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Cinema italiano. UECI e UGL lanciano un grido d’allarme, il settore rischia il collasso definitivo
Il Decreto Sostegni approvato dal CdM per lo spettacolo è definito da più parti insufficiente per un Settore che da oltre due anni di pandemia e, a causa di numerose restrizioni di Decreti che hanno colpito il settore, ora rischia la chiusura, o di relegare in una sorta di Limbo la Magia della Sala. Nonostante le dichiarazioni a difesa del Cinema, le disposizioni Governative hanno di fatto avvantaggiato nel settore le grandi società di distribuzione (Major) e soprattutto i grandi gruppi industriali comprese le piattaforme streaming.
Eppure questi vecchi e nuovi colossi dell’intrattenimento televisivo pur non avendo bisogno dell’aiuto di nessuno e con una tassazione più che favorevole rispetto alle realtà economiche territoriali, sono state ulteriormente avvantaggiate dalle deroghe ottenute per lo “sfruttamento di pellicole” destinate prima di tutto al grande schermo: proprio queste deroghe, oggi del tutto ingiustificate con i cinema aperti da molti mesi stanno diventando un’ipoteca opprimente sul futuro del Cinema Italiano nel suo luogo materno e naturale contesto : la Sala Cinematografica.
Gli esercenti cinematografici italiani già gravemente penalizzati dalla pandemia e dalle restrizioni di sicurezza, dalla riapertura rischiamo di essere ulteriormente colpiti se il Governo e il Ministro non si adopereranno con urgenza a riequilibrare questa situazione di favoritismo verso le OTT .
Inoltre con il Decreto per il contrasto della pandemia del 24 Dicembre, quando i Cinema erano in attesa del periodo dell’anno in cui si gettano le basi per la sopravvivenza di una Stagione annuale, è stato dato un ulteriore colpo al settore con un nuovo decreto in cui sono stati chiusi i punti ristoro, disinnescando la voglia delle persone di tornare in sicurezza a vivere il Cinema nel periodo Natalizio.
In questi giorni gli Esercenti sono venuti a sapere che sta per uscire un nuovo decreto che abbatte le finestre di sfruttamento da 105 giorni come prevede il decreto ‘Bonisoli’ ad un numero di giorni inferiore. Questo sarebbe un gravissimo passo indietro, e un palese squilibrio nel sistema cinema di cui il Governo si renderebbe responsabile.
Per questo auspichiamo chiarezza e chiediamo che venga ripristinato la regola minima delle finestre di sfruttamento non inferiori ai 105 giorni, ovvero la nostra proposta UECI di 1 anno ridotta a sei mesi per chi produce in Italia come fanno altri Paesi Europei, che si applichino anche per i film stranieri e che siano varate regole sulla pandemia coerenti con altre attività commerciali riaprendo i punti ristoro. In passato sono stati regolamentati molti settori (le telecomunicazioni, il mercato energetico, ecc.) con alterne fortune ma almeno quei mercati hanno trovato una tutela e un equilibrio. È giunto il momento di farlo anche nel mercato televisivo e cinematografico, considerato che siamo anche un potente settore industriale, superando la legge del più forte.
Questa è la chiara posizione dell’UECI (Unione Esercenti Cinematografici).
“Senza l’obbligo della previa uscita in sala per tutti i film italiani, europei ed extra europei, con finestre certe e lunghe per tutti, con più libero accesso alle pellicole, condizioni di noleggio meno onerose e chiari obblighi per produttori, distributori ed esercenti, il Cinema come lo conosciamo morirà e per questo UECI – spiega Manuele Ilari Presidente UECI – chiede al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro Franceschini di prevedere un nuovo decreto con nuove regole che garantiscano la fruizione del prodotto cinematografico nella sala in quanto indicatore per gli sfruttamenti successivi. I cinema sono fondamentali per la ripresa economica del nostro paese, sono la bilancia dell’economia di interi quartieri, centri commerciali dove sono fondamentali per tenere alta la loro redditività. Continueremo a dare sempre il nostro contributo di collaborazione e proposte intelligenti per il settore”.
Sulla vicenda si registra anche l’intervento di Filippo Virzì Segretario regionale dell’Ugl creativi in Sicilia che aggiunge: “Le sale cinematografiche sono da ritenersi luoghi di svago e di intrattenimento in particolare in Sicilia la loro funzione è anche sociale, nell’isola i gestori hanno subito un tracollo degli ingressi senza precedenti, lo slittamento dei titoli in uscita importanti per il Box Office, il blocco del food end Beverage quindi delle consumazioni in sala, le finestre di sfruttamento ridotte all’osso in più la CIG per ora saltata con i dipendenti delle Sale fortemente preoccupati, sono tutti fattori che rischiano di generare la chiusura di molte imprese con un danno occupazionale senza precedenti, urge avviarsi verso modelli Europei più virtuosi per tentare di rinvigorire l’intera filiera delle Sale Cinematografiche” .