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La signora Boccia vuole ‘sbocciare’ il Ministro? È una storia italiana, come tante altre, fatta di tradimenti, veleni e vendette. Il Ministro non si presti al gioco

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In Italia in queste ore si sta giocando a Bocce, ma c’è chi rischia di essere “sbocciato”: Il caso Sangiuliano-Boccia

Quale scintilla ha scatenato tutto ciò?

 

4 settembre 2024 – L’ Italia si trova a discutere non solo di politica, ma anche di ciò che la politica rappresenta nel gioco delle relazioni e delle vendette personali. Il caso che coinvolge il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e la signora Maria Rosaria Boccia è l’ultima incarnazione di un tema ricorrente: in Italia si gioca a bocce, ma c’è chi, giocando, viene “s-bocciato”. Questo gioco di parole ironico sintetizza un fenomeno più complesso e inquietante che va ben oltre la semplice cronaca di un litigio tra un ministro e una presunta consigliera.

 

La vicenda parte da un rapporto, almeno secondo la signora Boccia, molto stretto con il ministro Sangiuliano. Fotografie pubblicate sui social media, che la ritraggono con il ministro in situazioni tanto ufficiali quanto informali, sono state da lei utilizzate per sostenere di aver ricevuto un incarico prestigioso: quello di responsabile per i grandi eventi del Ministero della Cultura, con particolare riferimento all’organizzazione del prossimo G7 Cultura a Pompei. Il ministero ha negato tutto, affermando che non c’è traccia di tale incarico e che la signora Boccia non ha mai lavorato per loro. Tuttavia, la signora Boccia ha risposto a queste smentite con ulteriori “prove” pubblicate sui social, creando una situazione che ha travalicato il semplice scontro personale per diventare un problema istituzionale.

 

La satira della politica e l’estetica del potere

 

Ma la questione non si esaurisce qui. In Italia, il tradimento è diventato una sorta di arte, una prassi tanto diffusa quanto accettata. Non parliamo solo del tradimento nelle relazioni personali – tra amici, familiari, amanti – ma anche di quello che avviene tra le mura dei palazzi del potere. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una lunga lista di casi in cui la politica e l’opportunismo personale si sono mescolati in modo talmente disinvolto da far sembrare normale ciò che normale non dovrebbe essere.

 

Abbiamo visto politici di sinistra passare senza remore a destra, e viceversa, in nome di una convenienza che si spoglia di ogni ideologia. Abbiamo visto imprenditori legarsi a una parte politica solo per poi tradirla nel momento in cui si presenta un’opportunità più redditizia dall’altro lato. E non dimentichiamo le amicizie improvvisamente nate e altrettanto improvvisamente morte, sacrificate sull’altare dell’interesse personale.

 

Il caso Boccia-Sangiuliano si inserisce perfettamente in questo quadro. La signora Boccia, delusa e forse ferita da una promessa non mantenuta, ha deciso di sfruttare ogni mezzo a sua disposizione per mettere in difficoltà non solo un ministro, ma un’intera istituzione. Non è difficile immaginare che questa vicenda rappresenti solo la punta dell’iceberg di un sistema in cui le vendette personali possono facilmente diventare questioni di stato.

 

Il potere come estetica e la logica dell’opportunità

 

C’è un altro aspetto, ancora più cinico, che questa vicenda mette in luce: l’estetica del potere. Nel mondo politico attuale, l’apparenza sembra essere tutto. Non importa quanto profonde siano le convinzioni o le relazioni personali; ciò che conta è come queste possono essere percepite e utilizzate per guadagnare vantaggi. La vicenda della signora Boccia, con le sue foto e i suoi post su Instagram, è emblematica di un’epoca in cui la verità è sempre più secondaria rispetto alla narrazione che si riesce a costruire.

 

Questo non accade solo a livello nazionale. Nei comuni, nelle regioni, la logica dell’opportunità e del tradimento è la stessa. Abbiamo visto sindaci e consiglieri comunali cambiare partito da un giorno all’altro, non per motivi ideologici, ma perché la nuova collocazione prometteva più potere o più visibilità. Abbiamo visto funzionari pubblici spostarsi da un’amministrazione all’altra, portando con sé non solo le loro competenze, ma anche le loro agende personali, pronte a essere sfruttate al momento opportuno.

 

Una lezione amara

 

Il caso Boccia-Sangiuliano, con tutta la sua ironia e tragicità, ci lascia una lezione amara: in un mondo dove l’opportunismo regna sovrano, persino le relazioni più intime e lealtà più sbandierate possono essere sacrificate senza rimorsi. Non ci troviamo di fronte a un caso isolato, ma a un esempio particolarmente eclatante di una prassi che si è ormai radicata nel tessuto delle nostre istituzioni. E forse, alla fine, il vero gioco non è quello delle bocce, ma quello delle maschere, in cui il potere, l’immagine e l’interesse personale sono le uniche regole che contano.

 

La nostra nazione ha però ben altre priorità, e poco importa della signora Boccia, che sta chiaramente sfruttando l’occasione per guadagnare visibilità sui media. Ciò che realmente interessa alla comunità italiana sono temi come lavoro, tagli delle tasse, bandi, concorsi, sicurezza e cultura. Il Ministro farebbe bene a non prestarsi a questo botta e risposta, che è esattamente ciò che la mancata consigliera sta cercando di ottenere.

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