CUFFARO sacrificato sull’altare della vanità degli squadristi manettari (di Eleonora Gazziano)
CUFFARO sacrificato sull’altare della vanità degli squadristi manettari.
Riceviamo e pubblichiamo integralmente un testo di Eleonora Gazziano
Ieri ho visto un uomo, il mio amico Totò Cuffaro, con lo sguardo velato dall’orribilità della gogna mediatica con a capo un Formigli degno dei peggiori spettacoli medievali.
Questo spacciato giornalismo non è degno di essere trasmesso in uno stato di diritto.
Totò è un uomo che ha resistito ad ogni singolo momento da quando quel lenzuolo nero pece ha avvolto la sua anima e suoi pensieri, sino a comprometterne il suo futuro;
Ma Totò non è mai fuggito da se stesso, ha scelto persino di bere una tazza di veleno amaro e bollente, anziché lasciarsi travolgere dalla frenesia delle coppe di champagne sbattute compulsivamente tra loro.
La gogna a cui abbiamo assistito ieri non ha nulla a che vedere con l’ informazione politica, con il senso di giustizia, né tantomeno con la lotta alla mafia, quello andato in scena ieri sera è il ritratto di un volto a cinque teste di cani morsicatori è il quadro della terribilità.
Un tentativo squallido di trasformare la realtà di ciò che è attraverso l’istinto della disumana parola, la stessa che purtroppo oggi, vince sulla lealtà del pensiero che genera la misericordia dell’uomo.
Ora, se siete d’accordo nel rispetto di una costituzione, la nostra, che prevede la riabilitazione giudiziaria di un detenuto una volta scontata la pena, io direi che possiamo evitare di riavvolgere il nastro e tutte le volte riportare Ciffaro a 25 anni fa, perché oggi quell’uomo sta scrivendo un’altra storia,
per cui potremo anche pensare di andare oltre la banalità di ciò che è bene e ciò che non lo è;
Oltre la violenza intellettuale di chi già è terrorizzato dall’ipotesi di un futuro nuovo ma per alcuni ancora sudicio dell’uomo re e peccatore,
Oltre le coreografie dei puri;
Ora se siete d’accordo io andrei anche a cercare le idee, i valori e la pace, perché ora è il momento di divenire e a quei molti non ne sono stati capaci voglio dire che l’invidia è il festival dell’ inferiorità e attacchi come quelli di ieri non possono che essere effettuati da incapaci complici delle logiche forcaiole.
A tutti gli altri invece voglio dire, che io da persona che riconosce e rispetta i nostri principi costituzionali, da cittadina che nutre una estrema fiducia nella giustizia, di Totò Cuffaro mi fido.