DON PAOLO ALLIATA PRESENTA “GESU PREDICAVA AI BRADIPI”

INTERVISTA A CURA DEL PROF. ANGELO CUVA

INTERVISTA A  DON PAOLO ALLIATA, SACERDOTE E SCRITTORE DELLA DIOCESI DI MILANO, AUTORE DI “GESU PREDICAVA AI BRADIPI”

DON PAOLO ALLIATA PRESENTA IL SUO NUOVO LIBRO: “GESU PREDICAVA AI BRADIPI”

INTERVISTA A CURA DI ANGELO CUVA

 

C. Don Alliata nei giorni scorsi è stato presentato all’Istituto Gonzaga di Palermo il suo libro “Gesù predicava ai bradipi. Le parabole per destare alla vita”.

Sul tema centrale lei scrive che “spesso le persone sono come i bradipi: guardano ma non vedono davvero, sentono ma non comprendono in profondità”. Cosa si può fare per per destarle da tale condizione sonnolente?

A. Quando chiedono a Gesù perché racconti parabole? Perchè inventi racconti? Gesù risponde perchè mi sembra che le persone guardano ma non vedono in profondità, nella bellezza delle cose, nella straordinaria ricchezza di essere vivi, sentono ma non ascoltano internamente il canto delle cose. Sono come addormentati, sono come bradipi che hanno i sensi atrofizzati, non attingono alla profondità e alla ricchezza di essere vivi. E, quindi, io racconto storie per destarli alla vita, alla sua straordinaria importanza, all’opportunità di essere vivi; attraverso i miei racconti vorrei liberare e scuotere i loro sensi addormentati. Questa è l’immagine che fa da sfondo al libro, dove prendo spunto da qual passo iniziale del romanzo dello scrittore canadese Y. Martel, Vita di Pi.                                 E noi oggi come siamo? Siamo addormentati ? Siamo ancora nella condizione di bradipi umani?     E sì, questa è la nostra condizione ricorrente, di non essere vivi a sufficienza, di sopravvivere più che vivere, di galleggiare sulla superficie delle cose anziché immergerci nel profondo. E come se uno nuota sempre in superficie, al mare o al lago, e non scende mai in immersione, perdendo una quantità di opportunità, di risorse, di bellezze. Ecco Gesù attraverso i suoi  racconti vuole aprire la via a quella profondità che per lui è innanzitutto la presenza del Padre dei cieli, dell’amore creativo dalla cui parola, dalla cui azione continuamente scaturiscono bellezza, bontà, forza e vita  anche attraverso i passaggi drammatici dell’esistenza di ognuno. Questo in tempi come i nostri, a maggior ragione, richiede una parola chiara, figure profetiche, uomini e donne  profetici  radicati  in quella profondità che è l’amore del Padre, la giustizia, il senso di responsabilità rispetto al bene comune, la capacità di pagare di persona,  quando si tratta di dire la verità. Uomini e donne che sono in grado di poter portare frutto ed essere nutrienti  per il contesto civile. Abbiamo, quindi bisogno di profeti dentro e fuori la chiesa, uomini e donne secondo il cuore di Dio.

 

C. Uno dei capitoli del libro parla di una “terapia dello sguardo”, in cosa consiste?

A. L’idea di fondo è che ognuno di noi può lavorare sul mondo agendo su se stesso; l’unica reale chiave di accesso alla conversione del mondo, l’unico modo di metter mano alla situazione della storia è di lavorare su noi stessi. Quando cerchiamo di lavorare sugli altri, anche con le migliori intenzioni, in realtà scateniamo conflitti. Ognuno deve lavorare sul proprio sguardo, perché lo sguardo è una soglia essenziale per il rapporto con il mondo, con la storia; dal mio sguardo dipendono un mucchio di cose, dipende la relazione con le persone. Quindi il capitolo sulla terapia dello sguardo inquadra l’incontro tra Gesù e Simone il fariseo; quest’ultimo vede avvicinarsi a Gesù una donna, notoriamente peccatrice, che gli bacia i piedi, li bagna con le sue lacrime e li asciuga con i capelli. Gesti scandalosi perché chiamano in causa i modi abituali con i quali la prostituta corteggia il suo avventore. E, però, sono i gesti che la donna conosce per esprimere la sua gratitudine, il suo affetto al Maestro; evidentemente per un incontro che c’è già stato tra loro due ma che i vangeli non raccontano. E, quindi, Simone rimane scandalizzato e, in cuor suo, pensa che se costui fosse un profeta saprebbe da che genere di donna viene toccato e, invece, non se ne rende conto. Ma Gesù che intuisce ciò che Simone sta pensando gli racconta la parabola dei due debitori. Ci sono due debitori: uno deve 50 denari, l’altro 500. Il creditore, dato che nessuno dei due può restituire il dovuto, condona il debito ad entrambi. Chi dei due sarà più grato? Chi lo amerà di più?Questa la domanda che Gesù pone a Simone che risponde: evidentemente quello che ha avuto un condono più grande. Gesù prende lo spunto da ciò per accompagnare Simone dentro uno sguardo diverso verso questa donna. Vedi lei – dice Gesù – si è sentita molto amata e, quindi, sta esprimendo con gesti debordanti il suo amore nei suoi confronti. Quello a cui stai assistendo è una celebrazione dell’amore, della gratitudine. Il tuo sguardo, invece, si sclerotizza su un giudizio morale che ti impedisce di riconoscere la profondità di quello che sta avvenendo. Devi cambiare lo sguardo perché non stai vedendo veramente questa donna ma soltanto una etichetta, quella che le hai appiccicato addosso, quella di prostituta, di persona di malaffare. Non riconosci il travaglio di un mondo che si sta aprendo e sciogliendo di fronte all’amore e che lei esprime con la gratitudine. Ecco cosa fa Gesù. Raccontando quella storia sta cercando di accompagnare lo sguardo indurito di Simone dentro una dimensione diversa, quella del riconoscimento del fatto che Dio è all’opera nel cuore della donna. Allora “terapia dello sguardo” vuole dire che Gesù racconta al bradipo Simone atrofizzato nei suoi sensi, anche morali, la sua storia per destarlo alla vita. Ascoltare oggi le parabole di Gesù, come altre grandi pagine della letteratura universale, cristiana e non, quelle che accompagnano interiormente a riconoscere il mistero dell’essere dell’uomo, può essere una straordinaria, essenziale terapia per lo sguardo, per il cuore, per imparare a stare al mondo in modo più consapevole, più libero rispetto a quello a cui siamo abituati.

 

C. C’è un filo conduttore che lega le sue opere e che sta nella sua grande capacità, che è anche vocazione, di fare circolare la parola di Dio in modo efficace e coinvolgente. Sta pensando al prossimo libro?

A. Si, con un bravo illustratore che conosce i miei primi lavori siamo in fase di elaborazione di una idea. Stiamo pensando ad un libro illustrato sulla figura di Gesù dove l’immagine sposi e interpreti la parola. Ma ci stiamo ancora lavorando.

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