E se raccontassimo la Sicilia …?
L’altra sera, in un salotto buono della città, la giornalista Maria Giovanna Maglie, dopo avere assistito a una lectio magistralis sulla storia e la tradizione della cucina siciliana ed avere ascoltato un concerto di fiati e canti, ha commentato dicendo: ‘questa è la Sicilia fatta di cultura, tradizione, musica e arte’.
A parer sempre della stessa, con un velato rimprovero intriso di voglia di piangersi addosso, i siciliani dovrebbero imparare a “raccontare” meglio e più la Sicilia fuori dalla medesima terra. Far conoscere le bellezza della terra di Sicilia, che sempre a parer suo, forse ha magari troppo.
Senz’altro la giornalista ha voluto far un complimento alla nostra terra. Forse, come accennato, ha voluto nel contempo rimproverarci in modo mascherato di essere passivi e di non adoperarci a trasmettere un’immagine positiva della Sicilia. Mi chiedo e chiedo con molta serenità, siamo noi a non saperci “raccontare” o è il resto del paese che non vuole sentire il grido che arriva da questa maledetta quanto bellissima terra…?
Certamente non siamo stati bravissimi a scegliere la nostra classe politica, forse non siamo stati capaci di rappresentare al meglio la nostra realtà né tantomeno siamo capaci di raccontarci; di contro i sussidi per sussistenza ed assistenzialismo per le classi meno ambienti non sono mancati, ma gli investimenti, le infrastrutture per lo sviluppo, il progresso e l’economia della nostra terra non sono mai arrivati in misura adeguata a compensare il gap infrastrutturale ed economico che vive la Sicilia, condizioni necessarie per creare quel milione di posti di lavoro di cui necessitano la Sicilia e il meridione per recuperare il PIL perso negli ultimi decenni.
Infatti, non sembra che a partire dall’evoluto nord al plenipotenziario sistema politico romano, a finire al grande sistema della comunicazione, sia della carta stampata che delle Tv, abbiano mostrato alcun interesse ad ascoltare e fatto qualcosa per questo dannato sud, sicuramente privilegiato dal Padre Eterno ma concupito dalla politica romananocentrica che ha deciso, non so con il consenso e la volontà di chi, che il nord doveva essere la locomotiva economica del Paese e il sud doveva muoversi a traino dello stesso. Al massimo il sud poteva ambire ad essere luogo di villeggiatura dove potere trascorre qualche periodo estivo all’insegna della buona cucina e del mare bello ma, comunque, sempre rilegato ad un turismo medio alto oramai in estinzione perché privato delle grandi strutture alberghiere e infrastrutturali che consentono il turismo di massa, ormai allocato in altre località turistiche del nord.
In tutto questo l’altro ieri il discorso di insediamento del Presidente della Repubblica a camere congiunte, dinanzi a tutti i grandi elettori, ha abbondantemente evidenziato al Governo ed al Parlamento che la dignità di un Paese passa dal cambio di paradigma e dalle soluzioni delle problematiche che la classe dirigente dovrà farsi carico di risolvere in questo scorcio di legislatura e che, ovviamente, non può non passare dall’affrontare l’annoso problema del sud Italia, dato il torpore e l’incapacità di auto rigenerarsi.
Ed allora, siamo certi che il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quale più illustre cittadino della Sicilia, nella sobria e illuminata visione del Paese che lo contraddistingue, non potrà che evidenziare con altrettanta veemenza alla politica ed al Paese intero, l’annoso problema del divario tra nord e sud del Paese. Nessuno meglio di Lui, saprà raccontare la Sicilia e il grido dei suoi conterranei che a gran voce chiedono in punta di piedi di avere lo stesso trattamento del resto dell’Italia…
Grazie Presidente.
Dott. Giulio Verro