In questi giorni si è molto di riaperture in campo sportivo. Più volte operatori e proprietari di impianti sportivi si sono fatti sentire per la chiusura perenne del loro settore. Tuttavia non si spiega il perché visto che non ci sono dati dove si evidenzia una loro pericolosità grave nel contagio. Eppure continua ad essere un mondo inascoltato e senza supporto.
Ho chiesto a Germano Bondì, presidente dell’Anif Eurowellness (Associazione impianti sportivi e fitness) e rappresentante dell’ENDAS, di poter far chiarezza sullo status effettivo, dopo questo ultimo anno, dei soggetti sportivi.
Come ha affrontato l’emergenza Covid il mondo sportivo, tra lockdown e ristori?
Con il primo lockdown tutto il mondo sportivo è rimasto chiuso 3 mesi, alla riapertura era già estate, una stagione poco redditizia per il settore ed è come se in realtà avessimo perso altri 3 mesi. Il danno maggiore è stato pure il recupero di abbonamenti.
A settembre riapriamo ma da lì a poco, come da rumors, ci fanno chiudere. Voglio evidenziare che la seconda chiusura avviene dopo che abbiamo investito per mettere in sicurezza i locali e le attrezzature come da disposizioni nazionali.
Acquisto di plexiglass, materiali per igienizzare, calzari, sanificazioni, abbiamo rivisto le logiche gestionali secondo i regolamenti, Ci hanno tenuto una settimana sotto controllo, per poi sentirci dire che dovevamo chiudere.
Per quanto riguarda le palestre, cosa dicono i dati sui contagi ?
Non è stato costatato alcun contagio all’aperto e al chiuso il rapporto è di 1 su 1.000. Fermo restando che i mezzi pubblici sono sempre stati presi d’assalto ed i parchi non hanno avuto alcun controllo (misurazione di temperatura, distanziamento, igienizzazione delle mani).
Proprio la mancanza di controlli ha incrementato il lavoro nero poiché molti personal trainer hanno potuto avere più clienti all’aperto, provocando un vuoto all’interno delle società sportive che hanno avuto una perdita tripla del fatturato, un depauperamento delle risorse umane e una perdita del cliente.
Venendo a mancare la struttura è venuta meno la continuità dell’allenamento per gli atleti, ragazzi e bambini. Quanto ha inciso per la salute e nella performance?
I centri sportivi di base in Italia sono 100.000 con circa un 1.000.000 di addetti e circa 10.000.000 di iscritti. Considerato questi numeri, abbiamo avuto un impatto sui bambini e sugli anziani incredibile. Abbiamo riscontrato, solamente nella nostra rete, un aumento di attacchi di panico tra i bambini e un aumento del sovrappeso, le algie si sono moltiplicate tra over 60.
Un esempio concreto è quello di ieri in cui ho incontrato il genitore di una bimba che soffre di attacchi di panico oltre ad avere delle punte di epilessia. Queste ultime si erano ridotte notevolmente grazie alla pratica sportiva con la scomparsa degli attacchi di panico. Adesso questa bambina è ritornata a dover affrontare questi “brutti mostri”, ciò comprovato a seguito di esami fatti naturalmente.
In questi giorni, sentendo parlare di Super League, tutti i massimi esponenti hanno sottolineato l’importanza dell’inclusione sportiva, dello sport per tutti e dunque dello sport stesso. Principi che vengono meno quando si parla di emergenza Covid e restrizioni. Quest’ antitesi come la spieghi?
C’è uno scollamento della realtà. La politica non è stata in grado realmente di capire l’importanza dello sport nella nostra nazione. In quest’ultimo anno, il CONI stesso non è stata un’espressione viva come massima rappresentanza dello sport, non hanno fatto altro che concentrarsi sul dualismo tra “Sport e salute” e “CONI” quindi si sono solo interessati di aspetti politici e tecnici interni.
A livello regionale cosa si è fatto per supportare il settore sportivo?
Come Anif Eurowellness ed Endas abbiamo fatto richieste precise.
Abbiamo aperto insieme all’Assessorato regionale allo sport, un tavolo tecnico per la regolamentazione della legge regionale per l’apertura degli impianti sportivi ed è un tavolo che ancora non si è chiuso a distanza di anni.
Abbiamo collaborato alla stesura del disegno di legge per i sostegni alle strutture ed impianti sportivi, non l’abbiamo ritrovato in quest’ultima finanziaria.
L’Assessore al ramo sostiene che ci saranno 5 milioni di euro entro qualche mese ma non possiamo affidarci ad una mera dichiarazione perché a noi servivano i ristori si da ieri, già siamo in ritardo. A questo punto, se così fossero, non basterebbero neanche questi 5 milione perché gli impianti sono chiusi da un anno circa.
Ciò vuol dire che il 50 % delle strutture sportive non aprirà più creando una voragine in ambito sociale. Ricordiamo infatti che spesso le società sportive dilettantistiche si sostituiscono alle istituzioni dando dei servizi sociali di prevenzione alla salute, di aggregazione e dello sport che i Comuni non danno.
Palermo poi è paradossale costringendo i bambini a stare a casa a causa della zona rossa. Lo sport insieme ai vaccini aiuterà a superare il Covid!