Rapine in pieno giorno nel centro di Palermo: arrestati cinque giovanissimi, ma il vero problema sono le famiglie assenti
Palermo, 16 ottobre 2024 – Il cuore della città è stato teatro di un altro inquietante episodio di violenza giovanile. Cinque giovanissimi – un diciannovenne e quattro minorenni, tra cui due ragazze – sono stati arrestati per rapina e tentata rapina, dopo aver aggredito brutalmente una coppia di turisti e un giovane studente palermitano di 20 anni. L’aggressione, avvenuta in pieno giorno nella centralissima via Maqueda, riporta alla ribalta un tema già sollevato più volte dalla nostra testata: il degrado sociale e la latitanza delle famiglie nella gestione e nell’educazione dei propri figli.
Gli episodi sono stati segnati da una violenza inaudita: prima, i cinque giovani hanno tentato di rapinare una coppia di turisti settantenni in via Divisi, senza riuscire a causa della resistenza delle vittime. Poco dopo, hanno accerchiato e aggredito un giovane studente di giurisprudenza, procurandogli la frattura del setto nasale e sottraendogli telefono e occhiali. Il ragazzo è stato dimesso dall’ospedale con una prognosi di 30 giorni.
La domanda che continua a rimanere sospesa è: dove sono le famiglie di questi giovani? Come è possibile che minorenni siano lasciati liberi di agire con tale ferocia in pieno giorno, in una delle zone più frequentate della città?
Un problema sociale di crescente gravità
La nostra testata, Il Moderatore, ha denunciato più volte questo crescente fenomeno. Non si tratta solo di microcriminalità giovanile, ma di un vero e proprio segnale di allarme che coinvolge le famiglie, sempre più assenti e distratte. Palermo sta vivendo una crisi educativa e sociale che non può più essere ignorata.
Oggi, più che mai, è necessario aprire un dibattito serio sulla responsabilità non solo dei giovani, ma anche delle famiglie che non esercitano il loro ruolo educativo e di controllo. Troppo spesso questi ragazzi vengono lasciati allo sbando, senza regole, senza valori e, peggio ancora, senza alcun senso di responsabilità civile.
La necessità di pene anche per le famiglie
È giunto il momento di introdurre un nuovo elemento nel dibattito pubblico: le famiglie non possono continuare a essere spettatrici passive di queste derive. Se i genitori non riescono a educare i propri figli o addirittura favoriscono, con la loro assenza o negligenza, comportamenti antisociali e criminali, è giusto che ne paghino le conseguenze. Proporre pene o sanzioni anche per le famiglie di minorenni che si rendono protagonisti di atti criminali potrebbe essere una delle soluzioni più efficaci per invertire questa pericolosa tendenza.
Il nostro ordinamento giuridico dovrebbe riflettere maggiormente su come coinvolgere le famiglie nella responsabilità civile e penale per le azioni dei loro figli. Solo così potremo rendere concreto l’impegno collettivo per una prevenzione reale, che parta dalle mura di casa.
Prevenzione e rigore: una strada da percorrere insieme
La prevenzione, dunque, non può che partire da una rieducazione del nucleo familiare. Famiglie più presenti, più responsabili, sono il primo baluardo contro la criminalità giovanile. Al tempo stesso, è necessario che le istituzioni intervengano con maggiore rigore. Non solo pene severe per i giovani delinquenti, ma anche sanzioni per i genitori che, con la loro negligenza, permettono che i loro figli si trasformino in piccoli criminali. Le pene per i ragazzi non devono escludere una riflessione anche su come coinvolgere le famiglie in un percorso di responsabilità.
Palermo non può più permettersi di restare immobile di fronte a questa escalation di violenza giovanile. Serve un impegno comune, che coinvolga famiglie, scuole, istituzioni e forze dell’ordine. Senza questa rete di protezione e prevenzione, rischiamo di perdere un’intera generazione.
Francesco Panasci
Direttore de Il Moderatore