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ONG e migranti: OpenAMS parla di “lavoro” e riaccende il dibattito sul business del soccorso

La frase di OpenAMS dopo l’assoluzione di Salvini fa discutere. È solo impegno umanitario o c’è un lato economico?

OpenAMS: “Noi continueremo a lavorare”. Polemiche sul business del trasporto marittimo delle ONG

Dopo l’assoluzione di Salvini, OpenAMS dichiara il proprio impegno. Dibattito aperto sull’utilizzo del termine “lavoro” e sul ruolo economico delle ONG.

21 dicembre 2024 – Dopo l’assoluzione di Matteo Salvini, la sinistra appare in evidente difficoltà, per dirla in modo soft, sotto un evidente stress psicofisico. Probabilmente si attendevano un epilogo diverso, forse addirittura l’arresto dell’ex ministro, senza considerare le ripercussioni che un eventuale verdetto sfavorevole avrebbe potuto avere sull’intera nazione, oggi e in futuro.

L’assoluzione piena, con la formula “il fatto non sussiste”, non solo sancisce l’innocenza di Salvini, ma conferma che il suo operato nel difendere i confini italiani era non solo legittimo, ma anche giusto. Un’azione mirata a contrastare quello che molti definiscono un vero e proprio mercato di vite umane, alimentato da politiche migratorie ambigue e dal ruolo spesso controverso delle ONG.

Tra queste, OpenAMS ha suscitato scalpore con una recente dichiarazione rilasciata dopo la sentenza: “Noi continueremo il nostro lavoro”. L’uso del termine “lavoro” ha aperto un dibattito, poiché suggerisce che le attività di salvataggio e trasporto in mare possano avere una componente economica strutturata. Le ONG, uscite anch’esse sconfitte da questa vicenda, sembrano decise a proseguire le loro missioni, spesso accusate di agire con modalità che destabilizzano le politiche migratorie del governo di centrodestra, favorendo l’amplificazione del fenomeno migratorio.

Openarm "noi continueremo a lavorare"

L’assoluzione di Matteo Salvini nel caso legato alla gestione dei flussi migratori ha generato una serie di reazioni, tra cui spicca quella dell’organizzazione OpenAMS. Durante una dichiarazione ufficiale, l’ONG ha affermato: “Noi continueremo a lavorare”, suscitando un dibattito acceso su cosa significhi davvero il termine “lavoro” in questo contesto.

Secondo alcuni osservatori, l’uso di questa parola potrebbe implicare che il recupero e il trasporto di persone in mare sia assimilabile a un’attività economica. Se così fosse, il salvataggio di migranti potrebbe essere interpretato come parte di un sistema economico gestito dalle ONG, sollevando questioni sull’eventuale presenza di interessi finanziari dietro l’apparente vocazione umanitaria.

In particolare, la frase pronunciata da OpenAMS ha alimentato il sospetto che dietro le operazioni di soccorso possa celarsi un business strutturato, con costi e ricavi significativi. Le ONG, infatti, gestiscono navi, personale specializzato e risorse logistiche che richiedono finanziamenti costanti. Alcuni critici sostengono che l’utilizzo del termine “lavoro” possa riflettere la natura commerciale di queste operazioni, piuttosto che un esclusivo impegno umanitario.

Tale interpretazione è stata sottolineata anche da chi ha collegato queste attività al concetto di “trasporto gigante”, riferendosi al grande volume di migranti movimentato durante le missioni di soccorso. Questa prospettiva è particolarmente controversa, poiché coinvolge aspetti legati alla gestione dei fondi pubblici e privati utilizzati per finanziare le operazioni.

Non mancano però le difese da parte dei sostenitori delle ONG, che ribadiscono come il loro operato risponda esclusivamente a esigenze umanitarie e a obblighi morali, oltre che legali, sanciti dal diritto internazionale.

Il dibattito è aperto e continuerà a dividere l’opinione pubblica su temi centrali come la gestione dei flussi migratori, il ruolo delle ONG e l’impatto economico delle loro operazioni.

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