Scuola Falcone di Palermo: Nuove denunce rivelano gestione corrotta e abuso di potere
Scuola Falcone di Palermo: Corruzione, abusi di potere e il silenzio Imbarazzante: Il lato oscuro dell’antimafia
Ulteriori sviluppi emergono dalle indagini in corso sulla scuola Falcone di Palermo, diretta dalla dirigente Daniela Lo Verde, che godeva di una reputazione altamente considerata da molti politici. Oltre alle accuse di corruzione e peculato che hanno portato all’arresto della preside e del suo vice Daniele Agosta, insieme ad Alessandra Conigliaro, dipendente di una ditta di computer, emergono ora ulteriori denunce riguardanti abusi di potere e prepotenze da parte dell’ex preside Daniela Lo Verde.
I procuratori europei Amelia Luise e Geri Ferrara hanno ascoltato le testimonianze di tre insegnanti che confermano quanto denunciato dalla collega che ha dato il via all’indagine.
Le denunce presentate dalla maestra ai carabinieri e i verbali delle tre colleghe dipingono un quadro sconcertante. Dietro la facciata di una scuola che si presenta come un baluardo antimafia, si nasconde invece una gestione che favoriva un cerchio ristretto di insegnanti e personale amministrativo disposto ad accettare e coprire le irregolarità commesse dalla preside e dal vicepreside al fine di ottenere finanziamenti europei.
Secondo quanto emerso dalle testimonianze, un gruppo di dodici persone, tutte sotto indagine da parte della procura europea, ha sfruttato i ragazzi disabili della scuola come strumento per ottenere punteggi nei progetti. Questo sistema è stato messo in atto dagli indagati anche dopo aver scoperto di essere sotto inchiesta. La preside e il vicepreside si sono accorti delle telecamere nascoste dei carabinieri nell’ufficio della scuola, come chiaramente mostrano i filmati. Nonostante ciò, senza esitazione e con una certa arroganza, hanno continuato a depredare la scuola, portando via un televisore da 50 pollici ancora imballato e caricandolo nel SUV della preside.
Il lato oscuro dell’antimafia
Il modus operandi del duo dirigenziale era basato sulla logica “o stai con me o sei fuori da tutto”. Coloro che non si adeguavano al meccanismo di gonfiare i progetti finanziati con fondi europei venivano esclusi da qualsiasi attività. Chi non dimostrava fedeltà alla “causa” non partecipava ai programmi operativi nazionali (Pon), che comportavano un aumento medio di stipendio mensile compreso tra i 200 e i 400 euro per gli insegnanti, mentre per i dirigenti scolastici le cifre raddoppiavano.
La procura europea, in collaborazione con i carabinieri del nucleo investigativo guidato dal tenente colonnello Salvatore Di Gesare, ha incaricato alcuni tecnici dell’ufficio scolastico regionale di esaminare tutti i progetti operativi nazionali realizzati durante i dieci anni di direzione della preside indagata, Daniela Lo Verde.
Finora sono stati scoperti 10 progetti con gravi violazioni, che vanno dalle false fatturazioni richieste ai fornitori all’inclusione fittizia di alunni disabili per aumentare i costi del progetto, dall’aumento del numero di partecipanti a incarichi finti assegnati a figli e parenti al fine di ottenere compensi non dovuti.
Oltre alle indagini sui progetti finanziati dall’Europa, i carabinieri stanno analizzando anche la contabilità della scuola, inclusi tutti i movimenti bancari. Gli inquirenti sospettano che l’ex preside abbia utilizzato i conti della scuola per scopi personali, come accaduto per computer, tablet e generi alimentari destinati agli studenti, che invece sono finiti a casa di Lo Verde o scambiati per telefoni cellulari di ultima generazione. Inoltre, le indagini si concentrano sulla distribuzione dei buoni spesa destinati alle famiglie in difficoltà durante il lockdown, al fine di verificare che ogni euro donato per i pacchi alimentari sia effettivamente giunto alle persone bisognose dello Zen e non sia stato dirottato per le spese personali dell’ex preside.
Il lato oscuro dell’antimafia
La situazione che emerge da queste nuove denunce è ancora più inquietante, poiché rivela non solo una gestione corrotta, ma anche un abuso di potere da parte dell’ex preside Daniela Lo Verde. È necessario fare piena luce su questi comportamenti illeciti al fine di ripristinare l’integrità e il buon funzionamento della scuola Falcone di Palermo, fornendo giustizia a coloro che sono stati danneggiati da questa condotta illecita. Si auspica che l’indagine in corso possa portare a un severo processo legale per tutti gli indagati coinvolti e che siano adottate le misure necessarie per prevenire simili abusi di potere in futuro, garantendo un ambiente educativo sano e rispettoso per gli studenti e il personale scolastico.
Preoccupante è il silenzio imbarazzante da parte della politica e di coloro che, credendo nella retorica antimafia della dirigente, hanno favorito e amplificato il potere di questa preside.
È necessario che la politica prenda posizione in modo chiaro e deciso, facendo sentire la propria voce, condannando questi comportamenti e garantendo che simili episodi non si ripetano. È fondamentale instaurare un sistema di controllo efficace per prevenire e contrastare la corruzione e l’abuso di potere all’interno delle scuole, assicurando la tutela dei diritti degli studenti e dei lavoratori nel settore dell’istruzione.
Solo attraverso un’impegno serio e una volontà politica di fronteggiare tali situazioni, sarà possibile ristabilire la fiducia nell’istituzione scolastica e nell’antimafia, scongiurando il ripetersi di episodi simili in futuro. È necessario un approccio trasparente e responsabile da parte di tutti gli attori coinvolti, affinché la giustizia possa essere fatta e le persone colpevoli siano chiamate a risponderne di fronte alla legge.
L’indagine in corso sulla scuola Falcone di Palermo rappresenta un’opportunità per riaffermare l’impegno nella lotta alla corruzione e per garantire che le istituzioni educative siano luoghi di integrità, etica e rispetto, in cui gli studenti possano crescere e apprendere in un ambiente sano e protetto.
La politica deve assumere la sua responsabilità e agire con determinazione per ripristinare la fiducia nella scuola e nella società nel suo complesso.