proposte alcune migliorie, tra cui il contratto full-time e la riserva di posti per eventuali concorsi regionali.

I sindacalisti denunciano con particolare veemenza l’atteggiamento di alcuni parlamentari che, dopo essere stati “latitanti” in seguito all’approvazione dell’articolo 10, si sono improvvisamente eretti a difensori di una norma che, nella pratica, si è rivelata inapplicabile. La critica si concentra soprattutto sull’opposizione alla nuova proposta che permetterebbe la stabilizzazione immediata di tutti i 258 lavoratori ASU all’interno di SAS Sicilia.

I rappresentanti sindacali chiedono con forza al Presidente della Regione e all’intera Deputazione Regionale l’approvazione di una norma che sia non solo costituzionalmente legittima, ma anche concretamente applicabile. L’obiettivo è garantire a tutti i 258 lavoratori ASU un contratto a tempo pieno, considerata come l’unica soluzione in grado di restituire dignità e prospettive concrete a questi lavoratori, liberandoli da quello che viene definito “il gioco della speculazione politica”.

La vicenda evidenzia la complessità della gestione del precariato nel settore pubblico siciliano e la necessità di trovare soluzioni concrete e immediate per problematiche che si trascinano da troppo tempo, compromettendo la stabilità lavorativa e personale di centinaia di famiglie.

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