Le tradizioni di Palazzo Adriano nel giorno di San Martino.
Come ogni anno puntualmente l’11 novembre a Palazzo Adriano, comune montano della provincia di Palermo, ricorre in maniera esclusiva e particolare la festa di San Martino, una delle tante forme di solidarietà di origine balcanica: “I San Martini”.
Si tratta di una festa tipica del luogo che si celebra con la consegna da parte di amici e parenti di omaggi ai nuovi sposi per aiutarli a costituire una nuova famiglia. Le pentole, gli utensili e tutto quanto può essere utile per la conduzione della vita familiare, viene sistemato all’interno di cesti di canne adornati da tovaglie finemente ricamate ed arricchiti da fiori, frutta secca e dolciumi vari, e consegnato da bambini che girano per le vie del paese nelle case delle nuove famiglie. Qui, tutti i cesti (i “San Martini”) ricevuti vengono sistemati nella stanza più grande della casa ed esposti su dei pianali per essere poi oggetto di visita da parte di tutta la cittadinanza. Nel passato era tradizione che i genitori dello sposo regalavano il “mezzo arancio” (una caldaia di grandi dimensioni un tempo utilizzata per fare le conserve di pomodori) e quelli della sposa un braciere in rame per riscaldare le fredde notti invernali. Un elemento essenziale della festa di San Martino è la “Pitta” che costituisce un pane schiacciato a forma rotonda riportante dei simboli religiosi e dal significato bene augurale e che veniva preparato in occasione della festività.
Il pane, che fa parte anche della tradizione di altre regioni del sud Italia nella variante dolce, quasi certamente ha origine orientale richiamando la “pita greca” tuttora facente parte della cucina tradizionale del paese ellenico. Martino nacque a Sabaria Sicca in Ungheria, faceva parte delle truppe non combattenti dell’impero romano e garantiva l’ordine pubblico. Il suo compito era la ronda di notte e l’ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. Durante una di queste ronde avvenne l’episodio che gli cambiò la vita.
Nell’ inverno del 335 Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai suoi angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito”. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia. Dopo la sua conversione al cristianesimo, cominciò a dedicarsi a pieno alla causa della chiesa tanto da venire eletto vescovo di Tours e proseguire la sua missione di fede. Morì l’8 novembre del 397. Viene però ricordato l’11 novembre, data della sua sepoltura.
In epoca più recente la festa tradizionale si è trasformata nella festa della solidarietà in occasione della quale ai “San Martini” si sono affiancati degli eventi culturali di approfondimento dei valori della famiglia e della solidarietà; ovviamente, anche la natura dei doni che vengono offerti agli sposi è cambiata riguardando oggi elettrodomestici moderni. Inoltre su iniziativa della municipalità, la sera, in occasione della visita dei “San Martini”, viene omaggiato agli sposi un calco della “Pitta” a ricordo della giornata di San Martino. Oltre al pane “Pitta”, i dolci tipici della festa di “San Martino” sono: i “tetù”, la frutta di martorana e i panini di San Martino. Gli sposi la sera, dopo aver ricevuto i “San Martini”, invitano amici e parenti a vedere tutti i doni ricevuti, offrendo loro ceci, biscotti e bevande varie in segno di ringraziamento.
Fabio Gigante