Mentre il Presidente Joe Biden rispettava la scadenza per ritirare le forze armate americane fuori dall’Afghanistan, è stato criticato per aver lasciato nel corso dell’evacuazione i soldati K-9″, un gioco di parole in inglese “ca-nine”, i cani addestrati per affiancare le truppe americane nelle operazioni in Afghanistan, utilizzati per cercare esplosivi e droga, trovare criminali, proteggendo i loro accompagnatori. Cani e militari sono stati a lungo associati tra loro e l’Esercito degli Stati Uniti non fa eccezione.
Tali collaborazioni hanno tradizionalmente incluso sia la compagnia che il lavoro correlato alla missione sia per gli umani che per i cani, ma è stato solo durante la seconda guerra mondiale che questa partnership è diventata ufficiale. La foto postata su Twitter dal gruppo Veteran sheepdogs of America, ha fatto il giro dei social network inasprendo la polemica secondo cui l’amministrazione Biden avrebbe lasciato questi animali a morire in Afghanistan. Una foto virale di cucce per cani di fronte a un malconcio elicottero americano ha suscitato indignazione tra gli amici degli animali.
Associazioni animaliste come American Humane, l’organizzazione umanitaria impegnata da più di cento anni nella salvaguardia degli animali militari, hanno respinto qualsiasi distinzione tra lo status di cani a contratto e quello militare invitando il Congresso americano a iniziare a classificare i cani a contratto nello stesso modo per i cani militari. “Questi cani coraggiosi svolgono lo stesso lavoro pericoloso e salvavita dei nostri cani militari. Meritano un destino migliore di quello a cui sono stati condannati”, – ha denunciato in una nota il Dr. Robin R. Ganzert, presidente e CEO di American Humane. – “Ci disgusta restare seduti a guardare questi cani coraggiosi che valorosamente hanno servito il nostro Paese essere condannati a morte o peggio”.
Il governo federale ha affermato che i cani nella foto non lavoravano per i militari e che i K9 sono stati evacuati dal paese a metà agosto. Il Pentagono ha contestato queste affermazioni, assicurando ai cittadini di aver evacuato tutti gli animali che avevano lavorato con gli Stati Uniti durante le operazioni in Afghanistan. “L’Esercito degli Stati Uniti – ha twittato il portavoce del Pentagono John Kirby – non ha lasciato alcun cane in gabbia all’aeroporto internazionale di Hamid Karzai, compresi i cani da lavoro militari segnalati. Le foto che circolano online erano animali sotto la cura del Kabul Small Animal Rescue, non cani sotto la nostra protezione.” Diversi gruppi coinvolti nell’evacuazione dei cani hanno citato una serie di problematiche, tra cui voli charter falliti, disordini all’aeroporto e severi provvedimenti negli Stati Uniti.
C’è anche chi non ha voluto lasciare Kabul senza salvare i suoi collaboratori e gli animali di cui si prendeva cura. Protagonista di questa storia è Pen Farthing, un ex soldato britannico del Royal Marine Commando e fondatore dell’organizzazione benefica Nowzad. Un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Kabul che si è occupata da anni di un rifugio con 140 cani, 60 gatti, 12 asini, due cavalli, una capra, un toro e uno staff di 24 persone che si occupava della salute dei loro ospiti. Nei giorni ha promosso la l'”Operation Ark”. Con evidente riferimento alla famosa arca biblica di Noè, il suo obiettivo è stato quello di raccogliere circa 200 mila sterline e noleggiare un aereo civile, un B 737, per trasferire fuori dal paese tutti gli animali. L’Operazione Arca è andata a buon fine anche se dare la priorità di agli animali, quando ancora tante persone si trovavano in pericolo di vita, ha incontrato non poche critiche. Anche perché il suo staff e le loro famiglie, circa 70 persone, non hanno avuto il permesso di potersi imbarcare.
Fabio Gigante