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Omicidio a Modena e polemica sul Decreto Cutro: bilancio tra solidarietà e sicurezza in Italia

Nigeriano sotto protezione speciale arrestato per omicidio: l’equilibrio tra solidarietà e la sicurezza che non c’è.

Il caso dell’omicidio commesso da un migrante con protezione speciale e la controversia sui salvataggi in mare mettono in luce la sfida della politica migratoria. Gli italiani sono sfiduciati

Nell’attuale clima sociale, in cui l’immigrazione e la sicurezza sono temi di costante discussione, il caso di Osayande Kingsley, il nigeriano recentemente arrestato per omicidio a Modena nonostante avesse ottenuto il permesso di soggiorno con protezione speciale, solleva interrogativi significativi sull’equilibrio tra solidarietà e sicurezza nella politica migratoria italiana.

L’episodio riaccende il dibattito sulle conseguenze delle decisioni che favoriscono l’accoglienza, pur in presenza di precedenti penali, e il ruolo della giustizia nel processo di regolarizzazione dei migranti.

L’attenzione è focalizzata sulla complessa vicenda di Kingsley, giunto in Italia attraverso una traversata via mare e che aveva inizialmente presentato domanda di protezione internazionale nel 2018 a Campobasso, subendo però un rigetto a causa della sua irreperibilità. Nel 2020, ha fatto un secondo tentativo di richiesta, che è stato nuovamente respinto dalla commissione territoriale di Bologna.

Tuttavia, ciò che solleva domande è il fatto che, come rivelato dalle fonti giudiziarie, Kingsley è riuscito a beneficiare del diritto di presentare un ricorso contro la decisione, ottenendo così lo status di richiedente asilo e diventando formalmente regolare nel paese fino alla pronuncia definitiva. È in questo contesto che il giudice, nonostante i precedenti penali legati alla droga, ha concesso il permesso di soggiorno con protezione speciale a Kingsley, sottolineando la sua “capacità dimostrata di saper cogliere le occasioni di inserimento e di integrazione”.

Integrazione a cosa? Allo spaccio di droga e all’omicidio commesso?

Tale decisione suscita dubbi e preoccupazioni legittime. L’approccio che tende a favorire l’integrazione di individui vulnerabili è senza dubbio importante, ma l’elemento cruciale è l’equilibrio tra tale obiettivo e la sicurezza della società ospitante. L’incidente a Modena, come tantissimi altri, pone l’attenzione su come alcuni individui, malgrado precedenti penali, riescano a ottenere permessi di soggiorno che dovrebbero essere riservati a coloro che effettivamente meritano protezione.

La “protezione speciale” è un istituto che è stato oggetto di critiche e dibattiti negli ultimi tempi.

Le modifiche apportate dal decreto legislativo 130 del 2020 ne hanno ampliato notevolmente l’applicazione, ma il governo sta valutando ulteriori riforme per prevenire che soggetti socialmente pericolosi possano ottenere tali benefici. In particolare, si sta discutendo l’introduzione di criteri più rigorosi che escludano individui con precedenti penali gravi, come spaccio e altri reati.

La polemica attorno a casi come quello di Kingsley evidenzia una sfida cruciale per qualsiasi società: bilanciare la volontà di accoglienza e integrazione con la necessità di mantenere l’ordine e la sicurezza pubblica.

Quest’ultima in Italia sta venendo a mancare.

I dati lo dimostrano: oltre il 30 percento dei detenuti in ITALIA sono stranieri.

È imperativo che le decisioni in materia di immigrazione siano prese in modo ponderato e riflettuto, considerando attentamente il benessere della società (specie nei siti sensibili come  le stazioni delle grandi città)  nel suo complesso.

La segretaria Schlein, con la sua menzione del “reato di solidarietà”, possiamo dire che se n’è uscita con un’altra delle sue, che non guarda il Paese reale e con tali affermazioni offende l’intera nazione, che certamente ne subisce il fenomeno.

Ma andiamo al dunque:

il problema della leader del PD  e l’attacco al Presidente Meloni riguarda i Salvataggi in mare e le ONG e più precisamente  l’episodio recente che ha coinvolto la nave Sea-Eye 4 e le ONG attive nel soccorso dei migranti che secondo la Segretaria del PD sono “prese di mira” dal Governo che con le nuove restrizioni non permette loro un “produttivo lavoro”

La Schlein, senza pensare alle altre problematiche del Paese, incalza sul tema ONG, che a parer suo dovrebbero stare sopra ogni legge, ovvero libere di fare ciò che vogliono. Potremmo dire senza che nessuno si offenda  “dei veri fuori legge”.

Il Fatto

La multa di 3.000 euro e il fermo amministrativo inflitti alla Sea-Eye 4 a Salerno hanno scatenato le critiche di Schlein nei confronti del decreto Cutro, parte del codice di condotta per le ONG introdotto nel febbraio precedente. Schlein ha dichiarato che il decreto rappresenta “il reato di solidarietà” e ha sottolineato come le operazioni di salvataggio delle ONG siano state spesso richieste dalla Guardia Costiera italiana stessa.

La polemica si è fatta più intensa considerando che le ONG, attive nel soccorrere migranti in pericolo, si sono trovate spesso in conflitto con le nuove regole governative che mirano a limitare il numero di arrivi in Italia e a restringere la loro operatività.

La Sea-Eye 4, ad esempio, ha salvato 114 persone in tre operazioni di soccorso consecutive in acque libiche e maltesi, ma è stata multata proprio per aver violato il divieto di recuperi plurimi di migranti dopo aver indicato un porto di approdo in Italia, sempre in ITALIA.

In risposta a Schlein, la premier Giorgia Meloni ha difeso il governo sostenendo che il suo obiettivo è fermare i “viaggi della speranza” e le tragedie in mare.

Meloni ha sottolineato che agevolare l’immigrazione illegale e favorire la tratta di esseri umani, direttamente o indirettamente, non dovrebbero essere considerati atti di solidarietà e umanità. La leader di Fratelli d’Italia ha insistito sulla necessità di applicare leggi e principi che esistono da sempre in ogni Stato e che mirano a preservare l’ordine e la sicurezza nazionale.

La questione dei salvataggi in mare e dell’operato delle ONG rimane dunque un argomento di forte dibattito politico e sociale.

Da un lato, c’è l’appello alla solidarietà e al rispetto dei diritti umani, mentre dall’altro lato c’è la preoccupazione per la sicurezza nazionale e la regolamentazione dell’immigrazione. La ricerca di un equilibrio tra queste posizioni contrastanti resta un compito difficile per qualsiasi governo e per la società nel suo complesso.

Mentre la lotta contro la tratta di esseri umani e l’immigrazione illegale è indubbiamente importante, è altrettanto fondamentale garantire un trattamento umano e dignitoso a coloro che cercano rifugio e protezione, ma oltremodo si favorisce la tratta di schiavi. Un business importantissimo per le organizzazioni criminali.

Tuttavia la preoccupazione che talvolta è il desiderio di essere solidali non debba sacrificare la sicurezza e il benessere della comunità, che in questi ultimi anni, ha visto un crescita esponenziale di arresti di stranieri e di  morti ammazzati proprio da quest’ultimi, che malgrado siano stati salvati in mare, arrivano con tutt’altre intenzioni.

Tornando al caso di Kingsley si richiama l’attenzione sulla necessità di affrontare il tema dell’immigrazione e della protezione dei richiedenti asilo con un approccio diverso, si bilanciato ma basato su criteri chiari ed equi. La legge è legge e va rispettata da tutti.

I permessi speciali usati come escamotage per rimanere in ITALIA non è attuabile in questa modalità, il sistema va rivisto e corretto. La politica migratoria deve promuovere l’integrazione dei migranti che arrivino possibilmente in  modo regolare e rispettino le nostre leggi e i valori del paese ospitante,  solo così si potrà fare “ordine” e giustizia e garantendo al contempo la sicurezza di tutti i cittadini, che da tempo gridano al “non ce la facciamo più”.

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