Il tributo dei medici di famiglia rimane altissimo – Un focus nella Settimana della Medicina Generale
Il tributo dei medici di famiglia rimane altissimo – Un focus nella Settimana della Medicina Generale
Si avvia alla conclusione il 37° Congresso Nazionale SIMG – Società Italiana Medicina Generale e delle Cure Primarie, in modalità online da sabato 21 a domenica 29 novembre 2020. E’ la Settimana della Medicina Generale dove si discute dei principali problemi clinici che si presentano al Medico di Medicina Generale nonché vetrina di tutte le novità terapeutiche, con particolare attenzione ai farmaci destinati al trattamento delle più frequenti e importanti malattie croniche, prevalentemente gestite a livello territoriale, senza trascurare gli aspetti di relazione e coinvolgimento con i pazienti.
Il focus avviene in uno dei periodi più caldi per quanto attiene la figura del medico di famiglia che, come dimostra il recente stato di agitazione, sta vivendo un momento difficile non solo per il collasso degli ospedali e dei pronto soccorsi, ma anche per quello del territorio a causa di un mancato rafforzamento degli organici degli uffici di igiene e sanità pubblica, delle nuove assunzioni dei medici di medicina generale convenzionati, di guardie mediche, di medici 118 e dei pediatri di libera scelta.
Circa il 40% degli italiani è afflitto da una o più malattie croniche rivolgendosi per le relative cure ai medici di famiglia. Sono circa 24 milioni di italiani a cui si aggiungono tutti coloro che hanno patologie acute che non necessitano del ricovero ospedaliero o di una gestione specialistica che devono essere assistiti dai medici di famiglia. Questo prevede una complessa attività di sorveglianza domiciliare per tutti quei pazienti che non possono accedere agli studi dei medici. A tutto ciò si aggiunge la campagna di vaccinazione e la sorveglianza agli oltre760.000 italiani in isolamento domiciliare per il Covid.
L’elenco dei medici caduti, costantemente aggiornato sul sito della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), ha registrato undici morti nelle ultimissime settimane; di questi, il 40% è riferito ai medici di famiglia o pediatri.
Il trend non accenna a fermarsi: secondo il monitoraggio della fondazione Gimbe su dati dell’Istituto Superiore di Sanità, solo tra 12 ottobre e il 12 novembre si sono verificati 19.217 contagi tra gli operatori sanitari, rispetto ai 1.650 dei 30 giorni precedenti, arrivando ad un totale di oltre 52mila contagiati tra il personale, ma si parla di un numero sottostimato, in quanto le statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità rilevano principalmente i dati Inail sui medici dipendenti, mentre i medici convenzionati, non avendo la copertura assicurativa dell’Istituto per malattie professionali e infortuni sul lavoro, non sono annoverati.
L’altissimo numero di morti tra i medici rispecchia un’ amara verità: il fatto che gli operatori sanitari sono la categoria professionale più esposta al Covid.
Il tributo dei medici di famiglia rimane quindi altissimo. Questo è il prezzo pagato per aver tenuto fede ai propri valori, primo tra tutti quello della prossimità al paziente, intervenendo spesso con dispositivi di protezione insufficienti e carenze di natura organizzativa, supplendo esclusivamente con la buona volontà.
Ma la situazione emergenziale non arresta la loro mission; il dato emerso dal 37° Congresso Nazionale SIMG, vede il 73% dei medici, interpellato nel corso di un sondaggio online (circa mille i camici bianchi coinvolti), disponibile ad eseguire le vaccinazioni per il Covid-19 che saranno forse disponibili nei prossimi mesi , con adeguate informazioni e condizioni.
Non è mai successo nella storia dell’umanità una vaccinazione di massa di tutti gli esseri umani. Di fronte a questa sfida si pongono quesiti, interrogativi, domande e riflessioni totalmente nuove.
“ tutti conosciamo la situazione della sanità pubblica Siciliana, a parte le sporadiche nicchie di eccellenza. In Sicilia e soprattutto a Palermo siamo nel momento di maggior risalita della curva dei contagi”. A parlare è il dott. Riccardo Lopez medico di famiglia con più di 1300 assistiti, che insieme ai suoi colleghi costituisce la prima linea di presidio all’epidemia. “Noi medici di famiglia lavoriamo sul campo, con pochissime risorse protettive a nostro personale carico e guardiamo ai numeri con un occhio diverso rispetto all’epidemiologo che non vive tutti i giorni la prima linea, e non ha la sensazione diretta di quello che avviene. In realtà se non si raffredda la curva epidemiologica il nostro sistema sanitario imploderà. I numeri sono drammatici. Questa seconda ondata è più elevata numericamente ma con casi gravi un po’ più ridotti, grazie anche ad una maggiore esperienza terapeutica e a malati mediamente più giovani, ma non si può dire che non sia complicato. Il passo dell’esperienza acquisita è ancora lungo a fronte di una improvvisa crisi sanitaria messa a dura prova da un agente infettivo fino a pochi mesi fa silente. Le risorse scientifiche spingono di fatto sulla creazione di un vaccino quale valida difesa umanitaria anche se prima di uno stop diffusivo vi saranno purtroppo altre vittime”.
Casi meno gravi, ma maggiore è l’incognita del sovrapporsi, con la stagione invernale, dei malanni stagionali a cui bisogna aggiungere il peggioramento psicologico di alcuni pazienti, l’insorgere di depressioni, disturbi nei comportamenti alimentari o forme di fobia tra i più giovani e le difficoltà dei malati cronici, senza trascurare l’isolamento sofferto dai bambini.
La politica mostra segnali di attenzione, ma non basta. Nei giorni scorsi a Roma si sta elaborando un documento di linee guida per la medicina generale, ma nelle more la “prima linea” della nostra Sanità rimane a quasi totale carico del medico di famiglia.
Caterina Guercio