L’anarchia giovanile e il cedimento dello Stato: quando la fuga diventa regola
Quando il rispetto per la legge cede all’anarchia: il pericoloso effetto dell’impunità e del buonismo ideologico sulla sicurezza pubblica
Sfidare la legge: dall’anarchia giovanile al cedimento della politica
Quando l’ideologia del buonismo trasforma i criminali in vittime e lo Stato in bersaglio
18 gennaio 2025 – Negli ultimi anni, l’Italia sta assistendo a una crescente ondata di sfide alle forze dell’ordine, spesso sostenute da una narrazione politica che, invece di condannare fermamente questi comportamenti, li giustifica o addirittura li esalta. L’episodio avvenuto tra Mascali e Giarre, con due giovani che hanno speronato i Carabinieri per sfuggire a un controllo, è solo l’ultimo esempio di una tendenza pericolosa: la fuga all’alt delle forze dell’ordine è diventata quasi una moda, alimentata da un’ideologia che trasforma la legge in un’opzione e non in un obbligo.
Il precedente di Rami e l’effetto emulazione
La vicenda trova un triste precedente nella morte di Rami, il giovane che ha perso la vita cercando di sfuggire a un controllo dei Carabinieri. Dopo quell’episodio, invece di rafforzare il rispetto per le regole, si è diffuso un sentimento opposto: in molti ambienti della sinistra radicale, la narrazione si è spostata sulla presunta brutalità delle forze dell’ordine, ignorando il fatto che fuggire a un controllo è un reato e un pericolo per tutta la collettività.
Quando il sociobuonismo diventa pericoloso
Il fenomeno è frutto di un malinteso garantismo e di un sociobuonismo esasperato, che in nome della tutela dei più deboli finisce per deresponsabilizzare chiunque commetta un reato. La narrazione dominante in certi ambienti della politica tende a dipingere i delinquenti come vittime del sistema, mentre le forze dell’ordine diventano i veri colpevoli. Questo atteggiamento non solo mina la fiducia nelle istituzioni, ma crea un clima di impunità.
L’attacco costante alle forze dell’ordine
Un tempo, chi indossava una divisa era rispettato come garante della sicurezza pubblica. Oggi, sempre più spesso, i Carabinieri e la Polizia vengono attaccati non solo fisicamente, ma anche mediaticamente e politicamente. Ogni intervento, ogni inseguimento, ogni tentativo di ripristinare l’ordine viene messo sotto accusa, come se fossero le forze dell’ordine il problema e non chi delinque.
L’emulazione e la normalizzazione della criminalità
Quando episodi come quello di Mascali vengono minimizzati o, peggio, giustificati, il messaggio che arriva ai giovani è devastante: la legge può essere ignorata senza conseguenze. Questo fenomeno non riguarda solo la microcriminalità, ma ha ripercussioni più ampie sulla sicurezza pubblica e sulla percezione stessa dell’ordine.
Il caso di Mascali nel catanese di ieri: due giovani speronano i Carabinieri
L’episodio avvenuto tra Mascali e Giarre è la prova tangibile di un fenomeno ormai fuori controllo. Due giovanissimi, a bordo di una Smart, hanno tentato di sfuggire a un controllo dei Carabinieri, accelerando e speronando l’auto di servizio. Una fuga ad alta velocità che ha messo in pericolo non solo le forze dell’ordine, ma anche gli automobilisti presenti sulla strada.
Questo ennesimo caso rappresenta la conferma di un’emulazione pericolosa: sempre più giovani si sentono autorizzati a sfidare la legge, convinti di poterla fare franca. E perché non dovrebbero? L’attuale clima politico, imbevuto di sociobuonismo e garantismo estremo, li protegge anziché condannarli. Invece di stigmatizzare questi episodi, certa parte della politica tende a giustificare, minimizzare, e perfino difendere chi infrange le regole.
La conseguenza è una società che sta normalizzando l’illegalità. Speronare una pattuglia, sfuggire all’alt, aggredire le forze dell’ordine: tutto questo sta diventando un comportamento diffuso, se non addirittura accettato da alcune frange ideologiche. Se il messaggio è che chi delinque è una vittima della società, allora la sicurezza collettiva è seriamente a rischio.
Questi due giovani, fermati dopo l’inseguimento e trovati in possesso di droga, hanno agito con la certezza dell’impunità. Uno di loro era già noto alle forze dell’ordine e si era allontanato da una comunità. Se la società e le istituzioni non pongono un freno a questa escalation, assisteremo a nuovi episodi simili, con conseguenze sempre più gravi.
È giunto il momento di dire basta: chi sfida lo Stato deve pagare le conseguenze delle proprie azioni. Difendere il buon senso e il rispetto delle regole non è ideologia, ma un principio essenziale per la sicurezza di tutti
L’ideologia radicale e la dissoluzione dell’ordine sociale
Dietro questa deriva c’è una matrice ideologica ben precisa. Alcune correnti della sinistra radicale hanno trasformato la lotta contro le istituzioni in una battaglia politica, arrivando a difendere chi infrange la legge in nome di un presunto diritto alla ribellione. Questo atteggiamento ha contribuito a minare la fiducia nello Stato, alimentando una cultura dell’impunità che sta portando a conseguenze sempre più gravi.
L’inevitabile crisi della sicurezza pubblica
Se non si interviene subito con misure concrete e con un messaggio chiaro e inequivocabile, assisteremo a un’escalation di episodi simili, con conseguenze sempre più drammatiche. La sicurezza non può essere sacrificata sull’altare dell’ideologia. È necessario ripristinare l’autorevolezza dello Stato e garantire che chi sfida la legge ne paghi le conseguenze.
Uno Stato che arretra, una società che precipita
Il rispetto per le regole non è un’opzione, ma il fondamento della convivenza civile. Se le forze dell’ordine vengono ostacolate, se chi sfida lo Stato viene protetto da un certo pensiero buonista, allora la società è destinata a un lento e inesorabile declino. È il momento di dire basta: chi mette in pericolo la sicurezza pubblica deve essere fermato, senza se e senza ma.