Nuovi marcatori per prevedere il rischio di mortalità dei pazienti con Covid 19
Al Policlinico di Palermo, da una tesi di laurea è nata la ricerca pubblicata su JCM
Policlinico di Palermo, da una tesi di laurea i nuovi marcatori per prevedere il rischio di mortalità dei pazienti con Covid 19. Ricerca pubblicata su JCM
Dalla tesi di laurea in Malattie infettive di Giuseppe Zinna, uno studente della Scuola di Medicina di Palermo, è nata la ricerca condotta dal professore Antonio Cascio, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Paolo Giaccone di Palermo, insieme a un gruppo di studio composto da infettivologi, internisti e pneumologi, per la valutazione del rischio di mortalità dei pazienti affetti da COVID-19.
Lo studio, condotto presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Palermo e in parte presso l’Università della Campania, è stato pubblicato sul “Journal of Clinical Medicine” (https://www.mdpi.com/2077-0383/13/19/5884).
Il lavoro porta la firma di Giuseppe Zinna, Mario Barbagallo, Luca Pipitò, Claudia Colomba, Nicola Scichilone, Anna Licata, Antonio Russo, Nicola Coppola e Antonio Cascio.
L’identificazione dei pazienti COVID-19 ad alto rischio è fondamentale per il processo decisionale nelle aree di emergenza. L’obiettivo primario dello studio era identificare nuovi predittori indipendenti di mortalità e la loro utilità in combinazione con i tradizionali punteggi di valutazione del rischio di polmonite e i nuovi punteggi di rischio per COVID-19 sviluppati durante la pandemia.
“Grazie all’impegno del mio tesista Giuseppe Zinna, ora specializzando a Verona, – spiega il professore Cascio – abbiamo pubblicato la ricerca derivata in parte dalla sua tesi di laurea, con cui abbiamo dimostrato il vantaggio ottenuto dall’aggiunta del rapporto SpO2/FiO2, ossia la saturazione dell’ossigeno e la percentuale di ossigeno nell’aria inspirata, a tutti gli score diagnostici utilizzati per stadiare con metodi rapidi, semplici ed economici, la gravità delle polmoniti e del COVID-19. Ciò al fine di individuare i pazienti con coronavirus che, al momento dell’accesso in ospedale, abbiano un più elevato rischio di morte”.
La precoce individuazione dei pazienti che avranno una maggiore probabilità di sviluppare una malattia critica è essenziale al fine di riservare a loro le cure più adeguate.
La Direttrice generale dell’Azienda ospedaliera universitaria, Maria Grazia Furnari, afferma: “Desidero congratularmi con il Dottore Zinna per questo straordinario risultato e sono certa che questo traguardo rappresenta l’inizio di una carriera di successo nel mondo della ricerca. Questo studio testimonia l’eccellenza dei nostri giovani talenti e l’impegno e la dedizione del professore Cascio e dei docenti dell’Università di Palermo a promuovere e supportare la crescita degli studenti. Il lavoro appena pubblicato ha prodotto risultati che aprono nuove prospettive di ricerca e offrono soluzioni innovative a problematiche complesse”.
L’aggiunta del rapporto SpO2/FiO2 ai punteggi prognostici tradizionali, convalidati e già noti a livello internazionale prima della pandemia, secondo gli autori della ricerca, sembra essere un’alternativa valida e rapida alla necessità di sviluppare nuovi punteggi prognostici.
“Diversi studi – continua Cascio – hanno derivato predittori prognostici per COVID-19. È importante utilizzare criteri chiari e oggettivi per la stratificazione del rischio e la diagnosi precoce dei pazienti ad alto rischio di peggioramento clinico. Grazie a ciò, sono stati sviluppati nuovi punteggi di rischio per prevedere la mortalità ospedaliera categorizzando i pazienti a basso, intermedio, alto o molto alto rischio di morte. Sfortunatamente, solo pochi modelli hanno trovato la loro strada nelle cure di routine al pronto soccorso”.
“La ricerca futura – conclude il direttore dell’unità operativa di Malattie infettive del Policlinico – dovrebbe concentrarsi sull’integrazione di questi marcatori nei punteggi di polmonite esistenti per migliorarne l’accuratezza prognostica”.
Al Policlinico di Palermo, da una tesi di laurea è nata la ricerca pubblicata su JCM
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