Cinema. UECI contesta il nuovo decreto di Franceschini, è devastante
Unione Esercenti Cinematografici Italiani contesta il decreto del Ministro Franceschini.
“Con le attuali prassi di mercato, i film sono regolati con la finestra di 105 giorni per poi essere sfruttati dopo la Sala Cinematografica e visti sulle Piattaforme, rispettando le cosiddette “Windows”. Il nuovo decreto uscito oggi , Primo Maggio 2021 dell’Onorevole Ministro Franceschini è corretto sul principio ma è fondamentale tutelare le Sale Cinematografiche dalle piattaforme Streaming trovando un giusto equilibrio”.
A renderlo noto è UECI Nazionale (Unione Esercenti Cinematografici Italiani).
“Ricordiamo al Ministro – dichiara UECI Nazionale – che le Sale sono state chiuse dal 25 Ottobre e che da quasi 6 Mesi non c’è stata la Ripartizione del Fondo Emergenza 2021 che è più che mai atteso per poter trasformare la Riapertura delle Sale in Rodaggio e in seguito nella vera Ripartenza Industriale di tutto il comparto. Questo nuovo Decreto a differenza del precedente fatto dall’allora Ministro Bonisoli, riduce da 105 giorni a 30 giorni l’uscita successiva in Sala”.
“Questo – denuncia UECI – non può essere recepito dagli Esercenti Cinematografici come un ancora di salvezza, anche perché ad oggi i Cinema hanno riaperto (stiamo parlando di un centinaio di Eroici Esercenti su 1500) ma i film italiani non escono e le Sale hanno l’obbligo di programmare il 35% del prodotto italiano per sbloccare alcuni contributi, ma in questo modo non potranno farlo.
Ci scusi Onorevole Ministro Franceschini, ma a noi pare che sia più un grande Iceberg che rischia di affondare per sempre le nostre Imprese che lentamente si avviavano verso la Ripartenza senza ottenere dal suo Ministero un intervento a sostegno”.
“Ridurre le Windows da 105 a 30 giorni – stigmatizza UECI – procurerà un effetto deflagrante sulle presenze in Sala dei Film Italiani, con una previsione di circa il 60% in meno di spettatori. Per aiutare le Sale serve una proposta di Legge Primaria, con obbligo di uscita nelle Sale sia di Film nazionali che Internazionali con finestre più lunghe, come prevedeva la legge 26 del 1994 art. 12 dove il Mercato Italiano a livello Internazionale era pari al 15%. Ad oggi quella percentuale è più che dimezzata, l’Italia deve Riconquistare quelle percentuali visto che ad oggi rappresenta il 2% del mercato mondiale. Questo decreto è anche contrario ai principi della legge Franceschini del 2016 che andava verso il potenziamento culturale sui territori in base ai principi Costituzionali Art. 9,21,33 e all’Art. 167 del Trattato dell’Unione Europea e della Convenzione UNESCO. Sembra quasi si sia sfruttato la chiusura del periodo Covid per aiutare le piattaforme e traghettare invece le Sale Cinematografiche verso un punto di non ritorno”.
“Se non si tornerà indietro – conclude UECI – si rischia seriamente che i Cinema non programmeranno più i Film Italiani per protesta, con un Ecatombe ancora più grande di quella che è stata vissuta in questo ultimo anno, con il rischio concreto di chiusura per tantissime strutture e la fine di migliaia di Imprese e con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Caro Ministro il suo Ministero deve tutelare le Sale Cinematografiche e tutto il settore intero con la costante di non dare vantaggio alle piattaforme streaming che non hanno sede in Italia e che non hanno un indotto straordinario di lavoratori con le loro famiglie come fanno le Imprese delle Sale Cinematografiche del nostro Paese. I prossimi otto mesi a queste condizioni metteranno in serio pericolo la Ripartenza Industriale di quella meravigliosa macchina Culturale, aggregativa e sociale che è la Sala Cinematografica”.