Omicidio Verzeni: Moussa Sangare l’ha uccisa senza motivo
La confessione del criminale che, poco prima, aveva minacciato due minorenni.
Caso Sharon Verzeni: arrestato l’assassino. La Procura: “Premeditazione contestata”
Bergamo, 30 agosto 2024 – Dopo un mese di intense indagini, il caso dell’omicidio di Sharon Verzeni, la barista 33enne brutalmente uccisa a coltellate nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola, ha finalmente trovato una svolta decisiva. Le forze dell’ordine hanno fermato un cittadino italiano di circa 30 anni, di origini estere, identificato come il sospetto responsabile del delitto.
L’uomo, che risponde al nome di Moussa Sangare, residente a Susio con una famiglia di origini maliane, è stato inizialmente ascoltato come persona informata sui fatti. Tuttavia, durante l’interrogatorio, ha reso dichiarazioni auto-incriminanti che hanno portato al suo arresto. Le prove contro di lui sembrano schiaccianti: è stato infatti identificato come l’individuo ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre si allontanava in bicicletta dalla scena del crimine poco dopo l’omicidio.
Secondo quanto riportato dalla Procura di Bergamo, non esisterebbe alcun legame tra l’assassino e la vittima, né un movente preciso che possa spiegare l’atroce gesto. L’uomo avrebbe agito spinto da un “raptus improvviso”, come ha confessato durante l’interrogatorio: “L’ho vista e l’ho uccisa. Non so spiegare perché sia successo”.
Un’azione premeditata
Nonostante la presunta mancanza di un movente chiaro, gli inquirenti contestano la premeditazione dell’omicidio. L’indagato, infatti, sarebbe uscito di casa la sera del delitto con ben quattro coltelli. Uno di questi è stato ritrovato vicino al fiume Adda, su indicazione dello stesso sospettato, e si ritiene sia l’arma utilizzata per commettere l’omicidio.
La testimonianza dei ragazzi minacciati
Un altro inquietante particolare è emerso durante le indagini: prima di incontrare Sharon Verzeni, il sospetto avrebbe minacciato due adolescenti, puntando loro contro uno dei coltelli. “Invito i due giovani, che hanno circa 15 o 16 anni, a presentarsi in caserma per fornire la loro testimonianza,” ha dichiarato la procuratrice aggiunta di Bergamo, Maria Cristina Rota. “Sangare ha desistito nel minacciare i ragazzi, per poi incrociare la sua strada con quella della signora Verzeni, che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.”
Sangare, che non ha precedenti penali, è tuttavia già noto alle forze dell’ordine per un procedimento in corso relativo a un presunto episodio di violenza domestica, durante il quale avrebbe minacciato la madre e la sorella con un coltello.
Adesso la comunità italiana si aspetta di vedere un’indignazione unanime da parte di tutta la politica, sia di sinistra, in particolare, che di destra, su questo ennesimo femminicidio. Si richiede l’adozione di nuove riforme per affrontare con decisione questo drammatico fenomeno, con un’attenzione particolare alla questione degli immigrati e degli stranieri.
Il fermo di Moussa Sangare sembra finalmente segnare l’epilogo di un caso che sembrava destinato a rimanere irrisolto, lasciando una comunità sconvolta in attesa di giustizia.