Con un comunicato dell’8 agosto la US Navy, la Marina degli Stati Uniti, fa sapere che la portaerei Harry S. Truman ha recuperato il 3 agosto un F-18 Super Hornet, caduto in mare l’8 luglio scorso, al largo delle coste della Calabria. La Marina statunitense parla di “pessime condi meteo” che avrebbero causato la rottura dei cavi di ancoraggio finendo in acqua anche se l’episodio è parecchio insolito per le caratteristiche di progettazione di questi velivoli da combattimento e gli accorgimenti presi per trasportarli, oltre che alla stazza dell’aereo coinvolto.
L’F 18 è stato recuperato ad una profondità di circa 9.500 piedi da un team della Task Force (CTF) 68, del Naval Sea Systems Command (SUPSALV), Harry S. Truman e dal Naval Strike Fighter Wing Atlantic della Sesta Flotta degli Stati Uniti. “La Task Force 68 è la nostra capacità di adattarci a qualsiasi tipo di missioni, possiamo mobilitare e dispiegare in tempi molto rapidi: il comando, il controllo e le comunicazioni in qualsiasi luogo se necessario”, ha dichiarato il commodoro CTF 68, il capitano Geoffrey Townsend.
Per il recupero sono state utilizzate due unità: un minisottomarino telecomandato chiamato Curv-21 per collegare i cavi d’acciaio e i ganci per il sollevamento; e la nave per recuperi speciali MPV Everest – della società lussemburghese Maritime Construction Services. “La rapida risposta del team combinato, tra cui il personale SUPSALV e Phoenix International, ci ha permesso di condurre operazioni di recupero sicure entro 27 giorni dall’incidente“, ha dichiarato il tenente Miguel Lewis, ufficiale SAR della sesta flotta degli Stati Uniti. Gli sforzi di recupero dimostrano le capacità della Marina degli Stati Uniti di condurre operazioni di ricerca e recupero in acque profonde in tutto il mondo.
L’F 18 è stato trasportato al porto di Augusta, in Sicilia, prima di essere spostato alla Naval Air Station di Sigonella (da dove sarà riportato negli Stati Uniti). Un’operazione simile era stata lanciata nel novembre 2021 dopo che un F-35 britannico si era inabissato nel Mar Mediterraneo durante un decollo fallito dalla HMS Queen Elizabeth: ci vollero due settimane per localizzare il relitto e un’altra settimana per riportarlo in alto, ma il recupero fu effettuato in modo da evitare che le attrezzature sensibili sull’aereo potessero essere trovate da navi o sottomarini russi inviati dai russi molto probabilmente interessati a studiare le tecnologie a bordo.
Fabio Gigante