Il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) ha confermato, anche nell’anno appena conclusosi, il suo ruolo di punto di riferimento e di coordinamento nazionale dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica – COSC della Polizia Postale nella lotta alla pedofilia e pornografia minorile online.
L’impegno de C.N.C.P.O. si è concentrato soprattutto nel reprimere episodi di particolare gravità, con l’effetto rilevabile di evidenziare un maggior numero di individui sottoposti a pene detentive.
Nell’ambito poi delle segnalazioni relative alla pubblicazione di contenuti pedopornografici su social network, si è evidenziato un fenomeno per il quale viene intaccata la reputazione dei vari titolari di profili social attraverso la pubblicazione di materiale scabroso di natura pedopornografica con accessi abusivi massivi a profili privati di ignari cittadini e di persone dotate di rilevanza mediatica, politica o di altra natura.
La fine dell’emergenza sanitaria, con la progressiva ripresa delle attività nella direzione di un recupero della normalità, ha sicuramente contribuito a ridurre l’isolamento sociale, facendo rilevare nel 2022 un decremento della circolazione globale di materiale pedopornografico su circuiti internazionali, che non ha però inciso sull’attività di contrasto. Infatti, è stato registrato un aumento dei soggetti individuati e deferiti per violazioni connesse ad abusi in danno di minori.
A parlare sono i dati del Resoconto anno 2022 elaborati dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni e dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica.
In particolare, nell’ambito dell’attività di contrasto coordinata dal C.N.C.P.O, sono stati trattati complessivamente 4.542 casi, che hanno consentito di indagare 1.463 soggetti, di cui 149 tratti in arresto per reati connessi alla materia degli abusi tecnomediati in danno di minori, con un aumento di persone tratte in arresto di circa il +8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Per quanto attiene l’adescamento oneline, nel periodo di riferimento sono stati trattati 424 casi per adescamento online: anche nel 2022 la fascia dei preadolescenti (età 10-13 anni) è quella più coinvolta in interazioni sessuali tecnomediate, 229 rispetto al totale.
Continua a preoccupare il lento incremento dei casi relativi a bambini adescati di età inferiore ai 9 anni, trend che è diventato più consistente a partire dalla pandemia. Social network e videogiochi online sono i luoghi di contatto tra minori e adulti più frequentemente teatro delle interazioni nocive, a riprova ulteriore del fatto che il rischio si concretizza con maggiore probabilità quando i bambini e i ragazzi si esprimono con spensieratezza e fiducia, nei linguaggi e nei comportamenti tipici della loro età.
Novità in tema di Sextortion, nato come fenomeno che di solito colpisce gli adulti in modo violento e subdolo, facendo leva su piccole fragilità ed esigenze personali, minacciando, nel giro di qualche click, la tranquillità delle persone. Recentemente la Sextortion sta interessando sempre più spesso vittime minorenni, con effetti lesivi potenziati: la vergogna che i ragazzi provano impedisce loro di chiedere aiuto ai genitori o ai coetanei di fronte ai quali si sentono colpevoli di aver ceduto e di essersi fidati di perfetti e “avvenenti” sconosciuti anche virtuali.
La sensazione di sentirsi in trappola che sperimentano le vittime è amplificata spesso dalla difficoltà che hanno nel pagare le somme di denaro richieste. Nel corso dell’anno sono stati trattati 130 casi, la maggior parte dei quali nella fascia 14-17 anni, più spesso in danno di vittime maschili.
Fondamentale il ruolo di controllo che devono esercitare i genitori rispetto al comportamento oneline dei propri figli; un aiuto importante può essere anche l’utilizzo di sistemi come il parental control che prevede l’applicazione di filtri e limitazioni su pc, smartphone, tablet e tv.
Ciò ovviamente non significa che il genitore possa lasciare da solo il proprio figlio nell’utilizzo di un tablet o di un pc collegato al web. Grazie al “filtro bambini” però è possibile evitare brutte sorprese o contenuti inopportuni che a volte appaiono anche semplicemente navigando su Internet senza “safe search”.
Caterina Guercio