Halloween si avvicina: un’esperienza unica alle Catacombe dei Cappuccini di Palermo

Halloween è alle porte, e i cittadini palermitani hanno il privilegio di godere di uno dei luoghi più macabri e caratteristici della città. Andando oltre le solite zucche intagliate e i costumi da strega, si presenta l’occasione di visitare le Catacombe dei Frati Cappuccini di Palermo, un luogo in cui addentrarsi tra corridoi sotterranei pieni di cadaveri perfettamente mummificati e un’atmosfera da brivido lungo la schiena. Qui non si parla di vecchi scheletri chiusi in bare polverose, ma di una vera e propria forma d’arte macabra che i frati del convento hanno perfezionato per rendere immortali i defunti.

Si potrà ammirare il celebre lavoro di colui che fu chiamato “Il Maestro del sonno eterno”, Alfredo Salafia. Egli dedicò la sua vita a contrastare gli effetti della morte sul corpo umano. Fu proprio a lui che il padre della piccola Rosalia Lombardo si rivolse per affidare il corpo della figlia, affinché potesse “vivere” per sempre. Oggi conosciuta come la “Bella addormentata” di Palermo, Rosalia Lombardo, morta alla tenera età di due anni, è un simbolo di dolcezza e luce in questo luogo così surreale e oscuro.

Un’ulteriore caratteristica che invoglierà i cittadini a visitare il posto è l’alone di mistero che contraddistingue questa “cripta degli orrori”. Si narra che alcune mummie si siano mosse da sole nel cuore della notte e che, camminando tra i corridoi, si abbia sempre la sensazione di essere osservati. In ogni caso, che si creda o meno alle storie di fantasmi, le Catacombe dei Cappuccini restano un luogo che evoca tanto fascino quanto inquietudine.

Una visita durante Halloween non è solo una celebrazione del macabro, ma un incontro ravvicinato con la storia e con ciò che resta di vite passate. Per chi è in cerca di un’esperienza tra leggenda e realtà, tra aldilà e mondo terreno, queste antiche mura sono pronte ad accogliere chi avrà il coraggio di provare qualcosa di diverso dal solito “dolcetto o scherzetto”.

A cura di Salvatore Lorenzini.
Allievo del corso di “Tecnico della comunicazione mediale”.
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