Roma, 21 Febbraio 2024 – La battaglia di Enrico Rizzi contro le corse clandestine di cavalli in Sicilia ha raggiunto un nuovo capitolo, con la questione che approda direttamente nei corridoi del potere a Roma. Dopo aver esposto al pubblico e alle autorità le pratiche illegali e crudeli legate all’ippica clandestina, Rizzi si trova ora al centro di una vicenda che ha suscitato l’attenzione nazionale, tanto da richiedere un intervento parlamentare e un aumento delle misure di sicurezza a sua tutela.
“A qualcuno non è piaciuto il video che ho diffuso, ma non mi fermerò mai”, ha dichiarato Rizzi, determinato più che mai a proseguire nella sua lotta per i diritti degli animali. La sua denuncia ha scatenato reazioni minacciose da parte di individui legati all’ambiente delle corse clandestine, culminate in tentativi intimidatori e minacce dirette alla sua persona.
La gravità della situazione è stata portata all’attenzione del Parlamento dall’Onorevole Francesco Borrelli di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha evidenziato l’urgenza di affrontare il fenomeno con maggiore severità. Borrelli ha messo in luce l’assurdità di continuare a parlare di corse “clandestine” quando queste avvengono apertamente, sfidando la legge e la sicurezza pubblica.
In risposta alle crescenti minacce, lo Studio legale Alessio Cugini Borgese ha avanzato una richiesta formale per rafforzare la vigilanza intorno a Rizzi, che dal 2016 vive sotto protezione a causa delle sue denunce contro il maltrattamento degli animali. Tra le intimidazioni subite, Rizzi ha ricevuto lettere minatorie, ha visto la sua auto danneggiata e ha trovato animali morti impiccati presso la sua abitazione.
Nonostante il clima di tensione, Rizzi rimane inarrestabile: “Denuncerò sempre ogni maltrattamento di animali. Le minacce con me ottengono l’effetto opposto”, ha affermato, dimostrando una resilienza che fa eco al suo impegno incrollabile per la causa animale.
Il “caso Sicilia” ha così acceso i riflettori su una problematica troppo a lungo ignorata, spingendo le istituzioni a prendere posizione. La lotta di Rizzi non solo ha rivelato le ombre di un’attività criminale radicata, ma ha anche stimolato un dibattito nazionale sull’efficacia delle leggi e delle misure di protezione per chi, coraggiosamente, decide di non voltare lo sguardo di fronte all’ingiustizia.