Elezione del Presidente della Repubblica Italiana a decidere sarà la soumision?
Un disamina politica a cura di Giulio Verro
Soumission
Elezione del Presidente della Repubblica Italiana a decidere sarà la soumision?
L’altro ieri si è concluso il vertice a Villa Grande, residenza romana di Silvio Berlusconi, nel quale i partiti di centro destra hanno deciso di convergere sul Cavaliere Berlusconi quale candidato al Presidenza della Repubblica.
A dire il vero, non so quanto abbiano “deciso” o quanto si siano sottomessi al grande capo, ovvero, quanta strategia ci sia dietro questa sofferta decisone. Infatti, sia la Meloni che Salvini, nonostante non sembrerebbero innamorati di questa decisione, si rendono conto che la candidatura del Cavaliere Berlusconi a PdR, è un fondamento decisivo sul futuro del centro destra per il prossimo settennato.
Tante cose sono in gioco con questa elezione a PdR e soprattutto sono in gioco le priorità dei politicanti romani.
Infatti, le maldestre decisioni di questa classe dirigente politica unitamente alla crisi del sistema giudiziario ed alla necessità di portare fuori il paese da questa brutta pandemia e, di conseguenza, dall’incalzante crisi economica che affliggono l’Italia, costringono i grandi elettori a guardare all’elezione del PdR con una visione fortemente condizionata dai suddetti problemi.
Senatori e deputati che hanno necessità da un lato di arrivare sino a fine legislatura, per ovvi motivi economici e di ricollocazione, e dall’altro di garantirsi uno scranno per la prossima legislatura. A ciò va aggiunto che attualmente non è in discussone in Parlamento alcuna legge elettorale che tenga conto del referendum e quindi della riduzione del 50% dei parlamentari e soprattutto della rappresentanza territoriale regionale. Dall’altro, la necessità di tenere il PdC Draghi al timone di questo Governo in quanto uomo forte che, grazie alla sua autorevolezza in ambito europeo e grazie al prestigio datogli da una nomina prettamente del PdR, ha la capacità di tenere unita una maggioranza disomogenea e divisa, legata dal congiunto fine del raggiungimento degli obiettivi posti dal PNRR. Oltremodo, non va dimenticato che il paese si avvia verso un’inflazione (termine che i più giovani sconoscono) che viaggia intorno al 3,50% e che impensierisce parecchio sia i nostri economisti ma soprattutto chi si occupa degli interessi che paghiamo sul nostro esorbitante debito pubblico. Infine, non dimentichiamo che l’Europa ci ha chiesto anche la riforma della giustizia e la giusta durata dei processi penali e civili che, ovviamente, sé gestita da un governo di centro destra o di centro sinistra ha visioni e pregiudizievoli completamente opposte. A tutto ciò va aggiunto l’attuazione del PNRR che è senz’altro una grande occasione ed opportunità economica per il Paese e soprattutto per il nord, perché per il sud non sono previsti investimenti adeguanti al gap infrastrutturale che lo attanaglia da anni, e quindi della capacità di spesa legata all’ammodernamento del sistema paese e della pubblica Amministrazione. Per ultimo, ma non ultimo, non dimentichiamo che la nostra Italia da Ciampi in poi non ha avuto PdR di espressione di centro destra, anche se, come avveniva una volta, i PdR all’indomani delle elezioni rassegnavano alle segreterie la propria tessera di appartenenza politica.
Alla luce di quanto sopra, i grandi elettori dovranno senz’altro guardare all’unità del Paese, al ruolo di garante delle Istituzioni ed alla rappresentanza autorevole dell’Italia ma non potranno essere scevri dalle suddette considerazioni e soprattutto dall’esito che la scelta del PdR sicuramente potrebbe avere, specie oggi, che di fatto il sistema rilega al PdR un ruolo quasi semi presidenziale che solo i più conservatori non vogliono vedere ma che la prossima legislatura dovrà affrontare con una riforma e adeguamento Costituzionale ai cambiamenti apportati negli anni dalla politica e dalla prassi istituzionale orami consolidata.
E allora su chi sarà il prossimo PdR è difficile oggi fare previsioni, specie in questo quadro politico ed economico. Forse, sarebbe auspicabile entro la terza votazione, quando è richiesta ancora la maggioranza assoluta dei due terzi, riconfermare la squadra vincente – Draghi / Mattarella – che logica vorrebbe di non cambiare, oppure alla quarta elezione potrebbe raggiungere il quorum con la maggioranza relativa il candidato Berlusconi – scelto per soumision – come al solito frutto di mille compromessi, tra i quali quelli sopra evidenziati, o in subordine, un candidato di suo gradimento e quindi da lui designato.
A quanto è dato capire ad oggi i nobili sentimenti che alimentano i nostri grandi elettori non credo si distacchino molto da quanto enucleato.
Certamente, non credo che allo stato attuale ci sia nessuno dei cinque segretari, dei più consistenti gruppi parlamentari, titolato a dare patenti di inclusività, di rappresentanza dell’unità nazionale o arbitro. Infatti, coloro che oggi vorrebbero arrogarsi il ruolo per rilasciare patenti, negli ultimi settennati hanno visto un PD al governo nonostante non abbiano mai vinto una tornata elettorale.
Allora, se a decidere sarà la soumision, non ci resta che sperare sempre per il bene dell’Italia.…!
Cav. Dott. Giulio Verro