GUERRA IN UCRAINA E INVIO DI ARMI (di Jacopo Cosenza)
Un tema ormai presente ogni giorno sui giornali e sui notiziari di tutto il mondo è la guerra in Ucraina.
Questo conflitto sta cambiando indirettamente il nostro stile di vita, dall’aumento dei prezzi del grano fino alla grande polemica sull’invio delle nostre armi a Kiev.
Recentemente mezzo milione di cittadini tedeschi, hanno firmato una petizione scritta da 26 intellettuali e artisti indirizzata al cancelliere Scholz, chiedendo che la Germania cessi di inviare armamenti pesanti all’Ucraina e intraprenda un percorso diplomatico per un cessate il fuoco immediato.
In questi giorni anche nelle piazze italiane sono presenti referendum per dire NO all’invio dei nostri armamenti in Ucraina, dove lo schieramento politico del paese si divide e vede i partiti politici di destra favorevoli all’invio di armi sostenendo la tesi dell’aiuto militare a Kiev per porre fine alla guerra, mentre le forze politiche di sinistra vedono la risoluzione del conflitto con l’apertura di nuovi tavoli diplomatici senza continuare a inviare armi, facendo presente il rischio concreto di una escalation militare dalle gravi conseguenze.
L’invio delle nostre armi in Ucraina, secondo l’osservatorio Mil€x, ammonterebbe a un costo complessivo di circa 800 milioni di euro, una cifra esorbitante che l’Italia potrebbe investire ad esempio nel sistema sanitario nazionale o nell’istruzione.
A mio avviso la logica del supporto militare a oltranza, portata alle sue estreme conseguenze, potrebbe condurci presto a non parlare più di invio armi, ma di invio di truppe, quindi a un coinvolgimento diretto della NATO e dunque anche del nostro paese.
La soluzione per risolvere il conflitto in Ucraina nessuno la ha, ma certamente tutte le morti che si stanno verificando, anche attraverso armi che l’Italia sta inviando a Kiev, genera solo altre stragi di vite umane, precludendo ogni possibilità di trattativa diplomatica.
Bisogna intervenire affinché il rischio di una escalation militare nucleare possa essere evitata al più presto, senza altro sangue versato da militari, famiglie, donne e bambini.