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Dimissioni e scontro politico al MIC: la destra si affida ancora alla sinistra culturale, perchè?

Le dimissioni di Spano evidenziano le tensioni interne al Ministero della Cultura e la sfida della destra nel superare l'influenza storica della sinistra nel settore.

Crisi e contraddizioni al Ministero della Cultura: quando la destra punta sui vecchi della sinistra

Dimissioni e polemiche al MIC: il caso Spano mette in luce una strategia politica che alimenta tensioni e rischia di favorire vecchie logiche culturali

Dopo il recente caso Boccia che ha portato alle dimissioni dell’ex ministro Sangiuliano, un’altra bufera travolge il Ministero della Cultura (MIC) con le dimissioni di Francesco Spano, capo di gabinetto nominato dal nuovo ministro Alessandro Giuli. La vicenda ha generato una profonda spaccatura, mettendo in luce le tensioni interne e i conflitti di potere che attraversano il ministero. Il cambio di vertice è avvenuto a soli dieci giorni dalla nomina di Spano, segno che qualcosa di più radicato e complesso si nasconde dietro le dimissioni.

Una scelta di “serenità”

«Il contesto venutosi a creare, non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero necessaria per svolgere questo ruolo così importante», ha dichiarato Spano nella lettera di dimissioni indirizzata al ministro Giuli. Un riferimento, il suo, alle numerose critiche ricevute, che hanno visto una mobilitazione della stampa e di programmi di inchiesta come Le Iene e Report, seguiti da attacchi provenienti da figure di spicco del partito Fratelli d’Italia. «Nell’esclusivo interesse dell’Amministrazione», ha concluso Spano, «ritengo doveroso fare un passo indietro».

Giuli: «Clima barbarico»

Il ministro Giuli ha espresso profondo dispiacere per le dimissioni di Spano, dichiarando di averle respinte più volte prima di accoglierle. Con parole cariche di amarezza, Giuli ha accusato un «clima barbarico di mostrificazione» verso Spano, sottolineando la «specchiata professionalità tecnica» e la «qualità umana» del collaboratore.

Pressing da Palazzo Chigi

Secondo alcune fonti interne, Giorgia Meloni sarebbe intervenuta direttamente per spingere Giuli ad accettare le dimissioni di Spano. A complicare la vicenda è il passato di Spano, in particolare l’assunzione del marito, l’avvocato Marco Carnabuci, nel ruolo di collaboratore retribuito presso il Maxxi di Roma. La nomina, confermata nel 2022 da Giuli quando era a capo del Maxxi, è stata oggetto di pesanti critiche sia dalla stampa che dall’opinione pubblica.

Le inchieste e la reazione della destra

Un’inchiesta di Report ha ulteriormente alimentato la polemica, puntando i riflettori sui legami e le presunte pratiche nepotistiche all’interno del MIC. Tra le accuse emerge il coinvolgimento di Fratelli d’Italia, partito in cui non tutti hanno accolto positivamente la nomina di Spano. Una chat interna, riportata da Il Fatto Quotidiano, rivela messaggi omofobi contro Spano da parte di Fabrizio Busnengo, un coordinatore locale di Fratelli d’Italia, che ha poi rassegnato le dimissioni dall’incarico.

La Destra e l’inclinazione verso i “vecchi” della sinistra culturale

Il Ministero della Cultura (MIC), ora sotto la guida di una coalizione di destra, continua a preservare figure di spicco della sinistra culturale nelle posizioni chiave. Questa tendenza, più marcata nel settore della cultura che in altre aree governative, solleva perplessità sia tra gli esponenti dei partiti di maggioranza che tra gli osservatori. La scelta di affidarsi a figure radicate nella tradizione culturale di sinistra sembra seguire una logica di cooptazione o rassicurazione che però appare controproducente. Di fatto, anziché sostenere e promuovere personalità e competenze vicine all’ideologia governativa, la destra tende a “integrare” nell’apparato coloro che fino a poco tempo fa sostenevano posizioni diametralmente opposte e che, in molti casi, hanno ostacolato attivamente le idee e i valori del centrodestra.

Una strategia che alimenta tensioni interne e rabbia

Questo approccio fa emergere contraddizioni di fondo, sia a livello governativo che tra i membri dei partiti. La cooptazione di tecnici e dirigenti di estrazione di sinistra è spesso percepita come un fallimento strategico: piuttosto che affermare un nuovo corso in ambito culturale, lascia alla sinistra un dominio consolidato, rischiando di favorire una continuità di idee e visioni che difficilmente rispecchiano i nuovi indirizzi politici.

Il potere culturale: un’egemonia che persiste

Da anni, la sinistra esercita un’influenza preponderante sul mondo culturale, con le sue istituzioni e narrative ben consolidate. Il tentativo della destra di “ingraziarsi” alcuni dei suoi esponenti non fa che rinforzare questa supremazia. Invece di favorire un cambiamento attraverso l’emergere di nuove personalità, la destra rischia di continuare a dipendere da un assetto culturale che l’ha sempre dipinta come forza “reazionaria e ignorante”. Per molti critici, questa strategia mette in crisi la stessa base dei partiti di governo, che vedono traditi i propri valori in nome di un compromesso culturale che favorisce un’élite distante dalle istanze di destra.

La critica della base e la sfida al cambiamento

L’apparente incapacità di affermare figure nuove, appartenenti alla cultura di destra, è vista da molti come una prova della debolezza e della mancanza di coraggio politico di alcuni esponenti governativi. Mentre all’interno del MIC si consolidano vecchie alleanze, tra i gruppi di destra cresce lo sconforto, accentuato dalla percezione che le istituzioni culturali rimangano ancora sotto il controllo di quegli intellettuali che, nel tempo, hanno stigmatizzato la destra e le sue idee. Un passo che, anziché rappresentare un’apertura, rischia di risultare una resa.

Uno sguardo al futuro

La questione Spano apre interrogativi sulle dinamiche all’interno del MIC e sul futuro del Ministero della Cultura sotto la guida di Giuli, con un esecutivo che dovrà affrontare la necessità di riorganizzare e ristabilire la stabilità interna. Le dimissioni di Spano sono un segnale di un clima sempre più teso, dove non è escluso che altri sviluppi possano emergere a breve. Per ulteriori aggiornamenti, segui la sezione cultura su Il Moderatore.

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