LA STORIA DEL SINDACO MOROSO, LA TASSA SUI RIFIUTI E GLI EVASORI PALERMITANI (seconda parte)
Se avete perso la prima parte cliccate sopra
Il presente documento prende spunto da articoli pubblicati su fonti d’informazione autorevoli come Ansa, Affari Italiani ed altri quotidiani a diffusione regionale. Su di essi mi sono solo limitato a fare una ricostruzione dei fatti e delle dovute considerazione, nei confronti di un politico di lungo corso come il prof. Orlando. Penso, che anche in una regione come la nostra e in una città controversa come Palermo, valgano le leggi dello Stato, che sono quelle che garantiscono il cosiddetto stato di diritto e che ci pone o almeno ci dovrebbe porre uguali di fronte la legge.
Prima di parlare delle inadempienze del cittadino contribuente/utente Orlando è opportuno fare delle precisazioni, che sembrano scontate, ma non lo sono, perché ci aiutano a capire meglio il contenuto degli articoli. Quando un cittadino qualunque, indipendentemente se è un politico, consapevolmente o inconsapevolmente alla scadenza non paga un tributo, viene classificato come un evasore, mentre per le utenze e cioè acqua, gas, luce è un moroso.
Ebbene, nell’esercizio del mandato politico 2012/2017 il professore Orlando si è trovato in ambedue le condizioni, per avere accumulato debiti nei confronti con le società partecipate Amg Gas ed Amap che con Riscossione Sicilia.
Per approfondire l’argomento sulle morosità, bisogna legare l’analisi ad un periodo specifico, che intercorre dalla data ultima di residenza nella casa di via Dante, prima dalla rielezione a Palazzo delle Aquile maggio 2012 a giugno 2013; mese in cui Amg Gas e Amap stavano per procedere al distacco dei rispettivi contatori, a causa del mancato pagamento di diverse fatture.
Secondo i dati forniti dai mezzi d’informazione abbiamo saputo casualmente, che i debiti con le società partecipate, erano di 5.035 euro con Amg Gas e 2.300 euro con Amap, per un totale complessivo di 7.335 euro. Sull’accaduto Affari Italiani ed Ansa hanno riportato quanto segue: “Nonostante abbia cominciato a pagare il debito, Orlando sostiene di non dover quei soldi, che sarebbero stati calcolati sulla base dei consumi presunti: Nessuno – sottolinea – si è mai curato di andare a controllare se io abitassi ancora lì. Eppure avevo fatto il cambio di residenza, in forma ufficiale, sottolinea, trasferendo anche i contratti di acqua e gas”.
Con questa dichiarazione, che puzza di bruciato, il Sindaco autoassolvendosi d’ufficio, ha cercato di sdrammatizzare, ma nello stesso tempo è passato al contrattacco, come sua abitudine fare, addossando la responsabilità alle società partecipate.
Solo per commentare questa dichiarazione bisognerebbe scrivere un altro articolo, perché ogni termine è pieno di significato e dove vengono riportate delle inesattezze; dico inesattezze perché mi rifiuto di credere che queste affermazioni, soprattutto quella sulla “residenza in forma ufficiale”, appartengano ad Orlando, Sindaco e politico di lungo corso e quindi esperto della materia amministrativa, oltre ad essere nella vita Docente Universitario di Diritto Pubblico.
Per esempio non avrebbe potuto dire, per dare una spiegazione dell’incommentabile vicenda, che ha provveduto al trasferimento delle utenze relative al servizio idrico e gas, in quanto non esiste in Italia il trasferimento di un contatore, ma si trasferiscono le persone spostando la residenza in un altro immobile, e che per usufruire dei servizi in questione, sono obbligati a fare un nuovo contratto o in alternativa un subingresso.
Qualsiasi cittadino, indipendentemente dal livello di istruzione sa che una cosa è la residenza che è in capo ai comuni, altra cosa è la gestione dei contratti di fornitura di luce, acqua e gas, affidate a società private o partecipate, che sono indipendenti da un punto di vista organizzativo/gestionale, senza nessun legame o collegamento con il comune, tranne per le nomine dei Consigli di Amministrazione e dei Collegi Sindacali.
Siamo di fronte ad un’affermazione di un’estrema gravità, che può essere analizzata da due diverse angolazioni.
Grave perché affermata, ripeto, da un Sindaco di lungo corso e Docente Universitario di Diritto Pubblico, ancora più grave se nel tentativo di voler mettere una pezza per tappare il buco, abbia il primo cittadino mentito, nella consapevolezza di mentire.
Ai rappresentanti delle istituzioni indipendentemente dall’appartenenza politica, non è consentito di mentire pubblicamente, in quanto viene leso il rapporto di fiducia che lega l’amministratore ai cittadini amministrati, requisito essenziale per rimanere alla guida di un ente pubblico.
Come mi rifiuto di capire, la spiegazione fornita dal Sindaco, che le fatture non andavano pagate, in quanto trattasi di somme chieste sotto forma di acconto e che comunque, dall’alto del suo reddito dichiarato, stava provvedendo a rateizzare. Volendolo tradurre, significa che Amg Gas e Amap in un anno, sottolineo un anno, hanno fatturato consumi ipotetici rispettivamente per 5.035 e 2.300 euro.
In linea su quanto sinora detto, occorre ricordare altre due vicende accadute dal 2009 al 2016 che hanno rafforzato lo stato di incompatibilità del Sindaco nell’esercizio del mandato, riconducibili sia per un debito che per una lite tributaria nei confronti del Comune di Palermo.
Da notizie di stampa (LiveSicilia 23 Febbraio 2016) abbiamo appreso, grazie alle dichiarazioni rilasciate a ruota libera dall’allora presidente di Riscossione Sicilia avv. Antonio Fiumefreddo, che diversi amministratori pubblici risultavano debitori con il comune e tra questi, guarda caso anche il Sindaco per un importo di 21 mila euro.
E possiamo non ricordare la lite tributaria, cioè l’opposizione esercitata dal professore Orlando contro una delibera della giunta Cammarata che prevedeva l’aumento delle tariffe del 75%, impugnando sempre per la sua abitazione di via Dante, una cartella esattoriale della Tarsu da 1900 euro.
Questa breve descrizione, di fatti realmente accaduti, ci ha aiutato a tracciare il profilo del contribuente/utente Orlando e il suo rapporto nei confronti dei tributi e delle utenze; quel Sindaco che ieri dall’alto dei suoi 200 mila euro di redditi dichiarati, ha voluto rateizzare il debito con le società partecipate, di fare ricorso per una cartella esattoriale, di avere un debito con Riscossione Sicilia e che oggi usando metodi forti, pensa di fare chiudere un’attività imprenditoriale o inserire la Tari (tributo sui rifiuti) nelle bollette del servizio elettrico.
Nel concludere questa seconda parte, le dico sig. Sindaco che forse dentro il pentolone di “tutti” sono evasori a prescindere i motivi, ci dovrebbe stare anche lei, e che possibilmente si dovrebbe sedere ai primi posti, se non altro per l’aggravante della sua agiatezza economica, che non giustifica il suo modo di agire; quella agiatezza che ad un normale cittadino evasore per necessità o per circostanza, avrebbe permesso non di rateizzare, ne intraprendere liti tributarie, ma di pagare e possibilmente lo avrebbe fatto anche subito.
continua terza parte