L’ingenuità di Emma Dante?
“Purtroppo non ho potuto partecipare al saggio conclusivo al Palazzo Riso perché mi era stata annunciata la presenza del neo assessore leghista ai Beni culturali Alberto Samonà per il quale nutro un unico desiderio, le dimissioni – scrive Emma Dante -Per questo motivo non volevo condividere con lui il mio lavoro, e o ho fatto un passo indietro. Credo sia importante prendere posizione nei confronti di chi dovrebbe rappresentare la cultura della nostra amata Sicilia ma ha dimostrato simpatie naziste”.
Una dichiarazione che ha sollevato polemiche e contradizioni. A partire dai social, croce e delizia dell’informazione quotidiana. C’è chi la paragona a Michele Apicella, interpretato dal grande Nanni Moretti. Che al telefono con l’amico Nicola si informa: “…Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”
Oppure frutto di una superficiale comunicazione, del Teatro Biondo che non ha informato la famosa regista Emma Dante, che la proprietà degli spazi usati per il saggio di fine triennio degli allievi attori, erano proprio dell’Assessorato guidato da leghista Alberto Samonà.
Si, perchè l’amministrazione del Teatro Biondo, chiese l’8 giugno 2020, l’utilizzo a titolo gratuito, dell’atrio del Museo regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Belmonte Riso. Senza pagare gli oneri previsti dalla Legge Ronchey, malgrado gli sponsor in bella vista nella locandina.
Altri ancora vociferano che per improrogabili impegni personali, la famosa regista Emma Dante, non sia riuscita ad arrivare in tempo sia alla prova generale di domenica 14 giugno, dove erano presenti tutti i familiari degli allievi, sia alla prima nazionale di lunedì 15 giugno.
Conservare un certo grado di ingenuità vorrebbe dire, etimologicamente, conservare ciò che è veramente onesto e degno di un essere umano, cioè conservare un tratto della propria umanità originaria, “primitiva”, non corrotta dalla società e dai suoi sistemi illegali e fuorvianti.
Ma quando è troppo, è troppo!