“L’anatema” dell’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice ai candidati a sindaco di Palermo
(di Giulio Verro)
“L’anatema” dell’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice ai candidati a sindaco di Palermo
Ieri, 27 maggio alle ore 21:00, presso l’Istituto Don Bosco Ranchibile, l’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice ha incontrato i sei candidati a Sindaco della città in prossimità delle elezioni amministrative che si terranno il prossimo 12 giugno in concomitanza con i referendum sulla giustizia.
Mons. Corrado Lorefice ha descritto, senza molti indugi, una Palermo abbandonata, passando dalle buche nelle strade alle salme messe a deposito nel cimitero cittadino, dalle periferie degradate alle montagne di rifiuti, dagli asili alle scuole senza servizi e per finire ai monumenti deturpati. In sintesi, nella sua rappresentazione della città, nonostante non ha mai nominato l’uscente Sindaco Orlando, non ha risparmiato alcunché al medesimo che di contro, con arroganza autoreferenziale, nel fare il resoconto del suo mandato lo identifica con “Missione Compiuta”.
A seguire l’incontro – coordinato da Luigi Perollo, Direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali-Ufficio Stampa – con i candidati a Sindaco che hanno cercato di dare qualche risposta alla meno peggio e secondo le proprie esperienze e visioni ai problemi che attanagliano la città, come già enunciate anche in altre occasioni.
La rappresentazione è sempre la medesima, un Lo Monte visionario, un Miceli caricato dall’ingombrante Orlando, un Lagalla caricato anch’egli dai suoi compagni di viaggio, da un Ferrandelli ferrato sui problemi della città, dalla Donato proiettata al suo ruolo di deputata europea e dalla Barbera animata di molta buona volontà.
Alla fine l’intervento dell’Arcivescovo di Palermo che nuovamente è andato giù duro. Infatti, più che un incontro con i candidati a sindaco si è trattato di un forte monito che l’Arcivescovo ha lanciato ai medesimi, ricordando che queste elezioni amministrative cadono forse casualmente a metà di due date importanti (23 maggio Falcone, 19 luglio Borsellino e dopo a seguire 3 settembre Dalla Chiesa e il prossimo anno il trentennale dell’uccisione di Don Pino Puglisi) che hanno segnato drammaticamente la città e che, nel contempo, hanno cambiato irreversibilmente le coscienze dei palermitani e l’attenzione nei riguardi del fenomeno mafioso. Rivoltosi ai candidati a Sindaco ha chiesto espressamente la loro disponibilità ad essere “soci” di questi “testimoni che vi chiederanno a chi vi metterete attorno per governare questa città complessa”.
Un anatema lanciato ai candidati, perché ricordino che Palermo è una città che non può e non deve dimenticare i suoi “soci”, una città drammaticamente segnata da problemi atavici e complessi, contornata da cittadini con una scarsa predisposizione all’osservanza delle regole, con all’interno personale inadeguato numericamente e professionalmente e che dovrà fare i conti con un Piano di riequilibrio finanziario pluriennale per evitare il dissesto economico di una città capoluogo di regione, città metropolitana nonché, quinta città d’Italia.
È questa la città che con forza e veemenza ha rappresentato l’Arcivescovo Lorefice ai candidati a sindaco, augurando, a chiunque eletto, di non trovare una sedia o una poltrona da dove gestire il “potere” bensì, di star in piedi a girare le periferie, le borgate e i luoghi più degradi, di incontrare gli ultimi per gestire esclusivamente un “servizio”.
Dott. Giulio Verro