Crisi genitoriale nell’era digitale genera violenza (di Francesco Panasci)

Distrazione, tecnologia e mancanza di dialogo: il difficile ruolo dei genitori e delle scuole di fronte al degrado sociale dei giovani

Crisi Genitoriale: tra distrazione tecnologica e violenza giovanile. Un’analisi del fallimento del sistema familiare e del difficile ruolo della scuola.

 

Genitori: il mestiere più difficile del mondo

9 settembre 2024

Essere genitori è sempre stato un compito arduo, ma oggi più che mai si è trasformato nel mestiere più difficile del mondo. Viviamo in una società che sembra aver perso l’equilibrio, in cui i giovanissimi, quelli che vanno dai 10 ai 17 anni, sono sempre più coinvolti in episodi di violenza, marginalizzazione e isolamento. Episodi che ci spingono a riflettere su cosa non stia funzionando all’interno della nostra comunità e, più specificamente, all’interno del nucleo familiare.

Un dato evidente è l’ascesa di fenomeni come le gang giovanili, un tempo associate a contesti lontani dal nostro, ma che oggi sono diventate una triste realtà anche nelle nostre città. Gruppi come la famigerata RB Gang seminano il panico, approfittando di un vuoto legislativo che non riesce a tenere il passo con le nuove dinamiche sociali. Ma il problema va oltre la mancanza di leggi. Alla base di tutto, c’è una crisi del sistema familiare.

I genitori, spesso inconsapevolmente, sono distratti. Distratti dal lavoro, dalle pressioni economiche, dal continuo rincorrere un’idea di successo sociale che ci è stata imposta. Ma c’è di più: sono distratti dalla tecnologia, dallo smartphone, quel dispositivo che ha invaso le nostre vite e che, paradossalmente, ci allontana dalle persone che amiamo di più. In questo contesto, i figli vengono lasciati soli, spesso educati più da uno schermo che da una figura di riferimento.

La mancanza di supervisione e di dialogo ha gravi conseguenze. Oggi vediamo giovani che trovano nel coltello la loro arma di difesa, lo strumento con cui impongono il proprio potere in una gerarchia sociale malata. Episodi di aggressioni tra coetanei, contro insegnanti e persino contro i propri genitori stanno diventando all’ordine del giorno. Basti pensare alla tragica vicenda del 17enne che ha accoltellato suo fratellino di 12 anni e i suoi genitori, sterminando la sua famiglia. Un atto che racchiude in sé l’apice della disgregazione familiare e sociale.

A tutto questo sembra non esserci spiegazione?!

Ma c’è un’altra dinamica preoccupante che si aggiunge a questo scenario: i genitori che, invece di fare i genitori, si schierano contro gli insegnanti. Molto spesso, quando la scuola si fa carico di segnalare comportamenti preoccupanti nei giovani, questi genitori, invece di riconoscere le difficoltà dei propri figli, attaccano gli insegnanti, accusandoli di non capire i loro ragazzi o, peggio, mettendo in dubbio la qualità del lavoro svolto. Difendono persino l’indifendibile, rifiutando di confrontarsi con la realtà e proteggendo i figli da ogni tipo di critica costruttiva.

Il caso di cronaca che ha colpito l’intera nazione è emblematico di questo fenomeno. Ricordiamo tutti la triste storia del giovane musicista Giovanbattista Cutolo, ucciso a Napoli il 31 agosto 2024. Il comportamento della madre dell’assassino, che durante la diretta su TikTok inneggiava al “supereremo anche questo”, ha fatto emergere un grado di degrado sociale e ignoranza che va ben oltre la cattiveria del singolo atto. Invece di riconoscere la gravità del gesto compiuto dal figlio, si è cercato di giustificare l’ingiustificabile, senza alcun rispetto per la vita spezzata né per il dolore inflitto.

Questa vicenda, oltre a rappresentare un caso di cronaca nera, è il riflesso di una società in cui la responsabilità genitoriale è spesso abdicata in favore della difesa cieca, dell’orgoglio mal riposto e dell’incapacità di fare autocritica. Dobbiamo chiederci: quanta ignoranza e quanto degrado sociale nascondono queste dinamiche familiari, dove la mancanza di educazione e consapevolezza porta a tragiche conseguenze? È qui che il fallimento del sistema familiare diventa evidente, con genitori incapaci di trasmettere i valori fondamentali della convivenza civile, del rispetto e dell’assunzione di responsabilità.

Questo atteggiamento crea una frattura tra famiglia e scuola, due pilastri fondamentali nell’educazione dei giovani. E mentre le scuole cercano di fare di più, di assumere responsabilità che vanno oltre il loro mandato naturale, si trovano a dover gestire non solo l’educazione accademica, ma anche problematiche sociali e comportamentali che richiederebbero un sostegno familiare costante. Le scuole sono ormai sovraccariche di compiti e responsabilità che non dovrebbero ricadere solo su di loro.

La famiglia deve tornare al centro. Deve riprendere il proprio ruolo, tornare a essere il pilastro fondamentale di una società sana. È un obbligo morale. I genitori devono essere presenti, vigilare, ascoltare, guidare. Invece, troppo spesso li vediamo anch’essi intrappolati nelle dinamiche dei social media, intenti a curare le proprie vite digitali, a inseguire l’apparenza perfetta, a raccontare porzioni di vita filtrate e costruite.

Fare il genitore non è mai stato facile, ma oggi sembra quasi che ci si sia dimenticati di quanto sia importante farlo con dedizione. Non possiamo permetterci di perdere la nuova generazione per distrazione. La sfida è grande, ma è una sfida che dobbiamo affrontare per il bene dei nostri figli e del nostro futuro.

I governi, a tutti i livelli, devono agire con urgenza e responsabilità per fronteggiare questa crisi che mina le fondamenta della nostra società. È indispensabile che la politica sia coesa e unita nello sviluppare soluzioni concrete, mettendo al centro le famiglie, l’educazione e il futuro dei nostri giovani. Il tempo non è nostro alleato: dobbiamo agire ora, prima che sia troppo tardi.

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