Sui Canadair con le donne pilota
Tra gli equipaggi dei Canadair CL 415, gli aerei antincendio che in questi giorni contrastano i vasti incendi boschivi che stanno distruggendo migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea soprattutto al Sud, ci sono anche tre donne pilota, Marina Noberasco, Cristina Specia e Giulia Grigoletti, le uniche in Italia che lavorano presso la Babcock Italia, la più grande azienda al mondo che gestisce il servizio antincendio nazionale di proprietà dei Vigili del Fuoco.
La loro collega, Daniela De Gol, genovese, pilota in pensione e veterana di Canadair CL 415, con una grande passione per il volo, transitata ai comandi di B 767, con migliaia di ore di volo, ci racconta, quando era al comando degli aerei antincendio. “Era una sfida da accettare ed io dovevo avere la meglio, li sotto la gente non attendeva altro che il mio arrivo”.
Com.te Daniela De Gol, come ha iniziato a volare sui Canadair? “Nel mio caso Il reclutamento è stato casuale. Nel senso che negli anni 80 Susanna Agnelli introdusse i Canadair in Italia, dandoli in gestione ai militari. Però per l’Aeronautica i Canadair erano poco prestigiosi, dunque a seguito della protesta dei piloti militari gli aerei antincendio vennero affidati all’Alitalia (che fondò per l’occasione la società Sisam). Giusto in quel periodo la comunità europea dava fondi per la quota rosa e la Sisam pensò di reclutare 3 donne nei Canadair (in linea non c’era ancora nessuna altra donna), diventando così all’avanguardia”.
Inizialmente i piloti militari che avevano protestato per il volo “poco prestigioso” diedero le dimissioni dall’Aeronautica convertendo così il brevetto da militare a civile ed essere assunti in Sisam, dunque inizialmente erano quasi tutti militari, soltanto i secondi piloti erano civili come avviene attualmente. “L’addestramento è molto selettivo e specifico: almeno 6 mesi di voli – continua Daniela, – sia operativi sia di passaggio macchina. Occorre il brevetto di ATPL (Airline Transport Pilot License) e per il passaggio 30 ore di volo sul Canadair. Infine dopo l’abilitazione, per l’operativo, almeno una decina, se non di più , di voli sugli incendi come membro aggiunto”.
Per i piloti dei Canadair tutti gli interventi sono diversi, anche se la zona può essere la stessa. Ci sono diverse condizioni sia meteorologiche sia orografiche sia di luce. “Le insidie – precisa Daniela De Gol – sono molteplici, anche se sempre le stesse, mai uguali: bassa quota, bassa visibilità, soprattutto per gli ostacoli come i cavi dell’alta tensione, i tralicci, le teleferiche, poco visibili tra il fumo degli incendi; la bassa velocità, la turbolenza e sperare che l’aereo non abbia avaria improvvisa, altrimenti gestione dell’avaria, tipo piantata motore, perdita contatto radio, perdita di qualche impianto, non chiusura dei portelloni”.
L’azione di contrasto agli incendi boschivi sul territorio nazionale è affidato ai Vigili del Fuoco che quest’anno hanno messo in campo una flotta di 15 Canadair CL415 e 4 elicotteri Erickson S64F ai quali si aggiungono, in caso di situazioni estremamente critiche, 12 elicotteri dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco.
I Canadair vengono allertati dopo che le squadre di terra, coordinate dalle Regioni, hanno verificato che l’estensione dell’incendio è troppo esteso ed il loro intervento è insufficiente, a questo punto interviene il DOS, il Direttore Operazioni di Spegnimento che chiede di far intervenire i Canadair. Riscontrato a loro volta che l’incendio è troppo esteso vengono richiesti al Centro Operativo Aereo Unificato con sede a Roma l’intervento della flotta aerea dello Stato.
Dal momento in cui viene diramato l’allarme incendio al decollo trascorrono non più di 30 minuti. “Raggiunto l’incendio, – chiarisce il Com.te Daniela De Gol, – viene fatto un volo di ricognizione della zona di intervento valutando la direzione e l’intensità del vento in cui avanza e le aree che potrebbero essere attraversate. La procedura di carico e scarico acqua è standard. Il carico deve essere fatto in laghi ricogniti (ci sono delle tabelle di descrizione di tutti i possibili laghi italiani a bordo) oppure in mare alla velocità di circa 80kt, circa 150 km/h, ali livellate e parallelamente alle onde lunghe oppure controvento (dunque cresta su cresta) se il vento fosse forte (max 30kt, circa 50 km/h). Ma resta sempre a discrezione decidere dove e come rifornirsi d’acqua… Poi lo scarico di 6 mila litri d’acqua in dodici secondi, praticamente una bomba d’acqua, ad una velocità di 100kt, circa 190 km/h e una quota di 100ft, 30 m., e via di scampo libera, in discesa”.
Se tra la fonte idrica e l’incendio c’è un minuto e mezzo, i piloti sono al massimo operativo e si rischia di non spegnerlo. Con virate strette, quasi a coltello, quelle che, se non sei allenato, ti fanno girare la testa. Questo è il lavoro dei piloti di Canadair.
Foto d’apertura concessa grazie ad Alfredo La Marca