Subacquea inclusiva: Corsi per non vedenti sui siti archeologici siciliani
In Sicilia, il mare si apre a tutti: lanciati corsi di subacquea per non vedenti sui siti sommersi
La Sicilia si distingue nuovamente nel panorama dei beni culturali con un’iniziativa pionieristica: l’introduzione di corsi di subacquea per non vedenti sui suoi rinomati siti archeologici sommersi. Un accordo esemplare tra la Soprintendenza del Mare e l’associazione “Albatros Progetto Paolo Pinto” ha dato il via a questo ambizioso progetto, che promette di rendere il mare siciliano un luogo accessibile a tutti.
«Rendere il mare accessibile a tutti è una priorità» Dice Francesco Paolo Scarpinato, assessore dei Beni culturali della Regione siciliana. In effetti, il progetto, che si estenderà nei prossimi tre anni, non solo prevede l’adattamento degli itinerari archeologici subacquei ma mira anche alla formazione di istruttori e guide subacquee specializzate. Queste ultime saranno addestrate per assistere i subacquei non vedenti, permettendo loro di esplorare i tesori nascosti nei fondali siciliani con una nuova autonomia.
L’innovazione non si ferma qui: il progetto prevede l’uso di tecnologie avanzate come la stampa 3D per la creazione di modelli tattili dei siti archeologici. Questi modelli saranno utilizzati nei briefing pre-immersione, consentendo ai subacquei non vedenti di familiarizzare con i reperti che incontreranno sott’acqua.
L’associazione “Albatros Progetto Paolo Pinto” ha già una lunga esperienza nelle immersioni per persone con disabilità e ha sviluppato una didattica basata sull’autonomia e sulla conoscenza approfondita dell’ambiente marino. Manrico Volpi, trainer subacqueo dell’associazione, ha elaborato un metodo che utilizza strumenti speciali per aiutare i subacquei a identificare la biodiversità marina e i reperti archeologici durante le immersioni.
Ferdinando Maurici, Soprintendente del Mare, commenta l’importanza di standardizzare le procedure di immersione per non vedenti, già sperimentate con successo in Puglia e nel lago di Bolsena: «Sarà l’occasione per standardizzare alcune delle procedure già sperimentate in alcune esperienze effettuate nei fondali pugliesi e nel lago di Bolsena».