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Movimento 5 Stelle: dall’utopia antisistema allo scontro interno tra Conte e Grillo

Evoluzione, crisi d’identità e tensioni interne: il MoVimento tra il pragmatismo di Conte e la visione originaria di Grillo

Il Movimento 5 Stelle: dal modello antisistema a partito tradizionale

Tra tensioni interne e crisi d’identità, come l’evoluzione politica ha trasformato il Movimento 5 Stelle

Nato come un progetto di rottura e rinnovamento, il Movimento 5 Stelle rappresentava una sfida diretta al sistema politico tradizionale italiano. Guidato dalla carismatica leadership di Beppe Grillo, il MoVimento si proponeva come una forza antisistema, capace di dare voce ai cittadini delusi dalla politica e di promuovere una democrazia più partecipativa, grazie anche all’uso pionieristico della tecnologia digitale.Oggi, a oltre un decennio dalla sua nascita, il Movimento 5 Stelle sembra aver abbandonato molte delle sue caratteristiche originarie per avvicinarsi progressivamente al modello politico standard dei partiti tradizionali. Questo percorso di trasformazione, pur garantendo una maggiore stabilità e un ruolo centrale nel governo del Paese, ha generato profonde tensioni interne e una crisi d’identità che ora rischia di compromettere la sua stessa esistenza.

L’idea originale: un MoVimento senza gerarchie

Quando Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio fondarono il Movimento 5 Stelle nel 2009, l’idea era quella di creare una realtà politica alternativa, che rifiutasse le logiche partitocratiche tradizionali. I principi fondamentali includevano:

  • Partecipazione diretta: Grazie alla piattaforma Rousseau, i cittadini potevano influire sulle decisioni politiche in tempo reale.
  • Anti-professionalismo: Nessuno doveva fare della politica una carriera, e i mandati parlamentari erano limitati.
  • Centralità delle tematiche ambientali e sociali: La lotta alla corruzione, l’economia circolare e la giustizia sociale erano i pilastri programmatici.

Il MoVimento si presentava come una risposta radicale a una classe politica percepita come distante e autoreferenziale, riscuotendo un successo clamoroso nelle elezioni del 2013 e raggiungendo il picco con il 32% alle politiche del 2018.

L’ingresso nelle istituzioni: l’inizio del cambiamento

Il passaggio dalla protesta al governo ha segnato una svolta decisiva. Entrato nelle stanze del potere, il Movimento 5 Stelle ha dovuto adattarsi alle logiche della politica istituzionale, stipulando alleanze prima impensabili, come quella con la Lega di Matteo Salvini nel 2018 e successivamente con il Partito Democratico nel 2019.

Con l’ingresso di Giuseppe Conte alla guida, il MoVimento ha adottato un approccio più pragmatico, focalizzandosi su riforme concrete e riducendo l’attenzione sulle battaglie simboliche che lo avevano caratterizzato nei primi anni. Questo cambiamento ha certamente rafforzato il peso politico del Movimento, ma ha anche sollevato critiche tra i suoi stessi sostenitori, che lo accusano di aver tradito gli ideali originari.

Un modello sempre più simile ai partiti tradizionali

La recente proposta di una Costituente per ridefinire il Movimento è solo l’ultimo segnale di un progressivo allineamento agli standard della politica tradizionale. Tra i principali cambiamenti si notano:

  • Strutture gerarchiche: Se in origine il MoVimento rifiutava la figura del leader unico, oggi Giuseppe Conte ne incarna pienamente il ruolo, con un potere decisionale centralizzato.
  • Stabilizzazione degli eletti: Il limite dei due mandati, una volta sacro, è stato parzialmente derogato, aprendo la strada a carriere politiche più durature.
  • Strategie elettorali tradizionali: Dalla comunicazione all’organizzazione interna, il MoVimento ha abbracciato dinamiche tipiche dei partiti storici, perdendo parte della sua unicità.

Un bivio esistenziale

Il Movimento 5 Stelle si trova ora di fronte a una scelta cruciale: continuare sulla strada dell’integrazione nel sistema politico, consolidando la leadership di Giuseppe Conte, oppure tentare di ritornare alle origini, con il rischio di frammentarsi ulteriormente.

Qualunque sia la direzione intrapresa, una cosa è certa: il MoVimento non è più quello degli esordi. Il percorso di trasformazione, pur inevitabile, ha sollevato interrogativi profondi sulla sua natura e sulla sua capacità di rappresentare un’alternativa credibile nel panorama politico italiano.

La lite tra Conte e Grillo: una spaccatura sempre più profonda

Il Movimento 5 Stelle è nuovamente scosso da tensioni interne, con il fondatore Beppe Grillo e il leader Giuseppe Conte ai ferri corti. Recentemente, Grillo ha richiesto la ripetizione del voto sulla Costituente, mettendo in discussione la gestione attuale del movimento e sollevando dubbi sulla leadership di Conte.

Questa richiesta, secondo Grillo, sarebbe motivata dalla necessità di garantire trasparenza e rappresentatività nei processi decisionali interni. Tuttavia, Conte ha interpretato questa mossa come un vero e proprio “tentativo di sabotaggio”, accusando Grillo di voler minare la stabilità del MoVimento in un momento già delicato.

La disputa riflette divergenze profonde tra due visioni del Movimento 5 Stelle: da un lato, Grillo sembra voler riportare il MoVimento alle sue origini antisistema; dall’altro, Conte sta lavorando per consolidare una forza politica più istituzionale e pragmatica.

Mentre Grillo vuole la testa di Conte e Conte cerca di tenersela stretta, le 5 Stelle sembrano ormai cadenti. Forse, invece di una Costituente, il Movimento dovrebbe rivolgersi a un astronomo: almeno per capire se c’è ancora qualche stella che brilla.

 

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