ARTE – Un tempo i muri avevano orecchie, oggi parlano
Milano e la Street Art curata da Chris Gangitano - INTERVISTA
Chris Gangitano, all’anagrafe Christian Gancitano classe 1972 è un membro del tavolo Street Art del Comune di Milano. Voluto dall’assessorato alla Cultura ed è composto da specialisti del settore, per effettuare la mappatura, la valorizzazione delle opere più importanti e l’attuazione di pratiche necessarie alla realizzazione di opere di Street Art, Urban Art, Urban Dècor e murales.
Ha curato la parte iconografica del libro Le strade Parlano, una storia d’ Italia scritta sui muri edizioni Rizzoli, 2019. Direttore artistico di progetti di rigenerazione urbana, coesione sociale, attraverso l’Urban Art e la Street Art: impegnato in quartieri quali NOLO-Via Padova, Milano, membro e co-fondatore di Casa degli Artisti Milano, con i progetti di residenze urbane e coordinatore del recente progetto residenza Urban Art ex Convitto Trotter, realizzato nell’ambito del programma di rigenerazione la Cittàintorno, di Fondazione Cariplo con gli artisti StenLex. Ha lanciato in italia l’artista japanpop Tomoko Nagao, con la sua presenza alle grandi mostre Botticelli Reimagined al V&A di Londra e alla Gemaldegalerie di Berlino.
Ma quando è nata la Street Art?
E’ una forma d’arte che viene da lontano. Possiamo individuare una proto-street art durante la preistoria con le incisioni rupestri o petroglifi. Già nel Rinascimento i muri attiravano l’attenzione di grandi maestri, consentivano una nuova fruizione pubblica dell’arte e di ispirazione che fu notata da importanti esponenti quali Leonardo e Piero di Cosimo. L’attenzione per i murales è proseguita poi con gli artisti del primo Novecento, tra i quali Paul Klee e le prime foto di arte urbana dell’ungherese Brassai, in seguito con i muralisti messicani come Diego Rivera e poi con l’ondata dei “newyorkesi” dalla fine anni ’70 e per tutti gli ’80 come Basquiat e Keith Harring, poi Sharf e Futura2000 con i graffiti, fino ad oggi con le super star Banksy, Obey, Os Gemeos, Blu.
Quali sono le regole della Street Art?
Relazionarsi con il territorio nel quale si realizzano le opere, conoscerne il tessuto sociale e le caratteristiche urbane. Rispettare l’opera degli altri, se si copre un murales deve essere fatto con un pezzo più bello altrimenti si perde la stima. Non taggare e non pasticciare i murales altrui e non realizzare soggetti su muri di altre Crewovvero nei territori dove operano alcuni gruppi senza prima relazionarsi con essi. Non deturpare monumenti storici o del patrimonio storico-artistico. Fare Street Art e Urban Art innanzi tutto per passione, se poi arriva anche l’aspetto economico è un valore aggiunto ma non deve essere l’obiettivo.
I murales: nuovo linguaggio; forma di protesta o imbrattamento illegale?
È innanzi tutto una forma d’arte effimera, muta con i territori e le trasformazioni urbane della città. Si tratta di un nuovo linguaggio finalmente riconosciuto dalla pubblica amministrazione e dalla critica, dai collezionisti, da molti territori e da da centinaia di migliaia di appassionati, anche grazie alla recente divulgazione attraverso i social network. Esiste storicamente anche una forma espressiva illegale che comunque non chiede i permessi, e fa parte anche questa dell’origine di questi linguaggi, tuttavia oggi c’è più apertura e dialogo. Per una Street Art spontanea è a favore Banksy che dice che la vera abilità della sua arte è quella di non farsi “beccare” e pare ci stia riuscendo bene.
L’arte Urbana dalle strade ai musei, non sembrerebbe un ossimoro?
È oramai un dato di fatto, esistono aste internazionali, collezioni e addirittura temi aperti sulla conservazione delle opere di Street Art e Urban Art. Va ricordato che il muro rimane di proprietà di chi lo possiede, ma il diritto intellettuale e di autore dell’opera è ancora (fortunatamente) tutelato e rimane dell’artista. L’aver strappato un murales di BLU (tra i più noti al mondo, di certo il maggiore esponente della Street Art italiana e europea) senza il suo consenso, ha comportato la cancellazione di tutti i suoi murales più belli a Bologna, come sua forma coerente di protesta. Io penso che sia un’arte che non si possa possedere veramente, né privatamente e nemmeno in una collezione museale, nei suoi valori ha il fatto di rimanere pubblica e accessibile.
Nell’attuale crisi come si pone la Street Art?
È un linguaggio Pop e quindi può veicolare temi, critiche, analisi in modo diretto e comprensibile anche da parte del cittadino comune. È quanto mai attuale anche per questa ragione. Risente della crisi economica e pandemica ma meno di altre forme di arte più commerciale e blasonate.
Un aggettivo per descrivere Bansky?
Nel linguaggio urbano può esser definito il KING. Aggiungo che è anche divenuto un brand, una complessa forma di holding etica e ben riuscitamilanomilano