Il patto educativo infranto: analisi della violenza scolastica
Un'analisi approfondita delle radici e delle manifestazioni della violenza scolastica, con uno sguardo critico sulle sue conseguenze attuali e future.
Negli ultimi anni, la violenza scolastica, che comprende aggressioni verbali e fisiche verso gli insegnanti, è diventata un tema centrale nel dibattito pubblico e accademico. Un’indagine dell’Università di Torino evidenzia che il 40% degli insegnanti italiani ha subito almeno una forma di vittimizzazione, con il 27% che ha subito violenza diretta, prevalentemente verbale, e l’8% minacce esplicite.
Anche la Sicilia, e in particolare Palermo, si sono verificati numerosi episodi di violenza tra alunni e insegnanti che hanno destato preoccupazione. A giugno 2024, un insegnante del liceo Cannizzaro di Palermo è stato vittima di un’aggressione fisica da parte di uno studente, un caso che ha portato l’Assessore Regionale all’Istruzione a parlare di una “crisi sociale” nella percezione del ruolo degli insegnanti. Nell’ottobre 2023, un docente è stato picchiato e rapinato a Palermo prima di entrare a scuola, nonostante le ferite, l’insegnante ha continuato la sua giornata di lavoro e solo successivamente ha denunciato l’accaduto. Anche tra gli studenti, le violenze non sono mancate: nel maggio 2023, una studentessa di un liceo palermitano è stata aggredita da una compagna di classe, subendo gravi traumi fisici, evidenziando un problema diffuso di bullismo nelle scuole.
Questi eventi sollevano interrogativi sull’urgenza di interventi più incisivi per prevenire simili episodi e proteggere l’ambiente scolastico. La violenza verbale, talvolta perpetrata anche dai genitori, è in preoccupante aumento, riflettendo non solo la crisi del sistema educativo, ma anche la difficoltà di instaurare relazioni sane nell’ambiente scolastico. Non sono solo le ferite fisiche a lasciare segni, ma anche il senso di tradimento che deriva dalla rottura del legame sacro tra insegnante e allievo, essenziale per un percorso educativo efficace.
Molti insegnanti subiscono forme di violenza che erodono la loro autorità e autostima. Come sottolineato dal sindacato dei presidi, è venuto meno il patto educativo tra famiglie e insegnanti. Ciò implica che la scuola non è più vista come una comunità educante, ma come un campo di battaglia, dove le frustrazioni di studenti, genitori e docenti si scontrano senza mediazione.
Le cause di questa violenza non sono isolate, ma si inseriscono in una crisi più ampia delle relazioni educative. Il legame fra scuola e famiglia, un tempo solido, è ora incrinato, e la mancanza di collaborazione fa sì che l’insegnante diventi capro espiatorio di un sistema disfunzionale.
Dal punto di vista pedagogico, la gestione delle emozioni e l’educazione al rispetto sono elementi fondamentali trascurati nel percorso formativo degli studenti. L’assenza di un’adeguata educazione emotiva porta spesso i giovani a sfogare la loro frustrazione sugli insegnanti, considerati un’autorità da sfidare.
Inoltre, la crescente digitalizzazione ha accentuato la distanza emotiva, ostacolando relazioni empatiche.
A livello istituzionale, la risposta è stata principalmente repressiva, con l’aumento delle pene per chi aggredisce il personale scolastico e l’introduzione di una giornata nazionale contro la violenza il 15 dicembre. Tuttavia, esperti del settore avvertono che la repressione non affronta le cause profonde. È necessario un intervento più ampio, che preveda risorse adeguate per docenti e famiglie e che rafforzi il dialogo scuola-famiglia, ripristinando il ruolo centrale dell’insegnante nella comunità educativa, riconoscendo il valore del suo lavoro e creando un ambiente scolastico sicuro e supportivo.
A cura di Valentina Stelluccio.
Allieva del corso di “Tecnico della comunicazione mediale”.
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