Nel corso della seconda parte dell’intervista esclusiva rilasciata a Giorgio Bongiovanni per Antimafia Duemila, Nino Di Matteo, Sostituto Procuratore nazionale antimafia, affronta con determinazione alcuni dei temi più scottanti e rilevanti della lotta alla criminalità organizzata in Italia. Dal processo trattativa Stato-mafia alla condanna a morte di Totò Riina, passando per l’emergenza dei collaboratori di giustizia e il controverso regime penitenziario, fino ai misteri che circondano le lunghe latitanze di Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano.
“Uno Stato che vuole fare luce piena e a 360 gradi su quello che è accaduto non dovrebbe smettere di indagare e di capire come si è potuto verificare questo – afferma Di Matteo – Non è normale che negli anni e nei decenni in cui le forze di polizia sono professionalmente attrezzate, preparate e la tecnologia consente indagini invasive ed efficaci un Messina Denaro e prima ancora un Provenzano rimangano latitanti per tanti anni, evidentemente godendo di coperture che non sono soltanto quelle dei parenti e dei pochi fedelissimi di Cosa Nostra”. Sostiene inoltre – ”dire che oggi la mafia stragista è completamente sconfitta, o peggio ancora che la mafia non è più un problema, è un errore grandissimo….tra un investimento ed un altro si sta legalizzando. Sta confondendo le proprie ricchezze con capitali apparentemente puliti. Non si è solo infiltrata, ma impadronita di una fetta importante dell’imprenditoria locale e non solo locale”.
l Procuratore evidenzia come l’uscita di scena di Riina abbia dato il via ad una fase nuova di Cosa Nostra, dove le tensioni tra le diverse fazioni hanno determinato un inasprimento delle strategie mafiose, culminando nel periodo di latitanza di Matteo Messina Denaro, uno degli uomini più pericolosi della storia della mafia siciliana.