Pressione migratoria sul Mediterraneo: l’Italia tra crisi umanitaria e sfide di sicurezza
Allarme sul Mediterraneo centrale e la non risposta Europea
Un’ondata senza precedenti di arrivi mette a dura prova gli hotspot ei sistemi d’accoglienza italiani, mentre Frontex prevede ulteriori sfide. Come sta rispondendo l’Europa?
Pressione Migratoria sul Mediterraneo: L’Italia tra Crisi Umanitaria e Sfide di Sicurezza
In un drammatico aumento senza precedenti, oltre 7.000 migranti irregolari hanno raggiunto le coste di Lampedusa in meno di 48 ore, mettendo sotto pressione un’isola che può ospitare solo 400 persone nel suo hotspot. La situazione ha acceso i riflettori sulla debolezza dell’Italia e su quello che molti sono un “tradimento” da parte dell’Unione Europea, che sembra aver lasciato il Paese da solo di fronte a questa crisi umanitaria.
L’arrivo in massa di quasi un centinaio di barchini suggerisce un disegno criminale coordinato contro l’Italia, alimentando ulteriormente i timori sulla sicurezza nazionale. L’accordo migratorio con la Tunisia appare inefficace, gettando ombre su possibili soluzioni a livello europeo.
Non è iperbolico parlare di “invasione”: i dati più recenti di Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, rivelano che gli attraversamenti irregolari sulla rotta del Mediterraneo centrale sono stati di 114.265 persone nei primi otto mesi del 2023, segnando un aumento del 96% rispetto all’anno precedente. Si tratta del numero più alto dal 2016.
Il mese di agosto ha visto 25.152 arrivi irregolari su questo rotta, rappresentando quasi la metà dei 56.900 casi registrati in tutta Europa. A livello continentale, il numero totale di attraversamenti irregolari ha raggiunto un record di 232.500, in aumento del 18% rispetto all’anno scorso. Frontex attribuisce principalmente questo incremento all’ondata di arrivi nel Mediterraneo centrale.
Con 2.235 persone dichiarate disperse in seguito a naufragi, secondo dati dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), la crisi in corso non è solo un disastro politico, ma una tragedia umanitaria che chiama in causa la solidarietà e l’integrazione europea.
La situazione critica degli hotspot sovraffollati e dei sistemi d’accoglienza al limite della rottura sono diventati l’icona palpabile di un’emergenza che non dà tregua. Cronache eloquenti tratteggiano un quadro desolante, esacerbato da notizie di tragedie in mare che colpiscono l’opinione pubblica. E le prospettive future, lontane da essere rassicuranti, proiettano ombre inquietanti sulle coste italiane.
Frontex avverte: la pressione migratoria sul Mediterraneo centrale è destinata a persistere. In particolare, i trafficanti, in un clima di concorrenza criminale, stanno abbassando i prezzi per i trasporti dai litorali della Libia e della Tunisia. Una dinamica che rafforza le argomentazioni del governo Meloni, il quale ha costantemente evidenziato la correlazione tra sbarchi e tratta di esseri umani, sottolineando l’urgenza di affrontare il problema alla radice.
Nel contesto europeo, è interessante notare come gli arrivi su altre rotte migratorie siano in declino: il calo è del 5% sulla rotta dell’Africa occidentale e arriva fino al 19% sui Balcani occidentali. Quest’ultima via, la seconda più frequentata con oltre 70.550 rilevamenti nel periodo da gennaio ad agosto, ha visto un decrescimento significativo, attribuibile in gran parte a politiche più severe sui visti.
Nel Canale della Manica, i numeri parlano di circa 9.000 attraversamenti irregolari ad agosto, per un totale di 36.250 nei primi otto mesi del 2023, segnando un calo del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ma è il Mediterraneo centrale a rimanere il fulcro pulsante di una crisi che interroga l’Europa su valori e responsabilità.
C’è chi in sordina parla di un complotto contro il governo italiano a trazione centrodestra. Ovvero le sinistre europee in corsa per le elezioni sgambetterebbero quell’accordo tra Italia/EU e la Tunisia che ad oggi continua ad attendere i soldi promessi.