La Libia blocca il rientro dei nostri militari
Il Senatore di Fratelli d’Italia, Patrizio La Pietra ha presentato un'interrogazione
Il cambio, previsto nei prossimi giorni, ma attualmente la macchina della burocrazia opera con una lentezza disarmante, con ogni probabilità per volontà libica. La Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (MIASIT), vede protagonisti 400 militari italiani, 142 mezzi terrestri e due C 130. I libici anche lo scorso anno si sono comportati quasi allo stesso modo e solo con tre mesi di ritardo le truppe hanno potuto darsi il cambio. Il Comando della Missione è schierato a Tripoli ed il Comandante è il Contrammiraglio Placido Torresi, mentre la dipendente Task Force “Ippocrate”, che include il Field Hospital, è schierata a Misurata.
La missione italiana bilaterale di assistenza e supporto in Libia, è intesa a fornire assistenza e supporto al governo di accordo nazionale libico ed è frutto della riconfigurazione, in un unico dispositivo, delle attività di supporto sanitario e umanitario previste dall’operazione Ippocrate (terminata il 31 dicembre 2017) e di alcuni compiti di supporto tecnico-manutentivo, tra i quali quelli di ripristino dei mezzi aerei e degli aeroporti libici e interventi a favore della guardia costiera libica, rientranti nell’ operazione Mare Sicuro. Lo scopo è quello di incrementare le capacità delle Istituzioni locali, in armonia con le linee di intervento decise dalle Nazioni Unite, mediante supporto sanitario e umanitario, security force assistance e stability policing e agevolando attività di formazione/addestramento sia in Italia sia in Libia.
Il contingente del personale comprende: personale sanitario, unità per assistenza e supporto sanitario, unità con compiti di formazione, addestramento, consulenza, assistenza, supporto e mentoring, mobile training team, unità per il supporto logistico generale, unità per i lavori infrastrutturali, unità di tecnici/specialisti, squadra rilevazione contro minacce chimiche/biologiche/radiologiche/nucleari (Cbrn), team per ricognizione e per comando e controllo, personale di collegamento presso dicasteri/stati maggiori libici; unità con compiti di force protection del personale delle aree in cui esso opera.
Scrive la compagna di un nostro militare in Libia al quotidiano, Il Giornale: “c’è una proposta di voli di rientro in patria a febbraio, ma solo una proposta. Il mio compagno doveva tornare con gli altri militari in Italia il 5 gennaio. Poi ci saranno delle feste islamiche in marzo e il rischio è che si blocchi tutto. Siamo ricattati da una nazione alla quale l’Italia dovrebbe dare supporto su più fronti. Torna a ripetersi il ricatto libico dei visti”. Il “ricatto” dei visti sembrerebbe solo la punta dell’iceberg di notevoli criticità a causa della scarsa collaborazione delle autorità libiche.
La conferma arriva da un’interrogazione al governo del senatore di Fratelli d’Italia, Patrizio La Pietra presentata l’11 gennaio. “Attualmente sembrerebbe che le prefissate partenze per il rientro in Patria dell’attuale contingente – scrive La Pietra – programmato per il mese di gennaio stia subendo ulteriori ritardi in quanto i piani di volo del 5 e 11 gennaio sono stati annullati”. Il braccio di ferro è dettato da alcuni gruppi di potere a Misurata vicini ai turchi, che non vedono di buon occhio gli italiani. I libici sono anche entrati nella base italiana fotografando i mezzi e l’armeria per poi postare le immagini sui social come se fossimo invasori. Il senatore La Pietra chiede ai ministri degli Esteri e della Difesa se sono al corrente che “durante le missioni esterne dei nostri medici risulterebbe che i militari di scorta non possono nè vestire la divisa italiana, nè tantomeno portare armi”.
Fabio Gigante