Frodi nel settore bancario. Urzì (FABI ): “Le banche investano maggiormente in sicurezza informatica”
In banca dimunuisco le rapine ma aumentano le frodi informatiche, la denuncia della FABI.
Le banche ritornano alla ribalta ma in positivo, secondo l’indagine condotta da Ossif e presentata durante il convegno Banche e Sicurezza 2020, continuano a diminuire le rapine in banca nei primi 9 mesi dell’anno con un calo del 56,4% rispetto al 2019.
L’indagine condotta da Ossif, il Centro di ricerca Abi in materia di sicurezza, e presentata durante il convegno Banche e Sicurezza 2020 mostra un forte calo delle rapine in banca registrato sul territorio nazionale nei nove mesi trascorsi del 2020.
Nei primi nove mesi del 2020, infatti, sono stati 92 i colpi compiuti allo sportello, con un calo del 56,4% rispetto ai 211 dello stesso periodo dell’anno precedente. In netto calo anche il cosiddetto indice di rischio, cioè il numero di rapine ogni 100 sportelli, che è passato da 1,1 a 0,5.
Ma se da un lato si registrano dei dati confortanti sulla diminuzione delle rapine in banca, dall’altro la FABI il sindacato maggiormente rappresentativo fra i bancari, mette sul tappeto un’analisi che ci preoccupa alquanto su Palermo in relazione ai dati del periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2019 riferiti alle frodi informatiche e alle truffe perpetrate attraverso i canali Internet e Mobile Banking e alle conseguenti azioni di prevenzione e di contrasto realizzate dalle banche.
Il segmento Corporate (imprese) sembra essere particolarmente interessato da questo trend, ma è il comparto Retail (i clienti privati) quello maggiormente colpito dalle transazioni anomale e dove si registra, ormai da un po’ di tempo, un aumento esponenziale dei casi di SIM SWAP.
“Il funzionamento alla base di una truffa “SIM Swap” è piuttosto semplice – afferma Gabriele Urzì Segretario Provinciale FABI Palermo e Responsabile Salute e Sicurezza FABI Palermo – e si basa sulla possibilità per l’intestatario di una SIM, di chiederne una nuova con lo stesso numero di telefono nel caso in cui abbia subito un furto o dimenticato il pin. Per mettere in atto la truffa, il malfattore si reca presso un centro assistenza dell’operatore telefonico della vittima o chiama il numero dell’assistenza clienti. Qualunque sia la scelta, dirà di aver appena subito un furto di smartphone e di documenti e di voler bloccare la vecchia SIM, per ottenerne una nuova con lo stesso numero di telefono. Nel caso in cui l’addetto “abbocchi”, sia stato corrotto o non controlli l’effettiva identità della persona che si trova di fronte (o al telefono), il truffatore è riuscito nel suo intento. Riuscirà così a ottenere una nuova SIM con il numero di telefono della vittima (mentre quest’ultima vedrà disattivarsi la connessione telefonica dello smartphone) e potrà ottenere i codici di accesso al conto corrente online ed eseguire operazioni come ad esempio dei bonifici per svariate migliaia di euro. Per quanto riguarda il segmento imprese – continua Urzì – meno propenso ad utilizzare il canale mobile, soffre invece una maggiore sofisticazione di attacchi puramente tecnici, laddove, per esempio, i malware (programmi informatici dannosi) sono arrivati a essere la principale causa di frodi effettive (69.5% dei casi).”A novembre del 2019 in Sicilia, i Carabinieri di Calatabiano (CT) hanno neutralizzato un gruppo criminale dedito alla truffe on line con il metodo “Sim Swap” e denunciato 21 persone, residenti tra i comuni di Catania, Aci Catena, Giarre, Milo, Acireale ed in provincia di Roma, resisi responsabili per reati (a vario titolo) di associazione per delinquere finalizzata a frodi, truffe on line, sostituzione di persona, ricettazione, riciclaggio di ingenti somme di denaro, nonché di indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito e pagamento. Sono stato scoperti quasi per caso per un raggiro ai danni di un commerciante di Calatabiano che ha visto sparire da proprio conto 9.000 euro. La banda si sarebbe appropriata da diverse vittima oltre 100 mila euro. Emerge chiaramente l’esigenza che le banche aumentino il budget dedicato alla prevenzione e alla sicurezza dei crimini informatici. “Le previsioni – conclude Urzì – sono di una sostanziale invariabilità di spesa da parte delle Banche delle quote stanziate che resteranno stabili rispetto a quanto speso per il 2019 (30,58%) e quanto previsto per il 2020 (31,17%), mentre sarebbe opportuno attendersi un aumento della spesa destinata al rafforzamento delle misure di prevenzione di questi nuovi reati ascrivibili a questa nuova insidiosa frontiera del crimine.