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Agrigento, il patrimonio della Caserma “Anghelone” entra nella rete culturale della Valle dei Templi

Firmato il protocollo per il “Progetto Rupe Atenea”: Scarpinato elogia l’iniziativa, che prevede visite guidate, mostre e la valorizzazione dell’area archeologica di 2.200 mq.

Agrigento, il Parco della Valle dei Templi valorizzerà il patrimonio della Caserma “Anghelone”

Firmato il protocollo per il “Progetto Rupe Atenea”: Scarpinato elogia l’iniziativa, che prevede visite guidate, mostre e la valorizzazione dell’area archeologica di 2.200 mq.

Il patrimonio archeologico presente all’interno della caserma “Anghelone” della Polizia di Stato di Agrigento sarà affidato al Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, per la valorizzazione e fruizione dell’area che oggi ospita gli uffici delle forze dell’ordine.

Lo prevede il protocollo di intesa, firmato questa mattina dal direttore del Parco, Roberto Sciarratta, dal questore di Agrigento, Tommaso Palumbo, e dal responsabile della Direzione regionale Sicilia dell’Agenzia del demanio, Silvano Arcamone, per la realizzazione del progetto “Rupe Atenea”.

«Ben vengano iniziative come questa – ha detto l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – siamo orgogliosi di poter collaborare con le forze dell’ordine per la valorizzazione di questi beni, mettendo a disposizione le professionalità e le competenze presenti e maturate all’interno del Parco».

Le attività includeranno visite guidate per scolaresche e cittadini, offrendo un’occasione unica per avvicinarsi alla storia millenaria della città. Nell’ambito del “Progetto Rupe Atenea” verrà anche organizzata la mostra dal titolo “Segreta Agrigento. Radici d’Antico”. A curare la nuova documentazione del sito sarà l’Alma mater studiorum – Università di Bologna.

«Questo progetto – ha spiegato il direttore Roberto Sciarratta – rappresenta un importante momento di condivisione tra enti pubblici nell’ottica di valorizzare e soprattutto far conoscere beni culturali che si trovano nel contesto urbano. Un impegno che ha, anche, effetti positivi sull’offerta culturale e turistica della città».

Negli anni ’60 del secolo scorso, durante alcuni scavi nella zona interessata dalla convenzione, fu portata alla luce un’area archeologica di 2.200 mq. Tra i ritrovamenti più rilevanti spicca un sacello arcaico, un’antica struttura sacra che potrebbe aver custodito la celebre statua dell’Efebo oggi esposta nel Museo archeologico regionale “Pietro Griffo”. L’area conserva inoltre tracce dell’antica urbanistica di Agrigento, tra cui i resti di una strada orientata nord-sud e un complesso sistema di drenaggio, esempi della straordinaria ingegneria degli antichi abitanti.

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