La crisi in Afghanistan riaccende il dibattito sull’Esercito Europeo
La crisi in Afghanistan sta aprendo a nuovi scenari per l’Occidente e in modo particolare per l’Unione Europea rilanciando ancora una volta il dibattito sulla necessità di dotarsi di un sistema di difesa comune. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene, ha sollecitato l’Europa a “dotarsi di strumenti di politica estera e di difesa comune”, che era poi il grande auspicio del Manifesto di Ventotene.
“Sono fermamente convinto – ha sottolineato il Capo della Stato – dell’importanza del rapporto transatlantico, dell’Alleanza Atlantica, della NATO, pilastro fondamentale per l’Italia e per l’Europa. Ma proprio quel rapporto transatlantico chiede oggi che l’Unione europea abbia una maggiore capacità di presenza di politica estera e di difesa. Perché lo squilibrio tra la capacità d’Europa sugli altri campi e questo è troppo alto”. L’appello del Capo dello Stato viene ben accolto a tutti i livelli delle Forze Armate, che da tempo lavorano per attuare un Esercito Europeo.
Il pieno sostegno sulla difesa comune dell’UE arriva da parte del Generale Claudio Graziano, presidente dello European Union Military Committee (il Comitato militare dell’Unione Europea), il massimo organismo militare composto dai Capi di Stato Maggiore della Difesa dei paesi membri, un ruolo di spicco per l’Italia nell’Europa della Difesa.
“Non ci sono alternative, – chiarisce il generale Claudio Graziano su Il Foglio – è ormai chiaro che la difesa degli interessi comuni dell’UE e la sicurezza dei cittadini sono perseguibili solo insieme, esprimendo una singola, autorevole e credibile voce europea, nell’ambito delle storiche relazioni transatlantiche”. Josep Borrell, il vicepresidente della Commissione e alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, in un’intervista al Corriere della Sera, ha sottolineato che “questa è in primo luogo una catastrofe per gli afghani, un fallimento per l’Occidente e un punto di svolta per le relazioni internazionali. La UE dev’essere in grado di intervenire per proteggere i propri interessi quando gli americani non vogliono essere coinvolti con la “First Entry Force. E’ il momento di costituire una forza europea di pronto intervento, perché gli americani non combatteranno più le guerre degli altri e come europei, dobbiamo usare questa crisi per imparare a lavorare di più insieme. E per rafforzare l’idea dell’autonomia strategica.
Dovremmo essere in grado – continua Borrell – di muoverci anche da soli. Rafforzando le nostre capacità, rafforziamo la NATO”. La “First Entry Force” (forza di reazione rapida), secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco FAZ, (Frankfurter Allgemeine Zeitung) “è la proposta concordata da 14 dei 27 ministri della Difesa degli Stati membri dell’UE, incontratisi a Bruxelles lo scorso 6 maggio”. Dovrebbe inizialmente consistere di una brigata dell’esercito e di una componente navale, per un totale di cinquemila effettivi che potrà muoversi rapidamente all’interno dell’Unione in caso di minaccia. In una fase successiva, potrebbero aggiungersi aeronautica e reparti di supporto. Un progetto a cui potrebbero aderire anche Stati Uniti, Canada e Norvegia. La difesa comune europea non può più aspettare. Una difesa comune europea è possibile e il progetto è già ampiamente avviato. Manca solo l’ok della politica comunitaria.
Fabio Gigante