Palermo, 16 maggio- Il giudice Davide Romeo del Tribunale di Palermo, con un’ordinanza comunicata lo scorso 12 aprile ha condannato il Comune di Palermo al pagamento di oltre 50 mila euro di danni, oltre a circa 15 mila euro di spese legali.
La vicenda risale ad agosto 2018, quando una villa di una palermitana subiva enormi danni a causa delle precipitazioni: l’acqua invase tutte le strade intorno all’abitazione fino a raggiungere l’interno della casa, costringendo a scappare una coppia di inquilini che vi abitavano assieme al figlio di appena pochi giorni di vita.
Essendo divenuta la villa del tutto ed essendo andati distrutti quasi tutti gli arredi, l’inquilino pose fine al contratto di locazione, la cui durata era di cinque anni.
La proprietà ha fatto quindi ricorso al Presidente del Tribunale di Palermo e, assistita da Alessandro Palmigiano e Mattia Vitale, dello Studio legale Palmigiano e Associati, hanno nominato un consulente d’ufficio che potesse accertare i danni prodotti dall’allagamento. Dalla perizia emerse quanto già accertato dal consulente di parte, ossia “l’insufficiente capacità di smaltimento delle acque per tramite della rete di canalizzazione delle acque del Comune”.
Nel 2021 è quindi iniziata una causa per il risarcimento dei danni, sempre grazie all’assistenza di Palmigiano e Associati, con una richiesta di risarcimento di oltre 50 mila euro. Infatti, oltre ai danni all’immobile, agli arredi ed agli elettrodomestici, c’erano le somme che la proprietaria aveva dovuto corrispondere anche all’affittuario per i suoi mobili andati in rovina e gli interventi fatti per scongiurare nuovi allagamenti, visto che il Comune non si era attivato. La proprietaria, di fronte al fatto che il Comune di Palermo non ha mai provveduto a realizzare alcun intervento per evitare il verificarsi nuovamente della situazione, dopo gli allagamenti dell’agosto 2018, decise di effettuare – a proprie spese – dei lavori consistenti nell’installazione di nuovi sistemi di accumulo delle acque meteoriche, con 2 pompe sommerse in grado di convogliare l’acqua all’esterno della villa. Tale intervento ha consentito di far fronte, temporaneamente, all’evento perché permette di portare l’acqua fuori dalla villa evitando l’allagamento interno. Ma è rimasto il problema del sottodimensionamento della fognatura comunale.
L’inerzia della pubblica amministrazione non può gravare sui cittadini che, anche dopo alcune sentenze, continua a non porre rimedio a situazione per le quali ha uno specifico obbligo di vigilanza. – Ha dichiarato Alessandro Palmigiano, Managing Partner di Palmigiano e Associati. “Auspico che il caso serva da monito per una programmazione delle opere fognarie necessarie affinché vicende simili non si verifichino ancora, con costi altissimi per tutti noi cittadini”.
Con Ordinanza comunicata il 12 aprile 2023, il Tribunale di Palermo ha condannato il Comune di Palermo dei danni e delle spese legali. Il Giudice, infatti, accogliendo la tesi di Palmigiano e Associati, si è espresso in questo modo: “nell’ottica dell’art. 2051 del codice civile è la P.A., “custode” della cosa è il soggetto che su di essa eserciti l’effettivo potere materiale” e che l’imputazione di responsabilità che la citata disposizione opera in via presuntiva, invero, muove proprio dalla considerazione che la produzione di un evento pregiudizievole oggettivamente riconducibile ad una “cosa”, in quanto espressione delle sue potenzialità dannose, è fatto che solo chi sulla cosa medesima eserciti – “effettivamente‟ – i poteri di vigilanza può evitare, con l’adozione delle misure idonee a neutralizzare le suddette potenzialità, sicché, laddove l’evento si verifichi, può presumersi che tali poteri di vigilanza non siano stati diligentemente esercitati”.