Mario Modestini: le mattanze culturali in Sicilia in una nuova stagione
Per Mario Modestini è sempre una “nuova stagione” (di Piero Longo)
I francesi direbbero “quattro volte venti più due”, noi diciamo invece più brutalmente “ottantadue” forse perché diamo più peso al tempo che passa inesorabile .
Per un musicista come Gregorio Mario Modestini però le “quattro primavere più due” ben portate sono invece la migliore risposta ai tempi musicali della sua opera di compositore che rinnova continuamente la sua creatività con fascinose partiture nelle quali trionfa la giovinezza di una sonorità che ha antiche radici e si rivolge alla contemporaneità confrontandosi senza temere e dominandoli tutti i generi di musica che il mondo contemporaneo sa esprimere.
Il compositore palermitano che si è formato a Palermo come strumentista alla chitarra e al liuto prima di trasferirsi in Germania e specializzarsi in “alta composizione” con il maestro Dieter Hofsteiner, raggiunse il successo proprio a Berlino dove fu acclamato nei locali di musica improntati alla lezione di Kurt Weil e del Vaudeville.
Tornato a Palermo e diplomatosi in composizione nel nostro Conservatorio ha continuato la sua attività di insegnante e di compositore inserendosi attivamente nella vita culturale di una città certamente diversa da Berlino e da quelle tedesche dove l’organizzazione della cultura gli aveva consentito di emergere, ma la qualità della sua musica, soprattutto per il teatro di matrice popolare gli fece incontrare la grande Rosa Balistreri per la quale orchestrò molte famose sue canzoni e gli aprì spazi di primo piano in opere come Buela, La Ballata del Sale e Bambulé scritte da Salvo Licata col quale condivise il successo al Teatro Biondo.
Erano gli anni nei quali Guicciardini dirigeva il giovane Teatro Stabile della città e dunque gli incontri con registi e attori di rilievo come Albertazzi, Scaparro, Gassaman, Giovangigli, Scaldati si susseguirono con raffinate messe in scena, come l’Ulisse di Alberto Savinio, e che gli commissionarono le musiche per i loro spettacoli di successo.
Intanto nel giro della cultura cittadina, il suo incontro (era il 1994) con il giovanissimo musicista e compositore Francesco Panasci, oggi giornalista e presidente della Casa editrice e discografica Panastudio, a lui darà l’esclusività di tutte le opere e il management artistico.
Modestini e Panasci si conobbero per il tramite dell’amicizia con il grande vocalist italo-americano Tony Compagno e a seguire con Enzo Randisi era il tempo della musica di Ellington, di Cole Porter, Sinatra e dei grandi del Jazz mentre le giovani cantatrici Jazz siciliane, che la città non valorizzava, portavano in scena a Londra e New York alcuni suoi lavori per voce solista e orchestra d’archi.
La sua nuova stagione della quarta primavera già iniziata alcuni anni fa ancora a Palermo, a Catania e a Roma con La Resurrezioni e si aprirà con una rivisitata ed integrata edizione dell’opera LE MATTANZE Saga & Cialome che andrà in scena nell’isola di Favignana nel prossimo mese di Luglio 2021 con il supporto dell’Assessorato Regionale Dei Beni Culturali e Ambientali a guida di Alberto Samonà e della Presidenza dell’ARS a guida di Gianfranco Miccichè, opera che è stata richiesta anche negli Emirati Arabi, Cina, USA e Mosca. Una tournee che finalmente certificherà l’intenzionalità delle opere del Maestro Modestini.
Le Mattanze è l’isola nell’isola emblema delle tonnare sin dall’antichità che i vasi greci e la pittura degli ottocentisti siciliani hanno affidato al colore e alla poesia.
Sigillo nella musica di Mario Modestini è la tendenza alla melodia e alla cantabilità, la necessità del richiamo alla voce umana che accoglie la parola per farne suono o raccoglie i suoni nella parola che suggerisce il canto che è quasi sempre presente in ogni sua composizione.
Il suo istinto alla classicità tonale sottende anche gli azzardi atonali e disfonici quando gli accostamenti al jazz o alla antica polifonia, diventano luoghi della sua ispirazione e dei ricercatori sempre in movimento di questo suo personalissimo linguaggio sapido di echi della tradizione siciliana sia di quella colta che di quella popolare.
Basti ricordare la famosa Ballata del Sale o la più recente Le Mattanze, la Lauda a Maria e, su un testo quattrocentesco di Marcu Di Grandi, La Resurressioni opere nelle quali proprio il canto e le intavolature di impronta polifonica che recuperano melodie di autori siciliani da Antonio il Verso a Sigismondo D’India.
Sono elementi portante e conduttori di raffinatissime partiture che il violoncello e la voce umana conducono al felice esito delle diverse variazioni del suo linguaggio che dai modi dell’antica musica greca ha ritrovato quella continuità impalpabile ma viva ancora nella musica contemporanea e nella tradizione classica secondo la sua sensibilità di compositore che si rispecchia nel sincretismo della cultura siciliana dove traspariscono tutte le esperienze qui elaborate a partire dai Cantigas de Santa Maria di Alfonso il Sabio giungendo fino alle cantate di Alessandro Scarlatti, autore quest’ultimo con il figlio Domenico, ritroviamo spesso echeggiare nelle sue riscritture e orchestrazioni come nel caso di alcune recenti opere ancora inedite come il Narciso.
Ritroviamo perciò nella coerenza di queste riscrittura quel filo sonoro che distingue la sua poetica di autore indipendente nel panorama omologante dell’odierno gusto minimalista.
“Molti musicisti del XX secolo, con in testa Igor Stravinsky, hanno dissestato la musica in generale non solo perché hanno forzato e portato agli eccessi le nozioni della tradizione, ma anche e soprattutto perché le hanno messe in discussione” ha risposto Mario Modestini all’intervistatore che gli chiedeva un suo giudizio sulla musica contemporanea; a me ha invece risposto con questi versi da lui scritti autorevolmente, come usa per molte sue composizioni, in questo caso dedicati appunto a Strawinsky: “Alla carriera di un libertino/poteva capitare di peggio…/quello di essere capito./Cuspidi di ottave ai Salmi/ sotto una docile ascesa/ di m-isteriche settime/ spingevi in cielo il carro di Elia/ Postavi in discesa il Frigio / che scorta ora Orfeo agli Inferì/”.
Negli ultimi anni l’Orchestra Sinfonica Siciliana ha eseguito le musiche di Mattanze, Federicea, Brooklyn Serenade, Gershwin Soirèe, Arabicula… di cui Modestini è appunto anche l’autore dei testi e con le edizioni Panastudio.
Il corposo catalogo Modestini meriterebbe una “giusta” attenzione anche dalle nostre istituzioni nazionali oltre che locali spesso cieche e impegnati a valorizzare “altro” e a secondo delle appartenenze…e mi piace ricordare tra le tante opere già edite Ouvertures, Fanfara Circus, Chorea Horcyna Polena, Thìaso, Intervallo Perduto e Resurrezioni.
Esiste anche una discografia che merita di essere commentata a parte magari per il prossimo lieto compleanno dei Quatre-vingt trois.
Lunga vita a Mario Modestini e alla sua musica che certamente non ha confini
Piero Longo