LA SCATOLA NERA DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Ing. antonino Vizzini
direttore ricerca e sviluppo di Ente di Formazione in pensione

(di Antonino Vizzini)  Cosa c’entra la Formazione Professionale Siciliana con le scatole nere?

Certo, sembra proprio che c’entri ben poco ma, se chi legge avrà la pazienza di arrivare alla fine dell’articolo, si accorgerà che non solo c’entra molto, ma probabilmente è l’unico sistema per comprendere certe dinamiche e farsi un’idea di certe situazioni.

Il concetto di scatola nera, in fondo, è qualcosa di molto semplice e viene spesso utilizzato degli scienziati quando devono studiare un sistema troppo complesso nel quale è difficile orientarsi e comprendere gli avvenimenti. Significa, semplicemente, che spesso non è necessario comprendere in dettaglio come funziona un sistema, ma basta solo puntare l’attenzione sui suoi rapporti con il mondo esterno e quantificarli, cioè vedere in base a quali leggi qualcosa può entrare all’interno del sistema e qualcos’altro, invece, può uscirne.

Per dirne una, il compianto Stephen Hawking riuscì a studiare le proprietà dei buchi neri, che per definizione sono la cosa più imperscrutabile dell’Universo, proprio utilizzando questi concetti e limitandosi ad analizzare gli scambi che avvengono fra il buco nero e l’ambiente circostante.

Forse, per fissare le idee, è opportuno fare un piccolo esempio, che rappresenta anche un divertente indovinello. Supponiamo di avere una scatola di plexiglas trasparente, perfettamente sigillata, dal perso di 2 chili, dentro la quale abbiamo inserito un piccolo drone radiocomandato, dal peso di trecento grammi. Se mettiamo la scatola su di una bilancia, ovviamente, il valore segnato sarà 2 Kg e 300 g, cioè il peso della scatola più quello del drone che sta al suo interno.

Adesso, azioniamo il radiocomando e facciamo sollevare il drone, in modo da farlo rimanere fluttuante a mezz’aria all’interno della scatola e chiediamoci quanto segnerà la bilancia in queste condizioni. Ci sono vari modi per affrontare il problema, considerare l’aerodinamica, l’azione del vento generato dalle pale del drone, la terza legge di Newton che ci garantisce che, se la scatola esercita un’azione sul drone, il drone ne eserciterà una uguale e opposta sulla scatola etc. e tutti prevedono che si effettuino un bel pò di calcoli piuttosto ostici.

Poi, però, c’è anche il discorso della scatola nera: se non ci interessiamo di ciò che è avvenuto all’interno della scatola, possiamo comunque constatare nulla vi è entrato e nulla ne è uscito, ragione per la quale siamo assolutamente certi che il peso, indipendentemente da quello che fa il drone, non può che continuare a essere due chili e trecento grammi.

Ora affrontiamo qualche discorso sul punto di partenza, cioè la formazione professionale siciliana. Sappiamo bene che, negli ultimi anni, vi è stata una perdita continua di posti di lavoro che ha portato molti lavoratori in uno stato di indigenza che, talvolta, è sfociato anche in episodi tragici. Sappiamo anche che esiste una legge regionale, la n. 25 del 1/9/1993, ad oggi regolarmente in vigore, che, all’articolo 2, dice testualmente: “Al personale iscritto all’albo previsto dall’art. 14 della legge regionale 6 marzo 1976, n. 24, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato è garantita la continuità lavorativa e riconosciuto il trattamento economico e normativo previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria”.

Ma sappiamo anche che, su questa legge, si è scatenata la più grande discussione di questo mondo, con personaggi, anche molto influenti, che sostengono che “non si può applicare perché è vecchia” (le leggi sono forse come i medicinali, che hanno una data di scadenza oltre la quale non possono essere utilizzati?), oppure che, visto che adesso la formazione viene finanziata con risorse comunitarie, non vi è la possibilità di applicarla perché ciò che dispone non è rendicontabile in Europa e via continuando.

In tutto ciò, anche il comportamento dei sindacati è stato molto confuso e, spesso, contraddittorio, tanto che, alla fine, non si è reclamata in modo forte l’applicazione di questo articolo. In questo modo, sull’applicabilità di questa legge sono fioriti dibattiti, tavoli tecnici, sono stati scritti fiumi di inchiostro con l’unico risultato, ad oggi, che le garanzie per i lavoratori non sono state mai applicate.

Certo, a sentire tutte queste dissertazioni c’è il serio rischio di perdere di vista il vero punto focale del problema, ma vogliamo per un momento provare ad affrontarlo con il metodo della scatola nera? Vediamo, abbiamo un sistema, quello del governo della formazione professionale, certamente molto complesso, nel quale entrano bilancio regionale, fondi statali, fondi comunitari, decreti e normative regionali e comunitarie, amministrazione regionale, sindacati e chi più ne ha più ne metta. Ma vogliamo trascurare questo sistema più che complesso, considerandolo una scatola nera, e chiederci solo cosa deve uscire da esso verso il mondo esterno secondo le leggi che lo regolano?

A questo punto la risposta è chiara: deve uscire quanto previsto dall’art. 2 delle 25/93, punto e basta.

Tutti i discorsi su fondi regionali e fondi europei, le esternazioni sulla legge troppo vecchia per essere applicata, sui tavoli tecnici, sui fiumi di inchiostro sono solo fatti interni al sistema che non dobbiamo neanche conoscere, non è importante sapere in quale capitolo di quale bilancio trovare i soldi, questi sono affari interni alla scatola nera sui quali non occorre assolutamente discutere e dissertare, l’essenziale è semplicemente che la Regione non può non applicare una Legge che essa stessa ha emanato, il resto è solo diversivo che confonde le acque.

Pertanto, sembra evidente che, se un lavoratore che si trova nelle condizioni previste dall’art. 2 della 25/93 non è garantito con la continuità lavorativa e retributiva, non ne risponde solo il suo datore di lavoro (l’ente di formazione), ma in solido anche la Regione Siciliana, la quale non ha posto in essere quanto avrebbe dovuto per garantire il rispetto della Legge. Qualunque Tribunale, investito da un quesito del genere, espresso nella forma corretta che abbiamo evidenziato, non potrebbe che disporre che la Regione Siciliana risarcisca i danni subiti dai lavoratori per l’inosservanza della sua stessa Legge.

Ci auguriamo, quindi, che la Sicilia diventi bellissima anche per il rispetto delle leggi che essa stessa ha emanato e mai abrogato e che l’On. Assessore, anche su questo spinoso argomento, voglia fare chiarezza con la Sua autorevole voce.

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