Cade oggi, 30 giugno 2022, il 59° anniversario della “strage di Ciaculli”, uno dei primi sanguinosi eccidi perpetrati dalla mafia. Era il 30 giugno 1963, quando un’ Alfa Romeo Giulietta imbottita di tritolo esplose provocando la morte di sette uomini dello Stato tra artificieri dell’Esercito, Carabinieri e Poliziotti. Nell’esplosione, avvenuta in contrada Ciaculli a Palermo, rimasero uccisi il Maresciallo Pasquale Nuccio e il soldato Giorgio Ciacci dell’Esercito, il Tenente Mario Malausa, il Maresciallo Capo Calogero Vaccaro e gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli dei Carabinieri, il Maresciallo della Polizia Silvio Corrao.
L’autobomba era stata abbandonata davanti all’autorimessa del boss mafioso Giovanni Di Peri a Villabate, provocò il crollo del primo piano dello stabile ed uccise il custode Pietro Cannizzaro e il fornaio Giuseppe Tesauro. Poche ore dopo quest’ultimo attentato, a seguito di una telefonata alla questura di Palermo avvisante della presenza sospetta di un’ autovettura, una pattuglia dell’Arma dei Carabinieri, unitamente a un sottufficiale di Polizia in forza alla Squadra Mobile della Questura di Palermo, si recò a Ciaculli, rinvenendo la Giulietta abbandonata con le portiere aperte. Sospettando che si trattasse di un’autobomba venne chiamata una squadra di artificieri.
Questi ispezionarono l’auto e tagliarono la miccia di una bombola trovata all’interno e quindi dichiararono il cessato allarme. Tuttavia l’apertura del bagagliaio da parte del tenente Mario Malausa, comandante della tenenza di Roccella, causò l’esplosione della grande quantità di tritolo ivi contenuta.
Quest’anno, alla solenne cerimonia, iniziata con un breve tributo alla memoria e con la lettura delle motivazioni delle Medaglie d’Oro al Valor Civile a suo tempo concesse dal Presidente della Repubblica, hanno partecipato il Comandante Militare dell’Esercito in Sicilia Generale di Divisione Maurizio Angelo Scardino, insieme alle più alte cariche militari e civili della città, oltre a una rappresentanza dei familiari delle vittime e delle associazioni combattentistiche e d’Arma.
Fabio Gigante