Banche: Fabi, coinvolgerle in rilancio edilizia scolastica Tassi agevolati o fondo perduto, in cambio deduzioni fiscali

 


Coinvolgere le banche, con stanziamenti a fondo perduto o finanziamenti a tasso agevolato da affiancare eventualmente a contributi pubblici, per rilanciare l’edilizia scolastica in tutto il territorio italiano puntando su sicurezza, sostenibilità e innovazione didattica. L’obiettivo è risolvere, grazie a speciali erogazioni degli istituti di credito, uno dei principali problemi della scuola del nostro Paese, mettendo in sicurezza i 40.000 edifici esistenti e costruendone nuovi, laddove necessario. È la richiesta avanzata dalla Fabi che propone all’Abi di dare la propria disponibilità a convocare con urgenza un tavolo di lavoro e iniziare, immediatamente, il dialogo fra tutti i soggetti interessati. In cambio del supporto finanziario – secondo alcune stime servono circa 200 miliardi di euro – il governo potrebbe concedere alle banche coinvolte agevolazioni tributarie, a esempio sotto forma di deduzioni fiscali, da discutere, assieme a tutto il progetto di rilancio delle scuole italiane, nell’ambito di un comitato ad hoc a cui far partecipare i ministeri competenti, le amministrazioni pubbliche territoriali, i vertici dei gruppi bancari e le associazioni di categoria. I finanziamenti agli enti statali e alle amministrazioni locali interessati (comuni, province, città metropolitane) andrebbero accompagnati da un piano diretto a un drastico snellimento della burocrazia in questo ambito.
«Le banche gestiscono sui territori, guadagnandoci, oltre 4.000 miliardi di euro di risparmi delle famiglie italiane: hanno, quindi, il dovere morale di investire sui giovani e sul futuro del nostro Paese. Quello degli edifici scolastici italiani è un problema serissimo del nostro Paese, c’è una carenza strutturale, sia sul piano della sicurezza di quelli esistenti sia perché mancano spazi adeguati e innovativi per la didattica degli alunni. La nostra idea è volta a individuare le risorse finanziarie necessarie per un progetto di ampio respiro di cui beneficerebbe l’intero sistema-Paese. Per le banche sarebbe l’occasione di dare un contributo sociale di altissimo livello, mettendosi al servizio della comunità» commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «Spendere denaro nella scuola e nell’istruzione è il modo più intelligente e lungimirante per guardare al progresso del Paese, investendo sul futuro delle nostre figlie e dei nostri figli» aggiunge Sileoni.

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PIÙ EDUCAZIONE FINANZIARIA SUI BANCHI DI SCUOLA
L’iniziativa sull’edilizia scolastica potrebbe essere affiancata da un importante progetto sull’educazione finanziaria, in modo da formare e informare tutti gli studenti delle scuole italiane, sin dai primi livelli d’istruzione, sul mondo dell’economia, del risparmio e della finanza. «L’educazione finanziaria programmata in maniera accurata e abbinata alla formazione didattica degli studenti sarebbe un segnale di modernità del Paese. Alcune iniziative in questo senso esistono, ma un ruolo strutturale assegnato al settore bancario – che potrebbe mettere in campo la competenza e la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori bancari – potrebbe rappresentare un salto di qualità in questo ambito e, come sindacato, siamo pronti a fare la nostra parte» osserva il segretario generale della Fabi.
IN ITALIA 39.079 EDIFICI, MA DUE SU TRE HANNO PIÙ DI 40 ANNI
Gli edifici scolastici, in Italia, secondo l’Anagrafe per l’edilizia scolastica, sono 39.079: di questi, 170 sono istituti omnicomprensivi, 32.286 appartengono alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione (scuole elementari e medie; 6.889 sono istituti comprensivi), mentre i restanti 6.623 sono edifici per le scuole del secondo ciclo dell’istruzione (licei, istituti tecnici, istituti professionali, istituti superiori). Sul totale di quasi 40.000 edifici, più di due su tre sono stati costruiti prima del 1980: ne consegue che la maggior parte del patrimonio edilizio ha oltre 40 anni di vita. Una situazione che comporta l’individuazione di problemi assai rilevanti: in taluni casi, secondo alcune ricerche pubbliche (Fondazione Agnelli), sono stati rilevati difetti alle strutture portanti, ai solai, alle coperture. Oltre ai problemi delle strutture esistenti, si pone l’esigenza di ammodernare gli spazi comuni, di realizzare cosiddette aule tematiche, di accrescere i laboratori: tutto ciò al fine di migliorare l’offerta formativa e quindi la didattica, con risultati positivi sul livello di istruzione dei giovani. L’ammodernamento delle strutture esistenti, peraltro, può produrre importanti effetti postivi sul fronte dei costi, a cominciare da quelli energetici.
I COSTI: PER RISTRUTTURARE SERVON0 FINO A 1.665 EURO AL METRO QUADRATO
La spesa per una nuova costruzione, secondo le banche dati delle regioni sui costi standard, è di 2,64 milioni di euro per un edificio di media dimensione (2.474 metri quadrati), pari a 1.069 euro al metro quadrato. Il costo al metro quadrato per interventi di sostituzione edilizia (demolizione e ricostruzione) sale a 1.149 euro al metro per un totale di 1,53 milioni nel caso di un edificio di 1.374 metri quadrati. I valori sono suscettibili di variazioni rilevanti secondo le differenti classi energetiche degli edifici: per semplici ristrutturazioni di edifici di classe energetica A1-A2, i livelli più alti, si passa dai 1.412 euro per una scuola dell’infanzia fino a 1.536 euro per una scuola primaria e a 1.665 euro per una scuola secondaria. Il fabbisogno complessivo stimato è pari a circa 200 miliardi di euro.
LA PRESENZA DEGLI ISTITUTI DI CREDITO SUL TERRITORIO
Il ruolo delle banche, rispetto ai finanziamenti e agli stanziamenti finalizzati all’edilizia scolastica, potrebbe essere proporzionato alla presenza territoriale, anche per rinsaldare il fondamentale legame degli stessi istituti di credito con i territori, con le imprese, con le famiglie. In Italia (dati aggiornati a dicembre 2019) operano complessivamente 485 banche attraverso 24.311 sportelli sparsi in tutta Italia. Di questi, 1.981 sono in Piemonte, 79 in Valle d’Aosta, 4.814 in Lombardia, 677 in Liguria, 753 in Trentino-Alto Adige, 2.421 in Veneto, 673 in Friuli Venezia Giulia, 2.509 in Emilia Romagna, 1.825 in Toscana, 407 in Umbria, 813 nelle Marche, 2.045 nel Lazio, 526 in Abruzzo, 100 in Molise, 1.248 in Campania, 1.077 in Puglia, 204 in Basilicata, 386 in Calabria, 1.228 in Sicilia, 545 in Sardegna.

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