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Il pericolo degli Intelligenti Cretini: Critica e riflessioni sulla società di oggi

Una riflessione sulla pericolosa combinazione di intelligenza e superficialità nella società moderna

Il mondo di oggi: Intelligenti cretini e cretini intelligenti

Rieccoci: siamo qui a riflettere su una delle più acute osservazioni sociali: la distinzione tra “cretini intelligenti” e “intelligenti cretini”. Una distinzione che sembra essere sempre più rilevante nel panorama attuale.

– di Francesco Panasci

Ricordo con affetto e ammirazione le conversazioni sporadiche avute anni fa con il professore emerito Nino Buttitta, colloqui che, sebbene non siano stati parte di un vero e proprio percorso formativo, hanno lasciato un segno indelebile nella mia memoria. Le sue riflessioni profonde, talvolta ironiche ma sempre incredibilmente acute, rispecchiavano la sua visione del mondo e della società. Durante uno di questi incontri, in un dialogo che mescolava la saggezza siciliana con un’analisi tagliente della realtà, Buttitta pronunciò una frase che oggi, più che mai, trovo incredibilmente attuale: “Francesco, devi sapere che in questo mondo esistono due tipi di persone: i cretini intelligenti e gli intelligenti cretini.”

Quella frase mi rimase impressa. Pronunciata con un sorriso, certo, ma carica di una verità amara. Il mondo, purtroppo, è popolato da molte persone che, nonostante siano dotate di intelligenza, finiscono per usarla male, in modo sbagliato e spesso pericoloso. Gli intelligenti cretini sono proprio quelle persone che, pur avendo capacità mentali, si perdono in discorsi vacui, in azioni prive di sostanza, incapaci di comprendere le vere conseguenze delle proprie scelte. Questo fenomeno lo vediamo ovunque: nella politica, nella giustizia, nell’economia, ma anche nella società civile.

Oggi, viviamo in un momento storico particolarmente delicato, in cui queste figure non si trovano solo tra chi governa e detiene il potere, ma spesso – e forse con maggiore evidenza – tra coloro che stanno all’opposizione. L’opposizione dovrebbe rappresentare una forza critica e costruttiva, capace di proporre soluzioni alternative e di correggere gli errori del governo. Tuttavia, negli ultimi anni, abbiamo assistito a un fenomeno preoccupante: molti dei leader e delle voci dell’opposizione sembrano più interessati a promuovere una retorica di anti-italianità piuttosto che a difendere l’interesse collettivo. Invece di proporre soluzioni, preferiscono criticare a prescindere, utilizzando la propria intelligenza per distruggere ciò che dovrebbe essere migliorato, non per il bene comune, ma per interessi di parte.

Questi “intelligenti cretini” si nascondono spesso dietro battaglie apparentemente nobili, ma che in realtà finiscono per alimentare divisioni sociali, culturali e identitarie. Il risultato è un’opposizione che non lavora per il bene dell’Italia, ma che, in molte occasioni, sembra voler demolire i pilastri su cui si fonda il Paese. Questa retorica, alimentata da personalità che pur avendo intelligenza scelgono di usarla in modo distorto, sta creando un clima di disgregazione e malcontento, allontanando sempre più il dibattito politico dal vero obiettivo: il miglioramento della società.

L’antipolitica e l’anti-italianità che stanno emergendo con sempre maggiore insistenza sono segnali inquietanti. Non si tratta solo di critica costruttiva, ma di un rifiuto viscerale della nostra identità, dei nostri valori e delle nostre tradizioni. In questo clima, cresce una delinquenza sempre più insostenibile, mentre la gioventù diventa sempre più aggressiva. Al contempo, i genitori appaiono spesso passivi, incapaci di affrontare il degrado sociale che si consuma sotto i loro occhi. Questi ragazzi, lasciati senza guida e privi di riferimenti morali, sono il frutto di una società che non sa più educare e che viene ulteriormente disorientata da un’opposizione che non offre soluzioni, ma solo critiche vuote.

Torniamo, allora, alla riflessione di Buttitta. In un mondo dominato dagli “intelligenti cretini”, coloro che usano l’intelligenza per distruggere anziché costruire, dobbiamo chiederci: quale spazio resta per una riflessione autentica e costruttiva? Gli “intelligenti intelligenti”, quelli che sanno usare la loro capacità per migliorare il mondo, hanno ancora voce in capitolo?

In un mondo in cui proliferano gli “intelligenti cretini”, la riflessione diventa necessaria per costruire un futuro migliore.

Il vero pericolo non è la mancanza di intelligenza, ma l’uso sbagliato che se ne fa. Oggi più che mai, abbiamo bisogno di leader, di cittadini e di giovani che non solo siano dotati di intelligenza, ma che sappiano usarla per il bene collettivo, con discernimento e lungimiranza, mettendo da parte interessi personali e promuovendo un futuro migliore per tutti.

L’Italia è una nazione ricca di storia, cultura e umanità, ma oggi deve affrontare la minaccia rappresentata dagli “intelligenti cretini”, non solo al governo, ma anche all’opposizione. Solo riconoscendoli e smascherandoli possiamo sperare in un futuro che non sia solo sopportabile, ma davvero prospero e giusto per tutti noi.

L’articolo qui proposto non intende puntare il dito contro specifiche persone o gruppi politici. Le riflessioni che emergono sono frutto di un’analisi generale dei fenomeni che caratterizzano la nostra società contemporanea, e mirano a stimolare un dibattito costruttivo e a sollevare interrogativi sul futuro del nostro Paese. L’intento non è di offendere, ma di invitare a una riflessione comune su dinamiche che riguardano tutti noi, senza distinguere tra chi governa e chi sta all’opposizione. La critica proposta si rivolge a comportamenti e atteggiamenti che, purtroppo, possono emergere in vari contesti, a prescindere da chi ricopre posizioni di potere.

Un esempio emblematico di quanto espresso è la recente approvazione, da parte di alcune fazioni politiche e movimenti, delle azioni di ONG straniere che, in alcuni casi, arrivano a scontrarsi con il governo italiano. Questo tipo di atteggiamento, che si accompagna spesso alla condanna di ministri o di esponenti istituzionali italiani che cercano di far rispettare le leggi del Paese, può essere interpretato come una forma di anti-italianità. La gioia di alcune parti nel vedere condannati coloro che cercano di fare il proprio lavoro, o nel sostenere azioni che incentivano un’immigrazione incontrollata e irregolare, è uno degli atteggiamenti che riteniamo rientrino nelle dinamiche descritte in questa riflessione. Anche in questo caso, l’intenzione non è di attaccare personalmente qualcuno, ma di porre l’accento su fenomeni che meritano una discussione più approfondita e consapevole.

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