Referendum bocciato: la Corte Costituzionale stoppa l’abrogazione della Legge sull’Autonomia Differenziata
La Consulta ha dichiarato inammissibile il quesito referendario delle opposizioni: cosa succede ora?
Bocciato il referendum delle opposizioni contro la Legge sull’Autonomia Differenziata
La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo sulla Legge 26 giugno 2024, n. 86, voluto dalle opposizioni, dai sindacati e da numerose associazioni per cancellare le norme sull’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.
La decisione è stata presa il 20 gennaio 2025, come comunicato dall’Ufficio stampa della Corte Costituzionale. Secondo la Consulta, il quesito referendario non risultava chiaro e avrebbe comportato una scelta che incide direttamente sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, materia che può essere modificata solo attraverso una revisione costituzionale.
Chi ha promosso il referendum
Il referendum era stato promosso da un ampio Comitato composto da 34 sigle, tra cui tutti i partiti di opposizione (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, Italia Viva, +Europa, Rifondazione Comunista), i sindacati (CGIL, UIL) e associazioni come ANPI, ARCI e WWF. Il quesito chiedeva l’abrogazione totale della legge, con la seguente formula:
“Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’?”
Il testo della norma prevedeva un meccanismo per il trasferimento di competenze alle Regioni a statuto ordinario su diverse materie, tra cui istruzione, sanità, trasporti e ambiente.
La sentenza della Corte Costituzionale
Secondo la Corte, il quesito referendario avrebbe modificato sostanzialmente il sistema di autonomia previsto dalla Costituzione, con conseguenze tali da rendere necessaria una revisione costituzionale e non un semplice referendum abrogativo.
Inoltre, la Consulta ha ritenuto che il quesito fosse poco chiaro e non permettesse agli elettori di esprimere una scelta consapevole. La sentenza completa sarà depositata nei prossimi giorni.
Prospettive future
La bocciatura del referendum chiude la strada alla consultazione popolare, ma non mette fine al dibattito politico. Le opposizioni potrebbero ora tentare altre strade, come l’avvio di una proposta di riforma costituzionale o iniziative parlamentari per modificare la legge.
Nel frattempo, alcune Regioni, tra cui Puglia, Toscana, Campania e Sardegna, hanno già presentato ricorsi alla Corte Costituzionale per contestare la legittimità della legge n. 86 del 2024. L’esito di questi ricorsi potrebbe influenzare l’applicazione del provvedimento.
Nei prossimi mesi, il tema dell’autonomia differenziata continuerà a essere al centro del confronto politico, con manifestazioni, campagne informative e pressioni da parte delle Regioni e delle forze politiche.
Resta da vedere se il Governo proporrà modifiche per attenuare le critiche o se si arriverà a un nuovo scontro istituzionale tra Stato e Regioni.
Per approfondimenti, è possibile consultare il testo ufficiale della proposta referendaria e la decisione della Corte Costituzionale.